8 e 9 giugno, dalla Cgil "cinque sì ai referendum su lavoro e cittadinanza"

8 e 9 giugno, dalla Cgil “cinque sì ai referendum su lavoro e cittadinanza”

Redazione

8 e 9 giugno, dalla Cgil “cinque sì ai referendum su lavoro e cittadinanza”

martedì 03 Giugno 2025 - 12:55

Ieri la Festa della Repubblica al Parco Horcynus Orca di Messina tra musica e impegno ireferendario

MESSINA – “Una Festa della Repubblica al Parco Horcynus Orca di Messina per mettere assieme il lavoro, il referendum, la Liberazione dal nazifascismo e il 79esimo anniversario della nostra Repubblica”. Ieri la Cgil ha promosso un’iniziativa tra musica e interventi. In primo piano “i cinque sì ai referendum abrogativo”.

Per i referendum dell’8 e 9 giugno, la sfida più difficile è quella della partecipazione. Per essere valido l’esito, in relazione a ogni singola scheda, dovrà andare alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Quattro quesiti riguardano il tema del lavoro contro il Jobs Act di renziana memoria. Il quinto riguarda il tema della cittadinanza. Così la Cgil: “Ogni anno muoiono 1000 persone sul lavoro. Rendiamolo più sicuro. Cancelliamo le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari. Rimuoviamo l’ingiustizia che nega il diritto alla cittadinanza a 2 milioni e 500mila persone che vivono e lavorano in Italia”.

Con il quinto quesito, si punta infatti a ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia, richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana. Cittadinanza che, una volta ottenuta, sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni.

I 5 quesiti referendari

Ma vediamo i quesiti uno per uno. La Corte Costituzionale ne ha ritenuto validi cinque, per i quali nel 2024 sono stati raccolti 5 milioni di firme.

  1. Stop ai licenziamenti illegittimi
    Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
  2. iù tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
    Nelle imprese con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione rispetto alla/al titolare. Abroghiamo questo limite, aumentiamo l’indennizzo sulla base della capacità economica dell’azienda, dei carichi familiari e dell’età della lavoratrice e del lavoratore.
  3. Riduzione del lavoro precario
    In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
  4. Più sicurezza sul lavoro
    Arrivano fino a 500mila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi 1000 i morti. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
  5. Più integrazione con la cittadinanza italiana
    Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.

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2 commenti

  1. La cittadinanza non e’ affatto un diritto, ma una conquista dopo anni di comprovata integrazione e rispetto dello Stato che accoglie. Inoltre, che la sinistra e la Cgil abbiano fatto un Referendum su norme volute dalla stessa sinistra, che hanno rafforzato il precariato nel lavoro…e’ proprio assurdo e ridicolo.
    Non vado a votare.

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  2. Io vorrei andare a votare ma manco a farlo a posta quel giorno ho lezione di parapendio.

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