Rom a Messina, non facciamo confusione

Rom a Messina, non facciamo confusione

Redazione

Rom a Messina, non facciamo confusione

giovedì 08 Novembre 2007 - 09:32

Il dott. Pollicino: «Sono diversi gli stanziamenti in città: a San Raineri i kossovari, ormai integrati nel territorio; a Maregrosso (e al Margherita) i rumeni, che vivono alla giornata»

«Attrezzatevi, perché a breve arriveranno 150.000 rumeni», tuonava Massimo Converso, presidente dell’Opera Nomadi, nell’aprile 2006. A raccontarci questo appello che, a questo punto, possiamo dire sia rimasto inascoltato, è Antonio Pollicino, medico scolastico che per conto dell’Asl una volta a settimana fa ambulatorio per gli extracomunitari di Messina. Nessuno escluso, filippini, srilankesi, senegalesi. E i Rom. I nomadi, a volte chiamati zingari, di cui tanto si parla in questi giorni dopo la tragedia di Roma, e sui quali troppa è la confusione. Un problema vivo e di grandissima attualità anche a Messina, dove da anni si cerca una soluzione per trasferire il campo nomadi da San Raineri in un’altra zona della città, e dove proprio nei giorni scorsi è stato scoperto un autentico scempio all’interno dei locali in disuso ospedale Margherita, divenuti una sorta di “grand hotel- dei Rom rumeni.

La specificazione “rumeni- non è casuale. Perché poco, in realtà, si conosce di queste comunità che ormai fanno parte della nostra quotidianità. «C’è una grande differenza – ci spiega Pollicino – tra i Rom stanziati qui a Messina ormai da decenni, che consistono in circa dieci famiglie e vivono al campo di San Raineri, e i cosiddetti “nuovi Rom-, che invece hanno trovato sistemazione nelle baracche a Maregrosso o, come abbiamo visto in questi giorni, nei locali del Margherita. I primi sono tutti provenienti dall’ex Jugoslavia, in gran parte kossovari, sono inseriti nella realtà messinese, molti di loro hanno un lavoro come operaio, e tutti hanno copertura sanitaria. I secondi, invece, sono rumeni, non sono riusciti a integrarsi né con i messinesi né tantomeno con gli altri Rom della città, i quali prendono fermamente le distanze da loro. Non hanno copertura sanitaria, sono stati rifiutati dal loro Paese, non hanno una cultura della salvaguardia della propria persona, e vivono di stenti, ricorrendo spesso alla delinquenza e all’accattonaggio, ovviamente per bisogno, perché altrimenti non potrebbero sopravvivere».

Chiaramente quando si parla di delinquenza ci si riferisce a episodi piuttosto marginali rispetto a quanto si è sentito in questi giorni, come furti di cavi o di rame. Ma pur sempre preoccupanti. «Dopo il caso di Roma, è già iniziato quello che è stato definito “allontanamento-, che in alcuni casi è stato volontario perché adesso anche loro hanno paura». Pollicino ci spiega che anche a Messina ci sarebbero stati episodi di “ronda-, con violenze ai danni di alcuni rumeni. «E’ importante – continua il medico – evitare di fare confusione e riflettere su quali siano le strategie giuste da adottare». Il decreto sicurezza? «Si rischia di agire sull’onda, di fare qualcosa di affrettato, il che non è mai un bene. Sono d’accordo che chi non riesce a trovare o dimostra di non voler nemmeno cercare un lavoro, debba essere mandato via, ma è chiaro che si deve cercare anche di mettere nelle condizioni la gente che viene qui con buona volontà di poter trovare qualcosa».

Ma cosa stanno facendo le istituzioni in questo senso? Ieri mattina in Prefettura s’è cercato di fare il punto della situazione, ed è stato chiesto anche alle altre comunità messinesi di extracomunitari, ormai perfettamente integrate nel territorio, di collaborare. Sempre ieri, a Roma, il deputato Udc Gianpiero D’Alia ha portato in Parlamento la questione Rom a Messina, concentrando il suo intervento sugli accampamenti dell’ospedale Margherita, mentre a Palermo s’è parlato di Maregrosso. Tanta attenzione in meno di 24 ore, quando si è trascurato il problema per troppo tempo. «Non c’è nemmeno stata fortuna – sottolinea Pollicino – perché l’ex assessore ai Servizi sociali, Pippo Rao, aveva predisposto, dopo una riunione a Palazzo Zanca, una serie di interventi, anche di assistenza socio-sanitaria, proprio a Maregrosso. Ma il giorno dopo – conclude – è caduta la giunta».

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