La curiosa vicenda avvenuta nel 2019 dopo che un automobilista aveva occupato abusivamente uno stallo per disabili
Milazzo – A leggerlo nel chiaro scuro delle carte giudiziarie, l’episodio avvenuto a Milazzo appare singolare e curioso. In verità tra le montagne di fascicoli che pesano sulla giustizia, anche in termini di costi, sono parecchie quelli che nascono da liti sorte per una multa.
Il processo
Anche nel caso dell’ispettore di polizia municipale di Milazzo al centro di questo processo tutto è accaduto durante la contestazione di una infrazione stradale. Processo definito con una “doppia” sentenza di assoluzione dal Tribunale di Barcellona.
L’episodio risale al giugno 2019. L’accompagnatrice di un disabile ha avvisato la Polizia Municipale perché lo stallo riservato era occupato da un’auto parcheggiata abusivamente. Quando l’agente 54enne giunge sul posto si trova anche l’automobilista, un 58enne mamertino, che pretende di allontanarsi senza attendere il carro attrezzi. Quello che succede dopo è facilmente intuibile. “Me lo impedisci tu di andare via? Chi sei tu per impedirmelo?”, avrebbe detto il 58enne, si legge nei verbali.
Multa o incidente?
Insomma, multa staccata, parapiglia generale, e ben due querele reciproche. L’ispettore della Municipale denuncia infatti il conducente per essersi rifiutato di fornirgli i documenti, averlo “spostato” fisicamente, fatto cadere a terra e aver tentato di investirlo con la Fiat Panda, nel tentativo di allontanarsi. Il 58enne risponde con una querela per calunnia: “Si è inventato l’incidente”, dice al giudice. “Buffone, ti sei buttato a terra per fare scena? Ho tanti testimoni per attestarlo?”.
La sentenza
Il processo è stato celebrato dal giudice monocratico di Barcellona Giovanni Mannuccia: da un lato il conducente accusato di calunnia e resistenza a pubblico ufficiale, difeso dall’avvocato Guglielmo D’Anna, dall’altro l’ispettore della Municipale anche lui querelato, assistito dagli avvocati Andrea Caristi e Francesco Carrozza. La sentenza è chiara: assoluzione per entrambi perché il fatto non sussiste: le due imputazioni, nella loro formulazione letterale, risultano oggettivamente inconciliabili: non è possibile che l’ispettore sia stato realmente urtato e fatto cadere, e allo stesso tempo abbia simulato quella caduta per accusare falsamente il cittadino.
