La truffa vede al centro due donne, madre e figlia, già finite agli arresti domiciliari nel maggio 2022 per analoghi reati
REGGIO CALABRIA – La Guardia di Finanza ha notificato avvisi di conclusione delle indagini preliminari e informazioni di garanzia a 51 persone, accusate a vario titolo di falso ideologico e materiale, nonché di aver utilizzato documentazione sanitaria artefatta per ottenere indebitamente pensioni e assegni di invalidità.
L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, rappresenta l’esito di un’indagine complessa, avviata dopo la denuncia di un consulente tecnico nominato dal Tribunale Sezione Lavoro, che aveva riscontrato irregolarità in alcune certificazioni mediche presentate in un ricorso per invalidità civile.
Le successive indagini, condotte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, hanno permesso di smascherare un sistema fraudolento, basato sulla produzione di documenti sanitari falsi, che venivano utilizzati in sede di perizie medico-legali per trarre in inganno i consulenti tecnici e ottenere il riconoscimento di invalidità non dovute.
La truffa vede al centro due donne, madre e figlia, già finite agli arresti domiciliari nel maggio 2022 per analoghi reati, che avrebbero orchestrato il sistema illecito avvalendosi della complicità di un dipendente infedele dell’INPS. Quest’ultimo, mediante accessi abusivi alle banche dati dell’ente, forniva informazioni riservate utili alla frode.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, i finanzieri hanno sequestrato documentazione falsa, istanze di invalidità indirizzate all’INPS e certificati sanitari artefatti, successivamente disconosciuti dai medici indicati come firmatari.
Gli indagati, dopo il rigetto iniziale delle loro richieste da parte dell’INPS, avrebbero presentato in sede di ricorso giudiziario una serie di falsi attestati, riuscendo così a ottenere illecitamente benefici previdenziali.

Qui forse dormono tutti ?
Venite a Messina e fare le indagine ,se Reggio 51 a Messina 101 .
Ne rispetto dei veri invalidi e per giustizia sociale.
Aveva ragione Cetto la Qualunque, l’invalido che giocava a tennis, e zoppo a richiesta.