A proposito della chiusura de "Gli invisibili": la riflessione della consgiliera Lucy Fenech

A proposito della chiusura de “Gli invisibili”: la riflessione della consgiliera Lucy Fenech

A proposito della chiusura de “Gli invisibili”: la riflessione della consgiliera Lucy Fenech

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lunedì 29 Settembre 2014 - 07:19

Ieri abbiamo raccolto l'appello dell'associazione Gli invisibili, costretta a chiudere dopo un anno perchè lasciata sola dalle istituzioni e per non essersi "piegata alle regole non scritte" (vedi articolo). Oggi si registra la riflessione della consigliera comunale di Cambiamo Messina dal basso Lucy Fenech, che pubblichiamo. A quanto pare è iniziato il dibattito.

“La Carità non avrà mai fine, nemmeno se le amministrazioni comunali non ti aiutano”

Sulla storia dell’associazione INVISIBILI della quale, nei mesi scorsi, avevo letto diversi commenti sui social, avevo avuto (come tanti suppongo) un senso di amarezza per il fatto che l’amministrazione non fosse ancora riuscita a dare a questa associazione la sede che avevano richiesto. Senso di amarezza che è rimasto fino a ieri, fin quando non ho letto l’articolo a riguardo su Tempostretto.

Ho sempre considerato il servizio di questa associazione un servizio utile, bello, importante.

L’articolo di oggi però che riporta un virgolettato dei responsabili dell’associazione mi ha come scosso da un torpore e ha accesso in me un fuoco così forte, animato da sconcerto ed indignazione da non permettermi di stare in silenzio.

Ammettiamo che questa amministrazione abbia sbagliato; che per non aver dato la sede richiesta ad un’associazione così meritevole si meriti di non essere considerata l’amministrazione degli ultimi. (Cosa che, a mio avviso, meriterebbe mancanze più gravi e dovrebbe non tenere conto anche di segnali, piccoli magari, simbolici, ma così forti che anche i sordi avrebbero dovuto sentire ed i ciechi vedere. Tra questi di sicuro c’è “La casa di Vincenzo”). Ammettiamo pure che l’amministrazione sia in difetto.

Non importa difendere l’amministrazione in questa storia, quello che ho letto mi ha fatto fare riflessioni più profonde, legate al mio percorso di vita e non alla mia carica politica.

Mi sono chiesta: è possibile che un’associazione che fa un servizio così importante chiude perché l’amministrazione comunale non gli dà una sede?
NO! Per me non è possibile, non ha alcun senso, non si spiega a nessun livello.

E ancora: è possibile affermare Se vive o non vive l’associazione “Gli invisibili” non cambiano le sorti della città o della nazione, ma se vogliamo ricordare quel detto che dice : “chi salva una vita salva il mondo intero”?

NO! Delle due, l’una. O credo davvero che se salvo una vita salvo il mondo, e quindi, a questo non si può rinunciare per mancanza di una sede che il comune non mi ha dato, perché salvare vite ha un valore ben più grande. O credo questo o credo che se non vive non cambia le sorti della città, e che uno non è come il mondo.

E’ possibile affermare: “Abbiamo deciso di chiudere e far morire l’associazione perché crediamo nei suoi principi etici e morali, perché non abbiamo fatto nulla per interesse o per vana gloria, ma solo per amore di tutte quelle persone che ci hanno teso una mano in segno di aiuto e per tutte quelle persone che ci hanno teso una mano piena di doni…… è vero, il gruppo in tutti questi mesi non è mai morto sol perché tutte quelle volte in cui, come dice qualcuno “…se ci tengo ad ottenere una cosa, faccio 3000 solleciti altro che aspettare i comodi dell’impiegato comunale di turno….” o “….meglio avere la scusa del dirigente lavativo, gettare la colpa al sindaco e mollare tutto facendo la figura delle eroine bistrattate….”, non ha accettato di abbassare il capo!”?

No! Ho conosciuto nell’arco di 20 anni di servizio decine di persone che non hanno abbassato il capo, che hanno chiesto un aiuto alle amministrazioni, non l’hanno avuto e a testa ALTA hanno trovato soluzioni alternative. Sono andate avanti. Non si sono fermate.

Non posso credere, nemmeno per un attimo, che un’associazione “di qualche migliaia di persone” abbia dei responsabili che non trovino 200, 300, 500 euro al mese per affittare una sede. Autotassandosi, lanciando un appello alla città, facendo un’iniziativa di autofinanziamento o rinunciando ad aiutare qualcuno: invece che ad esempio venti famiglie, diciotto, sedici e impiegando la restante cifra per l’affitto. Se ne aiutano meno, ma non si elimina il servizio. Quelle aiutate saranno sempre un mondo salvato, secondo il principio che i responsabili dell’associazione citano.

Attenzione, io credo fortemente in questo principio! Una suora comboniana rispose alla domanda: perché fai tutta questa fatica, tutta questa strada per una sola persona? Davanti a Dio uno è come tutti! – disse. Da allora io queste parole non le ho più dimenticate.

