1 ottobre 2009, l'inferno su Giampilieri. L'alluvione che inghiottì 37 vite

1 ottobre 2009, l’inferno su Giampilieri. L’alluvione che inghiottì 37 vite

Francesca Stornante

1 ottobre 2009, l’inferno su Giampilieri. L’alluvione che inghiottì 37 vite

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giovedì 01 Ottobre 2020 - 07:45

Sono trascorsi undici anni dall'alluvione che segnò profondamente Messina e i suoi villaggi. Undici anni difficili, di dolori mai sopiti ma anche di ricostruzione e rinascita

Undici anni. Sono trascorsi undici anni da quel 1 ottobre 2009 che insegnò ai messinesi che la furia del fango in pochi istanti può stravolgere tutto. Il 1 ottobre è il giorno del ricordo, ma è anche il giorno del dolore per chi ha perso tutto e ha dovuto faticosamente cercare una ragione in ciò che accadde quella maledetta sera. Una giornata iniziata come tante. Poi la pioggia, sempre più forte su Giampilieri, Altolia, Molino, Scaletta Zanclea. La zona ionica flagellata.

Il 1 ottobre 2009 quell’alluvione mostrò la fragilità di un territorio che non è riuscito a contrastare la forza devastante di quel fango. 37 le vite ingoiate da acqua e fango. Famiglie distrutte. Case cancellate. Impossibile non ricordare i volti dei più piccoli di Giampilieri che persero la vita in quella tragedia: i fratellini Francesco e Lorenzo Lonia e la piccola Ilaria De Luca. Quella sera, per molte ore, nessuno capì davvero l’inferno che si era scatenato in quei villaggi.  Seguirono giorni di angoscia, di dolore. La conta delle vittime, le ricerca spasmodica tra quelle colate di fango, nella speranza di trovare quanti più sopravvissuti possibile. Mani che si sono sporcate, unite, che hanno asciugato lacrime, che hanno lavorato per giorni e giorni senza sentire stanchezza. Occhi persi nel vuoto, alla ricerca di risposte impossibili da trovare. 

Nessun colpevole

Undici anni dopo ci sono immagini che sono scolpite vivide nella memoria di chi ha visto con i propri occhi la tragedia. Ricordare le vittime è un dovere civile. Soprattutto perché non hanno avuto giustizia nelle aule dei tribunali. E questa è la pagina più amara e triste di un disastro che non ha avuto colpevoli. Non avrebbe certo restituito le vittime ai loro cari. Ma avrebbe dato forse un po’ di pace a chi ha perso tutto in un giorno di pioggia.

La ricostruzione

La pagina bella invece è quella che parla di ricostruzione e rinascita. Giampilieri oggi è un posto sicuro grazie a tutti gli interventi che sono stati programmati ed effettuati in questi lunghi anni.  Lavori che hanno cambiato completamente il volto del villaggio e soprattutto lo hanno reso sicuro. In tanti sono andati via dopo l’alluvione perché restare significava non rimarginare mai una ferita troppo grossa. Chi è rimasto invece adesso può passeggiare in quella nuova via Primo ottobre nella memoria di chi non c’è più. 

Il timore è che però da quella tragedia non abbiamo imparato abbastanza. Soprattutto ad avere cura del territorio. Perché è vero che Giampilieri forse oggi è il posto più sicuro del mondo, ma dopo aver pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane. Negli anni successivi abbiamo raccontato altre alluvioni. Altre vittime, come quelle di Saponara. Altro fango come a Barcellona. Appena due mesi fa, era agosto, sulla Panoramica di Messina si è rischiata la tragedia per una colata di fango andata addosso ad un’auto. E allora è chiaro che su questo fronte l’attenzione non può e non deve calare. Così come la programmazione.

La messa di oggi

Oggi Giampilieri, in maniera breve e nel rispetto delle norme anti Covid ricorderà le vittime dell’alluvione. Sarà celebrata una messa di suffragio di tutte le vittime, dal parroco padre Carlo Olivieri, alle ore 17.30, nella parrocchia San Nicolò di Bari di Giampilieri.

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