Il professor Carlo Migliardo durante il convegno Irsap alla Camera di Commercio: "Perse troppe realtà industriali negli anni"
di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio di Silvia De Domenico
MESSINA – “Stagnante”. È con questo termine che il professor Carlo Migliardo, economista dell’Università degli Studi di Messina, ha definito l’economia di Messina. Lo ha fatto durante l’incontro dal titolo “Innovazione e competitività al centro degli investimenti della Regione siciliana con i Bandi Pr Fesr Sicilia 2021-2027“, dello scorso 10 ottobre in Camera di Commercio, con protagonisti Irsap, Innovation Island, Tempostretto e Regione Siciliana.
Migliardo: “Messina ha un’economia molto arretrata”
Migliardo nella sua analisi ha ricordato che il Pil della provincia messinese è “al 41esimo posto, ma se guardiamo al livello pro capite siamo al 92esimo posto. Parliamo di un’economia molto arretrata rispetto a quella delle altre province. È pari a meno della metà rispetto a quella delle aree più avanzate d’Italia. Ed è basata sui servizi. L’80% del Pil è generato dai servizi, la maggior parte dei quali generati dalla pubblica amministrativa. Una quota è rappresentata dal turismo che ha fattori stagionali. E infine un’altra quota che fa capo al commercio, ma che dà un contributo in termini di valore aggiunto molto modesto”.
Si verso una “desertificazione”
Quindi Messina ha un’economia “sottosviluppata”. Migliardo ha spiegato che un fattore determinante è stato quanto perso negli ultimi decenni. Cioè realtà industriali e legate al mondo della cantieristica, ma anche tante altre imprese che hanno lasciato la città. Si va verso “una desertificazione, nonostante Messina sia la sesta provincia in termini di crescita del Pil. Ma è una fase transitoria legata a questi incentivi del Pnrr che a breve finiranno”. Migliardo ha parlato anche di un’industria che pesa appena per il 6% rispetto “a una media del 15%”.
L’idea di un Innovation Hub permanente
Ma è tutto “nero”? L’economista ha spiegato che le opportunità legate ai contributi straordinari “ci sono, ma spesso l’accessibilità non è semplice. Ci sono requisiti a volte stringenti per ottenere questi contributi”. Come si può incentivare lo sviluppo? “Con capitale fisico e umano. Servono questi elementi. Ci sono iniziative coraggiose come il Sud Innovation Summit, è vero. Ma è un evento che poi finisce. A Catania a giugno hanno inaugurato un Innovation Hub permanente con l’Università. Chi lo dovrebbe fare qui, il Comune o l’Università? Probabilmente in mezzo. Le competenze ci sono, altrimenti l’Unime forma cervelli che poi vanno via e basta”.
Economia a Messina: la possibile soluzione
La soluzione è “fare sistema con le istituzioni. Serve qualità anche nelle istituzioni, in termini di servizi, infrastrutture, accessibilità alle pratiche. Non bisogna scoraggiare gli imprenditori. Chiediamoci: cosa offriamo a chi investe dall’esterno? Che attrattività ha Messina? La domanda da porci è questa. Dobbiamo far funzionare tutto l’ecosistema, dalla burocrazia al sistema educativo”. Migliardo ha poi citato un articolo pubblicato sulla presenza “delle mafie” che pesa “tra il 13 e il 16% nelle varie aree. Noi abbiamo verificato che l’efficienza tecnica è molto più bassa nelle aree in cui questa presenza di criminalità è molto importante”. Un indicatore che sul territorio “è abbastanza stabile”, ha proseguito l’economista, spiegando però che l’intervento della giustizia determina a lungo termine un elemento migliorativo, ad esempio sul valore degli immobili di natura commerciale.

Non perdiamo tempo su Messina, oramai è una città defunta per la colpa di tutti, tutto
compreso politici giornalisti cittadini etc …….
La verità è una . Negli anni 80 si decise politicamente i destini delle città di Palermo Catania e Messina . Nella prima la politica ha retto con una consorteria mafiosa la città. Catania ha avuto una destinazione industriale, Messina un indotto legato esclusivamente al parcheggio sociale ( leggi impiego pubblico) . Questi equilibri hanno retto sin quando le nuove regole dettate dalla globalizzazione hanno scompaginato gli equilibri economico sociali e adesso siamo osservati con pietà da chi ha un passo avanti in termini di sviluppo di almeno 20 anni a noi
Messina è stata depredata di tutti i comandi e le dirigenze storiche della città. I Comandi regionali dei carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, Marisicilia, le poste e le ferrovie, il distretto militare, la banca d’Italia e tanto altro. Chiaramente la regione ha distrutto il lavoro a Messina in favore di Catania e Palermo. Sono fatti reali, assurdi, avvenuti in Italia. La depredazione totale di una città è un evento storico, forse unico.
Messina è la Cenerentola della Sicilia, maltrattata e tagliata sempre. Messina rinasce se diventa provincia autonoma, sull’esempio di Trento e Bolzano, ancora meglio se si realizza la regione dello Stretto con la provincia di Reggio Calabria.