I dissesti ricorrenti di Castell’Umberto

I dissesti ricorrenti di Castell’Umberto

I dissesti ricorrenti di Castell’Umberto

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venerdì 02 Aprile 2010 - 20:06

Continua l'allarme frane sui Nebrodi: Castell'Umberto vive nel terrore a causa di episodi molto simili a quelli di San Fratello, seppur d'intensità meno devastante

Nei giorni scorsi il comitato cittadino nato per porsi come tramite tra le esigenze del territorio e gli enti locali per risolvere l’emergenza del dissesto idrogeologico aveva chiesto l’intervento del team di esperti guidato dal Collegio dei Geometri della provincia di Messina e dall’Associazione MeteoWeb. Nell’attesa che la task force, coordinata dal direttore dello stesso Collegio, Melo Citraro, e dal coordinatore tecnico-scientifico del convegno sull’alluvione di Giampilieri e Scaletta, l’Architetto Giuseppe Aveni, si recherà Castell’Umberto per un sopralluogo con il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II e l’ing. Angelo Spizuoco del Centro Studi Strutture Geologia Geotecnica di San Vitaliano (NA), abbiamo contattato lo stesso prof. Ortolani per fare il punto della situazione.

Parte del territorio comunale di Castell’Umberto ubicato lungo il versante occidentale della dorsale che separa la Fiumara Fitalia dalla fiumara di Sinagra è stato interessato recentemente da dissesti come vaste aree dei Nebrodi. Le abbondanti precipitazioni piovose che dal 2009 hanno ripreso ad interessare la Provincia di Messina, dopo varie decine di anni di piogge meno abbondanti, hanno dato nuovo vigore alle inarrestabili modificazioni geomorfologiche che continueranno ad evolvere lungo i versanti costituiti da rocce prevalentemente argillose con una spessa copertura di alterazione. A Castell’Umberto, i dissesti hanno particolarmente colpito la frazione di Sfaranda determinando seri danni ad edifici pubblici e privati e serie preoccupazioni negli abitanti che assistono, inermi, al continuo aggravarsi dei danni ai manufatti.

Osservando alcune fotografie proprio di Sinagra (vedi photogallery), il prof. Ortolani ha provato a focalizzare la situazione iniziando da un excursus storico della zona: -I dissesti che sono in atto a Sfaranda lungo il versante destro orografico della Fiumara Fitalia – ci ha spiegato il professore – hanno precedenti storici che testimoniano le diffuse condizioni di instabilità e i precari equilibri geomorfologici che caratterizzano gran parte dell’area. Secondo vari storici anche nell’antichità i dissesti avrebbero causato la scomparsa di centri abitati e la formazione di nuovi nuclei. Si ricordano le frane avvenute a cavallo fra il 1800 e il 1900 che causarono l’abbandono del vecchio centro medievale (oggi Castell’umberto Vecchio) e la conseguente costruzione del nuovo abitato rinominato in onore del principe ereditario Umberto I.

Ortolani è già stato nella zona nebroidea per un sopralluogo multidisciplinare effettuato nell’area maggiormente interessata dai dissesti avvenuti tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010 e sulla base della documentazione tecnica resa disponibile dagli esperti locali e dal Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Messina: in quell’occasione già il prof. Ortolani aveva fatto notare come -tutto il versante sul quale insiste Sfaranda è caratterizzato da una fitta rete di canali e valloni che smaltiscono le acque superficiali in maniera incontrollata e prevalentemente senza adeguate sistemazioni idrogeologiche ed idrauliche. Tale situazione favorisce la dispersione concentrata delle acque di ruscellamento in superficie e nel sottosuolo in siti a monte e a valle delle zone abitate. Il versante risulta interessato da dissesti antichi con cumuli di frana disseminati lungo il pendio. La copertura di alterazione è generalmente spessa e con scadenti caratteristiche geotecniche. Nei primi metri di sottosuolo si riscontra una diffusa circolazione di acqua specialmente da alcuni mesi. L’urbanizzazione si è sviluppata lungo il versante interessando zone con differenti caratteristiche geologiche, geotecniche e geomorfologiche probabilmente a causa di una non approfondita conoscenza preventiva delle caratteristiche geoambientali dell’intero versante, a monte e a valle.

I dati disponibili evidenziano che i dissesti che interessano vari manufatti sono ancora in evoluzione e che nell’area interessata vi è assenza di adeguate opere di consolidamento, drenaggio e raccolta e smaltimento delle acque superficiali e sotterranee proprio lungo il versante attualmente interessato dai movimenti franosi.

Nella fase attuale è indispensabile attivarsi per eliminare le infiltrazioni di acqua nelle fratture di superficie e realizzare una idonea regimentazione delle acque meteoriche-.

E già in quell’occasione il team di esperti provava a indicare le linee guida per risolvere il problema: -Si ritiene necessario che il Comune si doti di una dettagliata cartografia geologica e geotematica e di una indagine geognostica che consenta di ricostruire l’assetto geologico e geotecnico del substrato anche in prospettiva sismica. Deve essere attivato, inoltre, un valido sistema di monitoraggio delle lesioni che interessano i manufatti e i terreni lungo tutto il versante. Si sottolinea che vi è l’esigenza di acquisire le conoscenze geologiche e geotecniche, relativamente al territorio interessato dai fenomeni franosi, mediante l’esecuzione di indagini specialistiche, finalizzate alla ricostruzione del modello geologico geotecnico tridimensionale del sottosuolo di specifico interesse anche in prospettiva sismica. L’acquisizione dei dati mediante le opportune indagini, e la loro interpretazione, oltre ad essere indispensabile per la ricostruzione tridimensionale del corpo di frana e per il monitoraggio della sua evoluzione consentirà una idonea progettazione degli interventi di messa in sicurezza; consentirebbe, inoltre, di prevedere e prevenire l’eventuale evoluzione del fenomeno dove insiste l’abitato-.

Lo stesso team, nei prossimi giorni istituirà una task-force nell’area di Castell’Umberto per continuare a monitorare una situazione che non è drammatica nell’immediato, ma potrebbe diventarlo in prospettiva senza che vengano prese le dovute misure di tutela.

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