Tutti i nomi dell'inchiesta sulla droga nelle lasagne, il ruolo delle donne e lo spaccio anche ai minorenni della Valle del Mela
Messina – Approda ad uno step importante l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina sulla droga e i cellulari nel carcere di Barcellona. Un giro gestito all’ombra del clan locale, secondo i magistrati messinesi, che lo scorso 1 ottobre hanno fatto scattare 9 arresti.
Il processo a Barcellona
Il vaglio preliminare affidato alla Gup Ornella Pastore fa infatti registrare alcune novità: due imputati hanno scelto il rito ordinario e, su richiesta della Procura, sono stati inviati a giudizio. Si tratta di Manuela Finocchiaro (37 anni) di Catania e Domenico Squaddara (30) di Barcellona. Per loro il processo comincerà il prossimo 26 maggio davanti al Tribunale di Barcellona. Sono accusati di alcuni episodi di spaccio avvenuti fuori dal carcere barcellonese mentre alla Finocchiaro viene contestato anche l’aver fornito ai detenuti un cellulare. Sarà il dibattimento ora a stabilire le effettive responsabilità di entrambi, che sono difesi dagli avvocati Diego Lanza e Gaetano Pino.
La sentenza a Messina in primavera
Per tutti gli altri, invece, si torna in aula davanti la Giudice Pastore il prossimo 16 aprile ed il 7 maggio, per definire la loro posizione. In 10, infatti, hanno scelto il rito abbreviato e quindi andranno a sentenza di primo grado già alla fine di questa udienza preliminare. Si avvicina il verdetto, quindi, per Simona Costa (42) , Luigi Crescenti (40), Francesco Esposito (49) tutti di Messina; Tommaso Costantino (21) , Maria Gnazzitto (43) di Barcellona; Salvatore Nania (42) di Acerra; i milazzesi Francesco Perroni (33), Maria Rizzo (36), Francesca Alacqua (29), Alessio Sciliberto (34) di Valdina. Alle prossime udienze la Giudice ascolterà i difensori, gli avvocati Antoniele Imbesi, Pietro Fusca, Sebastiano Campanella, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Carrabba, Giuseppe Coppolino, Piera Basile.
La droga nella pasta al forno, il ruolo delle donne e lo spaccio ai minorenni
L’indagine della Polizia risale al 2022 ed ha scoperto che in alcune teglie di pasticcio e lasagne entrava in rack, marijuana, hashish, che grazie alla moglie di un detenuto riuscivano a superare le alte mura del Madia, entrando nelle celle. La stessa sostanza veniva smerciata da una gang di pusher di Milazzo, anche in questo caso con la complicità di alcune donne che avevano un ruolo molto attivo nell’attività. A tirare le fila erano i detenuti, da dietro le sbarre.
Uno dei detenuti secondo l’accusa, spacciava in carcere, dopo che i parenti dei detenuti fuori avevano saldato la moglie (anche tramite pagamenti telematici). Tra i clienti dei pusher di Milazzo e San Filippo del Mela, invece, hanno scoperto gli investigatori, c’erano anche dei minorenni.
