Maxi confisca per Santalucia, "filo rosso" tra la mafia messinese e catanese

Maxi confisca per Santalucia, “filo rosso” tra la mafia messinese e catanese

Ve. Cro.

Maxi confisca per Santalucia, “filo rosso” tra la mafia messinese e catanese

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lunedì 29 Maggio 2017 - 09:11

Il provvedimento di confisca è stato emesso dal Tribunale di Messina su richiesta del direttore Antonio Ferla. Per Santalucia è anche scattata la sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per tre anni.

Quattro aziende, ben 326 terreni, 23 fabbricati, 26 mezzi e rapporti finanziari per un totale di oltre 28 milioni di euro. E’ una vera e propria stangata alla criminalità organizzata quella inflitta stamani dal personale della Direzione Investigativa Antimafia di Messina che ha confiscato l’enorme patrimonio di Salvatore Santalucia, noto imprenditore di Roccella Valdemone.

Conosciuto negli ambienti come “Turi Piu”, legato al settore del movimento terra e delle fonti rinnovabili, Santalucia è rimasto in passato implicato in diverse operazioni di polizia, come Ermes, Iblis, Vivaio, Montagna e Gotha.
Pur non avendo mai ricevuto una condanna definitiva, per gli inquirenti Santalucia è il “filo rosso che unisce la mafia barcellonese a quella catanese”, così come dichiarato dal direttore del Centro Operativo di Catania, Renato Panvino.

In particolare, dalle indagini portate avanti dai Sostituti Procuratori Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, è emerso come Santalucia sia l’anello di congiunzione tra la famiglia dei Santapaola (attraverso dei vertici del clan Brunetto) e la famiglia Barcellonese.
Lo stesso collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano ha parlato di lui come “un piccolo imprenditore che noi abbiamo strutturato e fatto diventare un grande imprenditore”, il referente della zona di Roccella Valdemone.

Il nome di Salvatore Santalucia spicca anche nell’operazione Gotha III laddove le indagini hanno fatto luce su un suo stretto legame non solo con Carmelo Bisognano, ma anche con la sorella Vincenza Bisognano, lo stretto collaboratore Beniamino Cambria e Tindaro Calabrese, ritenuto proprio il successore del boss.

Le indagini svolte dagli uomini della DIA sono riuscite a delineare la figura di Santalucia come quella di un piccolo allevatore che, nel tempo, ha avuto un’escalation imprenditoriale sempre più grande tanto da arrivare a stringere una partnership, dal 2003 al 2010, con la società Eolo Costruzioni Srl, l’impresa del Gruppo Nicastri leader nel settore dei parchi eolici.

Il provvedimento di confisca è stato emesso dal Tribunale di Messina su richiesta del direttore Antonio Ferla. Per Santalucia è anche scattata la sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per tre anni. (Veronica Crocitti)

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