Mi INDIGNA sentire affermare: “Laddove l’associazione avesse accettato supinamente le regole di questa società ormai irrecuperabile, sarebbe stata la sua morte! Recandosi dietro la porta dell’assessore di turno, al solo fine di ottenere ciò che di diritto andava riconosciuto.”

Perché ci sono decine, centinaia di persone che operano per amore in questa città, a servizio dei poveri di questa città e in silenzio, senza mai nemmeno avere pensato di dover andare a bussare a nessuna porta. Dove sta scritto che bisogna bussare ad una porta per mettersi a servizio dei poveri?

Oggi ho cominciato seriamente a chiedermi perché da mesi tutto questo clamore da questa associazione??

È gravissimo, a mio avviso, affermare nel disfattismo più totale che “la morte de Gli Invisibili non rappresenta un fallimento di qualche migliaia di persone e dei suoi ideatori, ma il fallimento della società, il fallimento di una amministrazione comunale, il fallimento di una politica asservita a regole balorde”.

Per fortuna la società non fallisce per questo, certo è una sconfitta ma: non falliranno le persone che ogni lunedì sera in stazione anonimamente da anni si riuniscono senza alcuna associazione di fatto per dare da mangiare a chi sta per strada. Da anni! Ne avete mai sentito parlare? Senza fondi. Ognuno porta da casa il cibo, preparato con una cura nei particolari che ha del commovente perché segno del rispetto e dell’amore per chi servono. Loro non falliscono.

Né fallisce il gruppo che va il mercoledì sempre in stazione.

Né falliscono le decine di volontari nelle case di accoglienza di questa città.

Né falliscono le iniziative di singoli appassionati che per 20 anni da soli (senza voler essere associazione) hanno regalato vita a decine di disabili.

Né falliscono le altre migliaia di volontari che in silenzio donano sollievo ad anziani, poveri, malati e ai più fragili della nostra società.

Sono solo briciole di esempi di un amore che in silenzio opera in questa città, alla quale non si può e non si deve mancare di rispetto, perché questi non sono esempi di “società ormai irrecuperabile”.

Mi spiace, ma parlo di ciò che ho visto, vissuto, sperimentato sulla mia pelle. Per 18 anni insieme a diversi amici abbiamo inventato iniziative per raccogliere fondi per i poveri e altrettante per autofinanziare l’associazione di volontariato che le promuoveva. Questa esperienza mi dà oggi la certezza che l’Amore è creativo e che trova la via per poter amare.

Per cui davvero mi auguro che l’associazione non muoia ma che trovi la forza per non fare mancare un prezioso servizio alla città.

Ha ragione nostro Signore quando dice che i poveri li avremo sempre con noi, ma dice anche, per fortuna, che la Carità non avrà mai fine, nemmeno se le amministrazioni comunali non ti aiutano.

Lucy Fenech- Cambiamo Messina dal basso

12 commenti

  1. questa signora si indigna, ma dovrebbe davvero sforzarsi di capire che il suo ruolo non è quello di indignarsi, ma trovare soluzioni.

    ha perso una mezz’ora del suo tempo a scrivere una filippica (anche offensiva). i consiglieri sono pagati per fare altro.

    avrei capito molto di più un messaggio asettico e cinico (poiché cinica deve essere la gestione della cosa pubblica che guarda il generale e non il particolare). avrei infatti compreso e forse condiviso una negazione della sala con una motivazione burocratica del tipo “l’associazionismo e il volontariato non possono reggersi sulle spalle del comune, esistono molte associazioni che in silenzio e senza aiuti operano, lo facciano anche loro”.

    non capisco invece per nulla un intervento che a detta della scrivente vuole essere mosso dall’amarezza e (mi pare di capire) dall’indignazione.

    ad oggi l’amministrazione si sta dimostrando incapace di venire incontro alle esigenze degli ultimi, e la casa di vincenzo per un osservatore attento equivale al nulla se inserita in un contesto cittadino come quello di messina.

    i consiglieri animati da tale fuoco dovrebbero chiedersi se il lavoro che stanno facendo (unitamente a quello dell’amministrazione) vale i soldi che prendono.

    poi i consiglieri di cmdb dovrebbero prendere in mano il loro programma, leggerlo, ed onestamente rispondere “ma in diciotto mesi, cosa abbiamo fatto del nostro programma?”.

    anche io da cittadino sono indignato. indignato per una città che ha sostenuto e votato un cambiamento e non urla il proprio fastidio nei confronti di queste persone elette che fanno passare bilanci e piani invotabili, che non rispettano i programmi elettorali, che arrivano ad attaccare chi (in maniera pelosa o meno, a me non importa) per mesi si è sostituito a loro nel portare conforto a persone in difficoltà.

    io non provo amarezza. provo delusione.

