La distruzione delle spiagge nell’attuale periodo di cambiamento climatico

La distruzione delle spiagge nell’attuale periodo di cambiamento climatico

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lunedì 15 Marzo 2010 - 10:15

Le riflessioni del prof. Ortolani sull'erosione costiera e ipotesi di approfondimento sulla vallata di Fondachelli Fantina

Alla foce del Simeto sono “svaniti” 170 metri di costa in 30 anni. Alla foce del Volturno sono stati erosi oltre 1000 m di spiaggia in circa 40 anni mentre alla foce del Biferno sono stati distrutti circa 1300 m di costa in 100 anni.

Quasi tutti i litorali sabbiosi italiano sono minacciati da una irrefrenabile erosione. Che sta succedendo? Di chi è la colpa? Che si può fare?

Per capirlo a abbiamo contattato il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II.

-Bene hanno fatto gli autori degli studi ad evidenziare le invasive attività antropiche effettuate nel bacino idrografico e nella zona di foce che hanno sostanzialmente modificato la naturalità degli ambiti fluviali. Va precisato che tutti gli interventi che impediscono ai sedimenti sabbioso-ghiaiosi di raggiungere naturalmente il mare rappresentano un serio attacco alla vita delle spiagge che si alimentano con i detriti erosi nei bacini imbriferi. Molti interventi sono stati realizzati senza una minima valutazione degli impatti ambientali sulla costa; altre opere vengono realizzate con valutazioni degli impatti di pura facciata-.

Le responsabilità dell’uomo sono quindi così palesi, oppure si tratta di un fenomeno naturale ?

-Da anni sono stati effettuati studi per ricostruire l’evoluzione dei litorali durante il periodo storico nell’Area Mediterranea, al fine di individuare le naturali modificazioni che hanno caratterizzato gli ambienti costieri prima della invasiva antropizzazione degli ultimi 100 anni. I risultati acquisiti evidenziano che la crescita e distruzione dei litorali sabbioso-ghiaiosi si è verificata varie volte e che le modificazioni naturali sono state causate dalle variazioni climatiche plurisecolari. Durante i periodi piovosi, come ad esempio tra il 1750 e l’inizio del 1900, si è avuta la costruzione delle spiagge grazie al trasporto e accumulo lungo costa di ingenti volumi di sedimenti che hanno determinato una accrescimento delle spiagge di entità variabile dalle decine di m ad oltre 1000 metri. Durante i periodi meno piovosi come quello attuale i sedimenti trasportati fino al mare non sono sufficienti a conservare la linea di riva precedentemente conquistata; è inevitabile una progressiva ed inarrestabile erosione con progressiva scomparsa di decine e centinaia di metri di spiaggia. Gli interventi umani si sono inseriti nella fase di crisi di rifornimento di sedimenti per cui hanno aggravato una situazione già naturalmente critica. Ne discende che anche senza alcun intervento umano l’erosione vi sarebbe stata lo stesso, certamente meno intensa, ma vi sarebbe stata. Lo testimoniano le varie decine di metri scomparsi in alcune decine di anni lungo spiagge a valle di bacini imbriferi non interessati da sbarramenti artificiali. Anche eliminando tutti gli ostacoli creati dall’uomo lungo i corsi d’acqua non si restaurerebbero le spiagge così come le abbiamo ereditate all’inizio del 1900-.

Quali sono le possibili soluzioni?

-Considerando che l’erosione delle spiagge proseguirà imperterrita causando una ulteriore e irreversibile distruzione delle spiagge, almeno finchè perdureranno (circa 100-150 anni ancora in relazione ai cambiamenti climatici ciclici) condizioni climatiche simili a quelle che hanno caratterizzato gli ultimi 100 anni, è stata proposta la possibilità di effettuare ripascimenti delle spiagge con sedimenti simili a quelli esistenti prelevabili mediante il restauro ambientale delle cave di roccia e delle fiumare nel cui fondo valle si trovano milioni di metri cubi di sedimenti che non raggiungeranno mai (con le attuali caratteristiche idrologiche) le spiagge. E’ evidente che si tratterebbe di avviare una pianificazione ecocompatibile che miri al restauro ambientale delle valli e dei versanti manomessi dalle cave e al ripristino duraturo delle spiagge ricostruendo la morfologia che le caratterizzava all’inizio del secolo scorso-.

Ad esempio?

-I rilievi eseguiti recentemente da tutto il team guidato dall’Architetto Giuseppe Aveni e dall’ing. Melo Citraro insieme al mio collaboratore, Spizuoco, e ai tecnici dell’Associazione MeteoWeb nella valle di Fondachelli Fantina hanno evidenziato che, nelle attuali condizioni climatiche, l’enorme volume di sedimenti che da molti anni si riversano nell’alveo determinando anche situazioni di locale pericoloso sbarramento, non viene trasportato naturalmente fino al mare. Ne consegue che le spiagge sono sempre più interessate da grave ed irreversibile erosione che sta minando l’economia turistica balneare. Si ritiene necessario effettuare una indagine multidisciplinare di tutto il bacino idrografico al fine di mettere a punto un progetto di riqualificazione e valorizzazione ambientale e di tutela delle infrastrutture e dei centri abitati che comprenda anche un restauro geoambientale ecocompatibile delle spiagge-.

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