"Palermo" di Antonio Ingroia.

“Palermo” di Antonio Ingroia.

francesco musolino

“Palermo” di Antonio Ingroia.

venerdì 18 Maggio 2012 - 09:09

«Sui princìpi di fondo di una democrazia, non posso essere neutrale. Ho delle opinioni cui far riferimento che non sono né ideologiche né politiche, ma costituzionali. E sono quei valori consacrati dalla Carta su cui ho solennemente giurato. Giurato, lo sottolineo. In difesa di questi valori mi schiero e sempre mi schiererò. Ecco, in questo senso sono e sempre sarò fieramente partigiano»

Si intitola “Palermo” il nuovo libro di Antonio Ingroia. Con un sottotitolo che ne svela subito l’anima tormentata: “Gli splendori e le miserie. L’eroismo e la viltà”.
Questa volta il magistrato palermitano va oltre la sua storia professionale, oltre la memoria dei suoi maestri, di cui pure si avverte nelle 176 pagine una traccia profondissima. Va oltre i delitti e le stragi. E ragiona sul ruolo di Palermo nelle vicende d’Italia, sulle tinte “cariche”, come dice lui, di una storia sempre sospesa fra la tragedia e la speranza. Dove passano seminando morte i poteri illegali della nazione ma dove si trovano anche gli slanci più generosi, le profezie di libertà o di una nuova moralità pubblica.

Palermo protagonista nella difficile, improba partita giocata dal paese “contro” o “per” la vittoria del principio di legalità. Traspare nel libro anche l’Italia che Ingroia incontra nei suoi viaggi, nei dibattiti, nelle scuole, per trarne accenti di speranza, per comunicarci un Paese che in televisione non si vede ma che ha una sua specifica e crescente vitalità. Non più solo il sud che si occupa di mafia ma anche il nord, non più solo le scuole ma tutte le generazioni, non più solo domande da spettatori-tifosi ma interrogativi e richieste da aspiranti giocatori.
“Palermo” è però anche un concentrato di emozioni e di ricordi che affondano nell’adolescenza e nella giovinezza e che illuminano il rapporto intensissimo che questo magistrato perennemente sotto attacco e pubblico ministero in processi cruciali (da Contrada a Dell’Utri) ha stabilito con la sua città, i suoi colori e le sue contraddizioni. I ricordi di studente universitario, di frequentatore dei cineforum, del jazz e del centro Peppino Impastato, danno un senso più radicale e profondo alla sua scelta di servitore della legge, di “partigiano della Costituzione” – come ama chiamarsi – in quel luogo di dolore e di rivolta. Un luogo che da qualche settimana sente il vento di una nuova stagione di speranza.

In libreria dal 18 maggio 2012 pp. 176 – € 16,00

Antonio Ingroia, magistrato, è nato a Palermo nel 1959. Nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto alla Procura distrettuale antimafia della sua città. Allievo di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, dal 1993 ha lavorato a fianco di Gian Carlo Caselli, conducendo numerosi processi su Cosa nostra e sui suoi rapporti con il mondo della politica e dell’economia. Diventato un importante pubblico ministero antimafia, si è occupato di noti casi giudiziari: dal sequestro De Mauro all’omicidio Rostagno, dal caso Contrada ai processi Dell’Utri e Mori. Ha pubblicato vari libri: L’associazione di tipo mafioso(1993), L’eredità scomoda (2001, coautore Gian Carlo Caselli), C’era una volta l’intercettazione (2009), Nel labirinto degli dèi(2010).

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