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  2. questa signora si indigna, ma dovrebbe davvero sforzarsi di capire che il suo ruolo non è quello di indignarsi, ma trovare soluzioni.

    ha perso una mezz’ora del suo tempo a scrivere una filippica (anche offensiva). i consiglieri sono pagati per fare altro.

    avrei capito molto di più un messaggio asettico e cinico (poiché cinica deve essere la gestione della cosa pubblica che guarda il generale e non il particolare). avrei infatti compreso e forse condiviso una negazione della sala con una motivazione burocratica del tipo “l’associazionismo e il volontariato non possono reggersi sulle spalle del comune, esistono molte associazioni che in silenzio e senza aiuti operano, lo facciano anche loro”.

    non capisco invece per nulla un intervento che a detta della scrivente vuole essere mosso dall’amarezza e (mi pare di capire) dall’indignazione.

    ad oggi l’amministrazione si sta dimostrando incapace di venire incontro alle esigenze degli ultimi, e la casa di vincenzo per un osservatore attento equivale al nulla se inserita in un contesto cittadino come quello di messina.

    i consiglieri animati da tale fuoco dovrebbero chiedersi se il lavoro che stanno facendo (unitamente a quello dell’amministrazione) vale i soldi che prendono.

    poi i consiglieri di cmdb dovrebbero prendere in mano il loro programma, leggerlo, ed onestamente rispondere “ma in diciotto mesi, cosa abbiamo fatto del nostro programma?”.

    anche io da cittadino sono indignato. indignato per una città che ha sostenuto e votato un cambiamento e non urla il proprio fastidio nei confronti di queste persone elette che fanno passare bilanci e piani invotabili, che non rispettano i programmi elettorali, che arrivano ad attaccare chi (in maniera pelosa o meno, a me non importa) per mesi si è sostituito a loro nel portare conforto a persone in difficoltà.

    io non provo amarezza. provo delusione.

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  3. Io
    Mi vergogno sempre più di essere rappresentato da questi signori.. Siete peggio di chi vi ha preceduto…

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  4. Io
    Mi vergogno sempre più di essere rappresentato da questi signori.. Siete peggio di chi vi ha preceduto…

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  5. Questa volta ha il mio massimo consenso .

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  6. Questa volta ha il mio massimo consenso .

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  7. La signora Lucia Fenech si arrampica sugli specchi e per arrampicarsi trova giusto contrattaccare e fare polemica prima ancora di trovare, anche se in ritardo massimo, una soluzione e di chiedere scusa per le mancanze dell’amministrazione comunale che, invece, nel caso di iniziative etichettate cmdb si è prodigata al di là di ogni ragionevole buonsenso.
    E attacca le persone che non si fanno “griffare” diffamandole ed infangandole, perché il suo discorso, prima ancora di entrare nel merito sottointende “Chissà quello che c’è dietro”……
    Dietro non c’è nulla signora Fenech, dietro c’è la vostra incapacità e la vostra ignavia.

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  8. La signora Lucia Fenech si arrampica sugli specchi e per arrampicarsi trova giusto contrattaccare e fare polemica prima ancora di trovare, anche se in ritardo massimo, una soluzione e di chiedere scusa per le mancanze dell’amministrazione comunale che, invece, nel caso di iniziative etichettate cmdb si è prodigata al di là di ogni ragionevole buonsenso.
    E attacca le persone che non si fanno “griffare” diffamandole ed infangandole, perché il suo discorso, prima ancora di entrare nel merito sottointende “Chissà quello che c’è dietro”……
    Dietro non c’è nulla signora Fenech, dietro c’è la vostra incapacità e la vostra ignavia.

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  9. Riconosco in quello che invoca lei, i tratti di una caratteristica sconosciuta ai più a Messina.
    Si chiama professionalità.
    Leggo dai suoi commenti che lei ne conosce il valore.
    È giusto quanto preteso.
    Concordo

    Salvatore

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  10. Riconosco in quello che invoca lei, i tratti di una caratteristica sconosciuta ai più a Messina.
    Si chiama professionalità.
    Leggo dai suoi commenti che lei ne conosce il valore.
    È giusto quanto preteso.
    Concordo

    Salvatore

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  11. A me basterebbe che qualcuno della giunta rispondesse alla fatidica domanda.
    Domanda che per altro nonostante il pezzo riportato su Tempo Stretto nessuno dei giornalisti le ha ancora posto.
    Perché è stata rifiutata la sede?
    Tutto il resto per quanto mi riguarda, considerazioni filosofiche comprese, sia che esse vengano dalla stampa che dalla giunta stessa, semplicemente non mi interessa.
    Dopo tre articoli sul caso qualcuno si è premurato di chiedere le cause del rifiuto?
    Dovremo attenderci altri articoli su base filosofica, oppure, perdonate l’arroganza, vi deciderete a fare chiarezza, ovvero giornalismo.

    Salvatore

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  12. A me basterebbe che qualcuno della giunta rispondesse alla fatidica domanda.
    Domanda che per altro nonostante il pezzo riportato su Tempo Stretto nessuno dei giornalisti le ha ancora posto.
    Perché è stata rifiutata la sede?
    Tutto il resto per quanto mi riguarda, considerazioni filosofiche comprese, sia che esse vengano dalla stampa che dalla giunta stessa, semplicemente non mi interessa.
    Dopo tre articoli sul caso qualcuno si è premurato di chiedere le cause del rifiuto?
    Dovremo attenderci altri articoli su base filosofica, oppure, perdonate l’arroganza, vi deciderete a fare chiarezza, ovvero giornalismo.

    Salvatore

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