A Messina nun c'è nenti: la guerra dei codardi che bruciano l'erba del vicino

A Messina nun c’è nenti: la guerra dei codardi che bruciano l’erba del vicino

Rosaria Brancato

A Messina nun c’è nenti: la guerra dei codardi che bruciano l’erba del vicino

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domenica 14 Aprile 2019 - 07:13

Quando a Messina qualcosa funziona, in qualsiasi campo, si sveglia l'esercito dei cecchini

Sono stata tra quanti hanno sostenuto la validità dell’accorpamento dell’Irccs Neurolesi con l’ospedale Piemonte. L’Irccs è un’eccellenza da tutelare ed è finita al centro di attacchi nel momento in cui è cresciuta ed è diventata polo di riferimento.

Allo stesso modo sono con il Nemo Sud, che con i numeri ha invertito la mobilità dei pazienti nel settore delle malattie neuromuscolari come Sla e Sma (patologie invalidanti e degenerative).

Nel primo come nel secondo caso mi sono chiesta, dopo gli attacchi: a chi dà fastidio qualcosa che funziona? Perché a Messina quando qualcosa funziona, in qualsiasi ambito, sanitario, imprenditoriale, politico, sociale, culturale, diventa bersaglio dei vicini di casa?

Il Centro Nemo Sud nasce nel 2013, dalla partnership tra la Fondazione Aurora (che unisce associazioni di pazienti ed è una onlus senza fini di lucro) il Policlinico e l’Università. E’ lo stesso identico modello del Centro Nemo all’interno del Niguarda a Milano, all’ospedale La Colletta di Arenzano a Genova, all’interno del Gemelli di Roma. Un nuovo Nemo sta per sorgere a Napoli, all’interno dell’ospedale Monaldi.

A Messina invece, sei anni dopo la nascita di Nemo, dopo 28 mila giornate di degenza e più di 3 mila ricoveri, dopo che è diventato tra i 3 centri per la Sla in Sicilia e tra i 5 per la Sma in Italia, all’improvviso, si svegliano 18 senatori del M5S e decidono che no, tra tutti i Centri d’Italia, quello di Messina è meno uguale degli altri.

Io, da messinese, qualche domanda me la pongo. Mi chiedo perché 18 senatori chiedono urgentemente gli ispettori a Messina e non al Niguarda o al Gemelli o a Genova. Perché anche lì il privato opera in sinergia con il pubblico.

Il Nemo non ha rubato e non ruba niente al Policlinico, anzi, il Policlinico ha guadagnato 900 mila euro (e incassa i Drg e le risorse dei progetti). Il Nemo paga l’uso del padiglione, ha speso quasi un milione di euro in apparecchiature ed arredi. La figura del controllore non corrisponde al controllato. Tutti gli atti sono stati autorizzati e ogni spesa è controllata e legittimata dalla Regione e dal Ministero. Non è sorto sulle ceneri di nulla.

Per presentare un’interrogazione in Parlamento non serve uno spiegamento di forze. Bastano pochi parlamentari. Eppure, per chiedere l’invio immediato d’ispettori in un Centro clinico si sono mobilitati in 18, il primo dei quali è addirittura il presidente della Commissione Sanità del Senato (peraltro un medico).

Stando alle risposte fornite da Policlinico ed Università in seguito all’interrogazione sembra che le nefandezze paventate non sussistano (sarebbe bastato consultare l’albo pretorio o una rassegna stampa per scoprirlo).

Cosa c’è quindi all’origine di un tale spiegamento di forze? C’è un cognome?

C’è un professore, Gianluca Vita, figlio di professore, che le famiglie dei pazienti hanno scelto per farsi curare e continuano a scegliere ogni giorno perché evidentemente è bravo?

Un cognome scelto e pagato da una Fondazione senza scopo di lucro quindi non a scapito del pubblico ma a vantaggio (perché il Policlinico registra l’entrata di risorse grazie al fatto che i pazienti vengono qui). 18 senatori si mobilitano perchè sua moglie, pagata dalla Fondazione, organizza eventi per la raccolta fondi? E con i fondi raccolti il Nemo ha comprato apparecchiature e paga figure specializzate per stare al fianco dei pazienti? Figure specializzate indispensabili per bambini che potrebbero non diventare adolescenti ma che grazie a Nemo lo diventano e strappano anni ad una sorte diversa. Queste figure specializzate le paghiamo noi con la raccolta fondi e non il pubblico.

Visto che gli altri punti dell’interrogazione si sono rivelati fallaci, mobilitare 18 senatori perché un neurologo, in una Fondazione onlus, cura pazienti altrimenti pronti ad andare in altre Regioni mi sembra francamente eccessivo.

Però a quanto pare a Messina siamo così. Codardi al punto che tiriamo la pietra e nascondiamo la mano, mandiamo carte a 18 senatori, siamo maestri della lettera anonima e degli esposti in procura.

Siamo così. Ci facciamo la guerra tra di noi.

Se qualcuno mette mano al portafoglio e organizza lo Street Food noi mandiamo i Nas a controllare (ed è tutto in regola), se uno mette un pianoforte in Galleria noi lo denunciamo per disturbo alla quiete pubblica, se qualcuno allestisce iniziative a Piazza Cairoli gli rendiamo la vita impossibile, se qualcuno vuole l’isola pedonale nella sua via, gli facciamo la guerra fino al Tribunale Interplanetario, se un politico qualsiasi fa qualcosa a qualsiasi livello, lo si attacca. Se un collega fa carriera è corrotto, se è donna è prostituta. Se vincono un concorso o un appalto li si denuncia. Se vediamo qualcuno che ha un’idea e la illustra, si appostano decine di cecchini per impedirgli anche d’iniziarla.

