La condotta dell’Alcantara è danneggiata. L’Amam promuoverà un tavolo per trovare soluzioni

Se ne riparla ogni qualvolta si verifica un’emergenza idrica e, di recente, è capitato fin troppo spesso. L’ultima frana sulla conduttura del Fiumefreddo, che lascerà Messina senz’acqua almeno fino a mercoledì, è stata probabilmente, per restare in tema idrico, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Anzitutto è bene chiarire un aspetto: la condotta dell’Alcantara, in uso al Comune di Messina fino a sette anni fa, non è la soluzione a tutti i mali. Può portare 200 o al massimo 250 litri al secondo quando per garantire un approvvigionamento ampio e omogeneo in città ne servirebbero altri 900. Di certo sarebbe un aiuto, soprattutto in condizioni di emergenza come quelle attuali e soprattutto per la zona nord, visto che il recapito finale è al serbatoio di Tremonti.

Il problema è che in questo momento non è utilizzabile e i motivi sono stati spiegati dal direttore generale dell’Amam, Luigi La Rosa: “E’ in più punti in condizioni molto precarie e risulta interrotta tra Alì e Scaletta a causa, anche lì, di una frana. La tubazione originale, da 75 centimetri, non è mai stata ripristinata ed è stata creato un bypass di 15-20 centimetri per consentire di alimentare l’ultima presa attiva, quella del Comune di Scaletta. Lì arrivano solo 15 o 20 litri al secondo, di cui la metà serve il Comune di Scaletta e l’altra metà si riversa nel torrente Giampilieri”.

Lo spreco attuale è, dunque, di appena 10 litri al secondo. Sempre di spreco si tratta ma quasi inutile ai fini della distribuzione idrica in città, anche perché in città non potrebbe mai arrivare visto che c’è un’altra criticità a Piano Bagni di Santa Margherita, mai riparata.

Quando si parla dell’Alcantara si fa sempre riferimento all’altissimo costo dell’acqua, 69 centesimi al metro cubo, rispetto a quello del Fiumefreddo che è di soli 8-10 centesimi al metro cubo, corrispondente al solo costo di sollevamento e distribuzioni, visto che il Comune ha la concessione. Il problema dei costi è sicuramente da affrontare ma non può essere avulso da quello strutturale. E’ un po’ un cane che si morde la coda: Sicilia Acque, l’azienda che gestisce la conduttura dell’Alcantara, opererebbe costosi e lunghi (anche due o tre mesi) interventi di riparazione solo se poi la città di Messina acquistasse l’acqua, per rientrare almeno delle spese; ma, per Messina, 69 centesimi al metro cubo è un prezzo improponibile, che andrebbe ad influire sui costi delle bollette.

Quali, allora, le soluzioni? “In condizioni di emergenza come le attuali, acquisteremmo persino a quel prezzo – riprende La Rosa -. Ma la questione deve essere oggetto di concertazione tecnico-politica alla Regione, che tra l’altro ha una partecipazione del 25 % in Sicilia Acque. Poi, anche se è difficile, bisognerebbe trovare fonti alternative di approvvigionamento idrico ma neanche il piano regolatore degli acquedotti ha individuato zone diverse di produzione, ritenendo sufficienti il Fiumefreddo e la Santissima, che invece non lo sono perché possono andare in crisi a causa delle condizioni idrogeologiche del territorio”.

Sullo stesso tema anche il presidente dell'Amam, Leonardo Termini: "Faremo un tavolo tecnico per trovare soluzioni, non abbiamo verità in tasca. Sicuramente ne elaboreremo alcune, anzi il direttore ha già delle idee che però vanno confrontate con il nostro azionista, che è il proprietario delle reti, e con tutti gli organi preposti. Di certo non stiamo con le mani in mano, ne abbiamo già parlato con il Comune e ci attiveremo subito al termine dell’emergenza per risolvere la questione insieme alla Regione”.

(Marco Ipsale)