Non lasciate la casa sola. In particolare se in affitto e in zona periferica e popolosa

Non lasciate la casa sola. In particolare se in affitto e in zona periferica e popolosa

Gigi Giacobbe

Non lasciate la casa sola. In particolare se in affitto e in zona periferica e popolosa

sabato 09 Febbraio 2013 - 17:20

Bella prova d'attore di Rolando Ravello alla Sala Laudamo sino a domani

Calatevi per un attimo nei panni di Agostino Salvatori. Un operaio di 40 anni che assieme alla sua famiglia (moglie polacca, due figli adolescenti e un nonno scorbutico) vive in un appartamento di 60 mq in affitto al 4° piano d’un palazzone alla periferia romana di Tor Bella Monaca, come dire una borgata molto popolosa considerata dai media la Scampia napoletana, il Librino catanese, lo Zen palermitano o il Mangialupi messinese, o qualunque altra periferia delle nostre belle città italiche. Fate finta ora di recarvi in chiesa, con gli abiti della domenica, assieme ai vostri familiari per portare il figlio all’altare per la prima comunione. Adesso, di ritorno a casa, per festeggiare l’evento vi accorgete che la chiave non riesce più ad aprire la vostra porta. Dopo pochi secondi udite dei suoni e capite che un’altra famiglia s’è installata abusivamente all’interno, anzi che degli sconosciuti hanno rubato la vostra casa. Cosa fate? Andate dai carabinieri, da un avvocato, dal vostro padrone di casa a chiedere conto e ragione. Questo ha fatto Agostino e questo farebbe chiunque nella stessa situazione. Solo che quel poveraccio non avendo un pezzo di carta per dimostrare che l’appartamento è suo, ogni sua rimostranza naufraga miseramente. Un fenomeno reale che investe ormai qualunque periferia italiana dove vige la legge del Far West, del più forte e del più furbo che sopprime il più debole. Nel caso che si racconta, Agostino pagava l’affitto ad un padrone di casa che non era il vero padrone di casa, ma una sorta di “malamente” che era entrato in possesso dell’immobile dopo aver avuto una tresca con una straniera, tornatasene al suo paese dopo la morte del marito (vero e primo assegnatario della casa popolare negli anni ’70), facendogli pure dire ad un tratto che “le case sono di chi se le piglia”. Un bottino di guerra che il nostro piccolo eroe decide di riconquistare a modo suo: ossia quello di occupare il pianerottolo dormendo nei sacchi a pelo insieme a tutta la sua famiglia e iniziare così la sua battaglia personale. Intanto suo figlioletto in un tema in classe racconta la paradossale situazione che sta vivendo, il nonno diventa sempre meno tollerante, la figlia sbuffa, la moglie vuole lasciarlo, i vicini solidarizzano con Agostino che ad un tratto pensa pure di rivolgersi a dei delinquenti prezzolati per dare una severa lezione a quella famiglia rumena che non solo è dentro casa sua ma utilizza pure mobili, divani, suppellettili e elettrodomestici comprati faticosamente da lui. Come fare per espugnare quel fortino? Come fare per entrare dentro? Con l’aiuto di suo cognato, marito di sua sorella, il colpo riesce. Ma nel momento in cui quel suo parente acquisito dovrebbe lasciare l’uscio aperto, dirà ad Agostino che non se ne andrà via e che occuperà la casa assieme ai cinque componenti della sua famiglia. Agostino adesso è disperato e non sa più a quale santo rivolgersi. Ma la fortuna finalmente lo bacerà: il suo cosiddetto padrone di casa aiutato dal figlio ha tentato d’incendiare una roulotte di rom e andrà in galera per un po’ di anni e Agostino potrà occupare “abusivamente” l’appartamento di quell’infame. Fatto realmente accaduto a Roma al protagonista che si chiama Agostino Salvatori da cui Massimiliano Bruno ha tratto “Agostino, Tutti contro tutti”, un testo di un’ora e venti minuti che si gode tutto d’un fiato, cui ha contribuito ad un indiscusso successo la regia di Lorenzo Gioielli, meticolosa, precisa, giocata tutta sui ritmi, la scena minimalista di Claudia Cosenza (suoi pure i costumi) dove campeggia un portoncino di casa color pastello con spioncino e pomello in evidenza, le accattivanti, illustrative e quasi ventriloquianti canzoni e musiche di Alessandro Mannarino e soprattutto la formidabile interpretazione di Rolando Ravello nel ruolo di Agostino, che tutto da solo in scena impersona almeno una quindicina di personaggi, nonni, mogli, figli, insegnanti, compagni di scuola, sacerdoti, delinquenti e i nuovi occupanti della casa, disegnando un affresco comico e struggente della nostra epoca e dell’eterna lotta a cui si è costretti per non soccombere all’arroganza ed alla sopraffazione. Molti e calorosi gli applausi per uno spettacolo molto apprezzato. Gigi Giacobbe

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007