Alluvione nel messinese, ecco perché con soli 10 mm di pioggia è tutto sott'acqua

Alluvione nel messinese, ecco perché con soli 10 mm di pioggia è tutto sott’acqua

Daniele Ingemi

Alluvione nel messinese, ecco perché con soli 10 mm di pioggia è tutto sott’acqua

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sabato 10 Ottobre 2015 - 13:10

Tantissima acqua caduta a monte sui Peloritani meridionali all'origine delle lunghe onde di piena scivolate fra milazzese e barcellonese

Purtroppo, come si temeva, questa ondata di maltempo ha colpito duramente il messinese, in particolare i comuni della fascia ionica e il versante orientale dei monti Peloritani, dove come da previsioni si sono verificati forti nubifragi che nel giro di poche ore sono riusciti a scaricare accumuli di oltre 150-200 mm a monte. Parliamo di accumuli degni di una alluvione lampo, un po' gli stessi quantitativi osservati la scorsa settimana nella gravissima alluvione lampo che ha colpito la Costa Azzurra. A scanso di equivoci bisogna puntualizzare che la parte più consistente delle precipitazioni, quelle veramente torrenziali, ha colpito la fascia ionica, da Sant’Alessio a Capo Alì, e il crinale dei Peloritani meridionali, dove in pochissime ore si sono accumulati oltre 220 mm di pioggia. Il dato della stazione SIAS di Antillo mette in evidenza la dinamica dell’evento precipitativo, con oltre 223 mm caduti in poche ore. Proprio da qui sono partite le ondate di piena dei torrenti che hanno poi inondato le pianure del milazzese e il barcellonese. Sulla fascia tirrenica, invece, le precipitazioni, a differenza da quel che si dice, sono risultate davvero irrisorie, tanto che a Milazzo in totale sono caduti solo 10 mm, mentre più a monte di Barcellona Pozzo Gatto il paese di Castroreale non ha varcato nemmeno i 28 mm. Bisogna andare più a monte per vedere accumuli pluviometrici veramente significativi con i 96 mm di San Pierniceto. Quindi non c’è stato alcune effetto “Alcantara-Agrò”, come erroneamente riportato da qualcuno, anche perché con questo tipo di dinamica le aree a cavallo del barcellonese e milazzese dovevano essere investito in pieno dai temporali più violenti che scavalcavano i Peloritani, sotto la spinta delle impetuose raffiche di scirocco. In questo caso l’evento alluvionale che ha flagellato la valle del Mela e il barcellonese è stato originato dalle abbondantissime precipitazioni (qui parlano i 223 mm ad Antillo) cadute sul settore più interno della valle d’Agrò e lungo il crinale retrostante.

Tutta quest’acqua venuta giù in poco tempo sulle vette dei Peloritani non poteva essere smaltita dai terreni, già inzuppati dai temporali delle ore precedenti, precipitando a valle e riempendo i vari bacini idrografici dei Peloritani meridionali con onde di piena veramente impressionanti che hanno trascinato a valle di tutto, dagli alberi alle automobili. Ciò spiega perché molti centri abitati del milazzese e del barcellonese siano finiti improvvisamente sott’acqua, anche se son caduti non più di 10-20 mm (piogge normalissime per un temporale autunnale). Cosa che non deve stupirci più di tanto visto che già in passato le zone tirreniche del messinese hanno subito diversi eventi alluvionali (onde di piena scivolate dai Peloritani), ben più disastrosi di quest’ultimo, pur non vedendo precipitazioni particolarmente eccessive. Del resto non bisogna aspettare le prime perturbazioni autunnali per ricordarci che il messinese è una delle aree più vulnerabili al rischio idrogeologico e all’esposizione agli eventi alluvionali lampo. Il fattore orografico e la complessa composizione geomorfologica del territorio messinese possono agevolare degli eventi rapidi ma dagli esiti davvero devastanti. Sin dai tempi antichi si hanno tracce di alluvioni particolarmente distruttive che hanno causato degli spopolamenti lungo le aree costiere, in prossimità dei principali corsi d’acqua. Anche le aree del messinese tirrenico, ciclicamente, sono state duramente colpite da eventi meteorologici cosi estremi, ma rapidamente dimenticati dalla memoria corta degli uomini, da mettere sott’acqua interi centri abitati, interrando paesi e abitazioni.

Daniele Ingemi

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