L'energia della terra di Sicilia

L’energia della terra di Sicilia

Redazione

L’energia della terra di Sicilia

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martedì 29 Aprile 2008 - 11:14

Il Cnr di Messina protagonista di una sorprendente ricerca. I pigmenti di frutta e verdura utilizzati per produrre corrente

Lo scorso mese di gennaio l’Unione Europea ha varato il suo pacchetto legislativo su energia e clima che, tra le altre cose, stabilisce che, entro quella data, vi debba essere un consistente aumento della produzione di energia rinnovabile, la quale dovrà rappresentare il 20% del consumo totale.

Tanto, dunque, si dovrà lavorare nel prossimo decennio per giungere a potenziare i sistemi eolico e fotovoltaico ma, ciò che sembra futuristico, in qualche caso, è già realtà. Ed il futuro parte proprio da Messina.

Una interessante indagine svolta dal Cnr di Messina e sviluppata da Gaetano Di Marco e Giuseppe Calogero, ricercatori dell’Istituto per i Processi Chimico Fisici, riguarda, infatti, lo studio delle proprietà fotochimiche e fotofisiche di alcuni materiali utili per la conversione di energia solare in energia elettrica.

Molecole particolari? Sì, quelle dei prodotti della nostra terra! Grazie alle “antocianine-, sostanze che danno colore ad alcuni vegetali come l’arancia o la melanzana è, infatti, possibile realizzare pannelli fotovoltaici “biologici-, cioè in grado di sfruttare, per il loro funzionamento, la fotosintesi clorofilliana.

“Dal 2004 – ci ha spiegato Giuseppe Calogero (nella foto) – abbiamo utilizzato per la nostra ricerca i pigmenti naturali vegetali, in particolare quelli delle arance rosse di Sicilia, dei vini e delle uve, e di melanzane, cavolfiore viola catanese, cavolo cappuccio agrigentino, radicchio rosso e more, cioè prodotti che sono presenti in abbondanza sul nostro territorio e che sono privi di tossicità, sono biodegradabili e non sono inquinanti-.

I risultati sono stati sorprendenti: il succo di Moro di Lentini e la buccia della melanzana di Messina sono tra i pigmenti naturali più elettrici e si preventiva che nel prossimo futuro la loro efficienza energetica possa aumentare ulteriormente.

– Quali sono vantaggi di questa tecnologia rispetto a quella attuale, che utilizza il silicio?

“Ve ne sono molteplici – continua il ricercatore messinese – giacché questa presuppone un basso costo sia energetico che finanziario. Inoltre funziona anche in condizioni di scarsa illuminazione per applicazioni dentro le mura domestiche e presenta la possibilità di utilizzare più coloranti, aumentando la sensibilità del film dove il silicio non è sensibile. I costi di installazione sono trascurabili ed ha il pregio di integrarsi con i criteri di bellezza artistica ed architettonica. Infine, è resistente alle radiazioni infrarosse, ha un basso impatto ambientale ed ha più del 90% di riciclabilità dei materiali impiegati-

– Ci sono anche degli svantaggi?

“Attualmente il rendimento energetico di queste celle solari si attesta all’1-2%, ma potenzialmente può essere portato sino all’8%. Si tratta di valori più bassi rispetto a quelli del silicio, ma sono pur sempre misure promettenti. Infatti, rispetto agli studi condotti al dipartimento di Chimica dell’Università di Ferrara, il primo ad occuparsi di celle fotoelettrochimiche, a Messina siamo riusciti a trovare dei metodi naturali per rendere stabili questi pigmenti che, una volta estratti, vengono rapidamente ossidati dall’ossigeno presente nell’atmosfera. Attualmente si è arrivati ai quattro mesi di stabilità. Se, dunque, i pannelli organici non avranno mai lo stesso rendimento energetico di quelli al silicio, saranno sicuramente competitivi per costo di produzione e vantaggi ecologici-.

Miraggi? No, se è vero come è vero che tra pochi mesi Ventotene inizierà la conversione dell’illuminazione stradale a fotovoltaico. Sull’isola che, grazie ai finanziamenti della Regione Lazio, si sta preparando a diventare la prima comunità ecosostenibile d’Italia, verranno testati anche i pannelli a base di arance e melanzane.

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