Quanto rischiano i pusher delle Case Arcobaleno arrestati dalla Polizia a novembre scorso
Messina – E’ il giorno dell’Accusa al processo scaturito dall’operazione Alleanza, il blitz anti droga della Polizia con 24 arresti scattato a novembre scorso. Nel mirino degli investigatori, le Case Arcobaleno di Santa Lucia sopra Contesse dove, secondo la Procura di Messina, c’era la più grande piazza di spaccio di Messina e provincia, in grado di rifornire sia la città che tanti altri comuni di grossi quantitativi di cocaina, crack e marijuana. La base operativa era un immobile adoperato da uno dei capi del giro, un locale di 15 metri quadrati video sorvegliato, chiamato Casetta.
Quanto rischiano i pusher delle case Arcobaleno
E l’Accusa non fa sconti: il pubblico ministero ha infatti invocato alla Giudice per le indagini preliminari Arianna Raffa la condanna di tutti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Ecco quanto rischiano: 14 anni Andrea Arena, Giuseppe Arena e Patrizia Morabito; 9 anni Antonina Arena;18 anni Michele Arena; 8 anni per Antonino Scirone, Vincenzo Arena, Marco Rodoletti, Francesco De Domenico, Valentina Grasso, Brunella Sturiale e Washington Viera Da Silva; 10 anni Giosuè Barbuscia. Invocata la condanna a 12 anni per Pietro Costa, Valentina De Marco, Francesco Celi; 5 anni per Nicolò Passeri col riconoscimento della semi infermità; 11 anni e 4 mesi per Marco Scivolone; 10 anni e 4 mesi per Tommaso D’Angelo; 20 anni per Paolo Grasso ed Elena Santovito,;16 anni per Vincenzo Lucchesi; 6 anni Maicol Merlino.
La parola è poi passata ai primi difensori, gli avvocati Cinzia Panebianco, Ignazio Panebianco, Gianmarco Silvestro, Salvatore Silvestro, Giuseppe Bonavita, Alessandro Trovato, Filippo Pino, Giuseppe Presenti, Tino Celi, Giuseppe Germanà Bozzo, Giuseppe Floresta, Antonello Scordo, Aldo Lombardo, mentre alla prossima udienza arriverà il verdetto.
La casetta deposito e il passaggio segreto
Il deposito-casetta, nascosto dal verde e canne di bambù, era magazzino dei rifornimenti e base dello spaccio, aperto ai clienti h24. E’ qui che gli agenti della Squadra Mobile, ai comandi di Vittorio La Torre e sotto il coordinamento del Questore Annino Gargano, sono riusciti a piazzare le loro cimici e telecamere, riprendendo tutti i movimenti sia dei pusher che dei clienti.
I grossisti della droga e gli operai
Tre le reti di droga smantellate dall’indagine della Dda di Messina ( a lavoro sul caso i Pm Roberto Conte e Piero Vinci, diretti dal procuratore capo Antonio d’Amato), che tenevano in piedi un giro d’affari da 100 mila euro a settimana. Un mercato ampio e una fornitura regolare di droga, quindi, assicurata da una organizzazione che funzionava come una vera e propria società all’ingrosso, che retribuiva i suoi dipendenti, dagli addetti alla “logistica” – i rifornimenti – fino agli operai, cioè gli spacciatori “al minuto”, denominati proprio così dall’organizzazione.
Una donna a capo della banda
C’era una donna a capo di una delle reti di spaccio, secondo gli inquirenti, ovvero Elena Santovito, che dirigeva il traffico insieme a Peppone Arena. Un altro gruppo di pusher era in mano a Paolo Grasso, mentre una terza cellula di spacciatori faceva capo a Vincenzo Lucchesi e Michele Arena, che operavano dalla casetta delle Case Arcobaleno, a cui si arrivava attraverso un sottopassaggio presidiato h 24 da vedette di controllo.
I sequestri di cocaina e marijuana
22 arresti in carcere e due ai domiciliari sono stati eseguiti a novembre 2024, dopo l’inchiesta partita nel 2021 dalla segnalazioni sull’andirivieni giorno e notte dalla “casetta”. Tenendo sott’occhio l’area delle Case Arcobaleno, i poliziotti hanno documentato la fiorente attività degli spacciatori, filmando anche 50 cessioni di droga al giorno e scoprendo che le dosi costavano a 40 a 60 euro al grammo.
