Un classico della commedia degli equivoci diretto da Maurizio Panici e interpretato dagli straordinari Paola Gassman e Pietro Longhi
Dopo il successo di ”Cena a Sorpresa”, la commedia di Neil Simon che ha aperto la stagione teatrale pattese, domani sera, con inizio alle ore 21:00, al Teatro “Beniamino Joppolo” andrà in scena un classico della commedia degli equivoci, un intramontabile successo di umorismo raffinato e di sensualità galante e discreta: ”Due dozzine di rose scarlatte”, con la regia di Maurizio Panici, interpretato da Paola Gassman e Pietro Longhi, coppia che ha consolidato il suo straordinario affiatamento in palcoscenico grazie ai due anni di repliche del fenomenale successo di ”Divorzio con sorpresa”. A completare il cast Pierre Bresolin e Elisa Gallucci.
Scritto nel 1936 da Aldo De Benedetti per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone, ”Due dozzine di rose scarlatte” è una pièce arguta ed elegante in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico e brillante che funziona da più di settant’anni e che rimane uno dei più rappresentati in Italia.
In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie – forse trascurata – comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola; il marito – complice l’amico avvocato – ne approfitta per tentare di avvicinare una bella contessa inviandole due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo ”mistero”. Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si snoda una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere, sorridendo, sulle nostre debolezze.
Il fascino di questa commedia, giocata da tre (più uno) personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quell’infelicità e quell’insoddisfazione che spesso accompagnano l’essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi ”qualcosa” di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari… due dozzine di rose scarlatte.
