Mareggiata 1973: torrenti straripati e riviera devastata. Oggi come ieri?

Mareggiata 1973: torrenti straripati e riviera devastata. Oggi come ieri?

Giusy Briguglio

Mareggiata 1973: torrenti straripati e riviera devastata. Oggi come ieri?

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sabato 08 Febbraio 2014 - 10:02

Il 22 gennaio del 1973 Saverio D’Aquino, deputato messinese eletto alla Camera dei Deputati, presentava un’interrogazione per richiedere aiuti economici per le popolazioni della provincia messinese colpiti dalla violenta mareggiata nel mese precedente

Al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell’interno e dei lavori pubblici. Per sollecitare l’intervento urgente ed immediato a favore delle numerosissime località della provincia di Messina, sconvolte dal turbine del maltempo che ha causato frane, straripamenti e mareggiate. In particolare si richiede che, egualmente a quanto fatto per altre regioni italiane, il Governo della Repubblica sia sensibile e sollecito a quanto accaduto negli ultimi giorni a cavallo della fine dell’anno decorso e del 1 gennaio 1973, a danno della provincia di Messina (…)”.

E’ l’incipit di un’interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera dei Deputati nella seduta del 22 gennaio 1973 dal deputato messinese Saverio D’Aquino in favore delle popolazioni della provincia. A distanza di 41 anni, il contenuto della mozione ritorna attuale dopo la mareggiata di 48 ore che si è abbattuta a cavallo tra l’1 e il 2 febbraio scorsi sulla riviera jonica, anche se le conseguenze allora furono molto più catastrofiche e registrarono persino 10 vittime.

Fondachelli Fantina, dove si sono lamentate 4 vittime, Sant’Agata di Militello, San Piero Patti, Barcellona, Milazzo, Santa Lucia del Mela, Rometta (da ieri isolata per una frana sulla strada provinciale) sono i comuni più particolarmente colpiti della provincia peloritana verso Palermo, mentre tutto il litorale che va da Scaletta Zanclea a Letojanni, della striscia orientale della provincia, è stato tormentato dalla furia del temporale che ha provocato frane, allagamenti, mareggiate, crolli e straripamenti, uno dei quali, quello del torrente Agrò, ha interrotto la continuità della canalizzazione che dall’Alcantara conduce l’acqua potabile ai paesi costieri e soprattutto al comune di Messina (…). Ad Antillo, più di cento sono i senza tetto, dove la piena del torrente Agrò minaccia di investire le frazioni Conigliara e Cicala (…)”.

Dopo quasi mezzo secolo e dopo altri eventi alluvionali, nell’ ottobre 1985 o nel gennaio 2009 o prima, nel 1958, non è difficile notare come, a parte le minori conseguenze, i punti deboli del nostro territorio siano sempre gli stessi. Si legge ancora nell’interrogazione di D’Aquino: “Santa Teresa è minacciata dal mare infuriato e dal torrente Savoca in piena, che ha già rotto gli argini in territorio di Savoca e l’acqua si avventa a devastare tutte le colture in tutte quelle ubertose zone coltivate ad agrumi”.

La nota parla ancora di Furci, Sant’Alessio, Letojanni che, oggi come allora, sono i comuni jonici più colpiti: allagamenti, pali dell’illuminazione divelti, interruzioni di fognature, abitazioni invase.

Lo scenario è sempre lo stesso, da 41 anni e oltre. E’ vero, la natura è talvolta violenta e improvvisa ed è difficile prevedere quali saranno i suoi effetti, ma è vero anche che l’uomo rimane sordo ai suoi segnali, così tanti che continuare ad ignorarli significa condannare il territorio e chi lo abita a un disastro certo. Continuiamo a ripeterlo che la grande priorità dell’Italia è la messa in sicurezza e continuiamo ad assistere, inermi, alla tragedie che da Nord a Sud travolgono e stravolgono il nostro Bel Paese.

Il Sud, però, fa sempre meno notizia del Nord, era così nel 1973 e già prima di allora: “Ci pare bene sollecitare l’immediata presenza delle Autorità governative per evitare che il loro intervento sia la solita superficiale ed occasionale presa d’alto che abitualmente si riserva alla Sicilia, ma si converta se del caso anche in un provvedimento legislativo, mirante a riattivare la situazione, con provvedimenti urgenti ed immediati, nei luoghi più duramente colpiti e soprattutto a fornire gli strumenti economici alla provincia e ai comuni per intervenire definitivamente a salvaguardare le coste dai malanni del tempo che sovente, seppur con minore intensità, si abbattono sui nostri litorali, causando rovine, lutti e sciagure”.

Quando cambieranno le cose?

Giusy Briguglio

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