E’ proprio una cultura la nostra. Abbiamo il Master. Abbiamo il “nepotismo” dell’invidia, la tramandiamo di padre in figlio.

Il presidente dei Centri Nemo, Alberto Fontana, ha detto che da ogni Regione lo cercano per aprire altri Centri con lo stesso modello.

A Messina potrebbe finire così: chiudono il Nemo e lo aprono in Calabria, o a Catania, a Enna. Il professor Vita andrà a lavorare lì perchè è bravo ma ha un cognome sbagliato. Distruggeremo anche l’Irccs e nulla sorgerà in alternativa.

Noi continueremo a prendere i treni della speranza ma saremo contenti.

Continueremo a dire che a Messina nun c’è nenti.

Perché detestiamo il giardino del vicino pieno di fiori mentre il nostro è avvizzito.

E lo bruciamo. I nostri campi diventeranno deserto e nessun grande investitore vorrà più mettere piede qui. E noi saremo poveri, invidiosi e contenti.

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. Cara Signora propenderei più per il trasferimento a Catania o Calabria o Enna. La sanità fa gola a molti. Secondo me non è in casa nostra il codardo ma come è avvenuto in tutti questi anni sono le realtà vicino a noi che riescono (tramite potentati politici) a rubarci tutto. A Messina risiedono stabilimente oltre 30.000 calabresi che (tranne rare eccezioni) remano contro la città. L’anno scorso dopo i dati suil movimento passeggeri nei porti itaiani da una radio di Riggiu un signore si è permesso di dire che i passeggeri appena sbarcati a Messina vengono fatti oggetto di lancio di uova e concludeva dicendo “portiamo le navi crociera a Riggiu”!! Notizia evidentemente falsa ma che può diventare, come si dice oggi, virale.

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  2. bonanno giuseppe 14 Aprile 2019 09:39

    come non concordare Direttore ….altro che codardi….semu BUDDACI .in petra……tutti bla bla bla……..Lei parla di Eccellenze criticate da Gentaglia…..ci pensi Direttore anche nella situazione del PIANOFORTE in GALLERIA da anni la COMANDA …un CONDOMINIO……e nessuno e riuscito a fare una mazza….tutti bla bla bla bla…..

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  3. Il problema sta nel fatti che questi senatori sono stai eletti da noi BUDDACI che senza neppure conoscerli abbiamo dato loro la possibilità si sentirsi qualcuno mentre erano e resteranno Nessuno.

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  4. Se siamo considerati come la provincia “Babba” un motivo ci sarà? Se il suo Collega Carnevale, in passato si è permesso di apostrofare la città come ” una cloaca” per poi subire un conseguente processo per diffamazione ed essere assolto, un motipo ci sarà? Se Vendola ci spiattella in faccia che questa città è un “verminaio” un motivo ci sarà? Se… potrei continuare a lungo con punti interrogativi infiniti. Ma il punto di domanda principale rimane sempre lo stesso: perché siamo così autolesionisti? Perché ci nutriamo d’odio ed invidia del prato del vicino, perché restiamo a godere delle disgrazie altrui? Perché ci prostriamo senza dignità ai piedi di chi sfrutta le esili risorse di questa città? La risposta, donna Sarina, se mi permette, è nel nostro modo di essere, di reagire con indifferenza e, se ti intrometti o mal commenti, ” ma cu ti ci puttau a diri sti cosi “. Perché Messina non dà spazio alla voce giusta, eppure i “convegni” sulla legalità, sulla giustizia, sul rilancio della città, pullulano tutti i giorni. Insomma, non è solo codardia, ma perchè per antonomasia Messina e città Babba e, la spiegazione di tale marchio, si legge anche tra le righe del suo scritto.

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  5. SERGIO INDELICATO 14 Aprile 2019 19:19

    Credo che quanto da Lei esposto, con cui non si può essere che d’accordo, nasca dalla totale assenza di senso di appartenenza, cosa molto presente in altre città. Questo , dovuto al fenomeno dell’inurbamento avvenuto dopo il terremoto e subito dopo la guerra, pone le basi di un comportamento ” contro a prescindere ” perchè , comunque la cosa non ci appartiene e fomentato dal fenomeno di invidia sociale , di cui i social sono diventati l’amplificatore; tali infausti comportamenti , purtroppo, trovano facile terreno dove attecchire e proliferare.

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  6. i 18 parlamentari non sono buddaci, sono solo dei quaquaraqua

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  7. Tornare a casa 15 Aprile 2019 10:19

    GaetPri… SANTE PAROLE!… A Messina nulla cambia ma niente viene fatto per cambiare… La mentalità di molti è ferma agli anni 80,e quei pochi entrati nel nuovo millennio,che guardano avanti, che progrediscono, non hanno spazio… Vengono soffocati dagli ‘antichi’… Perché non fare niente da comodo, dare la colpa agli altri fa comodo!… Un giovane cantante messinese (sciack) ha racchiuso tutto in una canzone, Buddaci!… E di ciò che dice non sbaglia di una virgola!… Io, da emigrato per cercar lavoro, vivo costantemente con l illusione di far ritorno, con i miei figli che di Messina ricordano la sporcizia, il frastuono delle auto ed il mare…in quest ordine!… Ma tornare per tirare a campare e vedere i figli partite perché non cambierà nulla, beh non sarebbe scelta giusta. A Messina si può fare… Si può fare tanto,… Basta invertire totalmente la rotta!

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  8. Brava, sono anni che mi affanno a sostenere queste idee con coloro che mi dicono da anni “beato tu che sei al nord” cca nun c’e’ nnenti” eccetera. Ma solo chi sta al nord (spero ancora per poco) ha il termine di paragone per apprezzare messina e le sue qualità umane e materiali.

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