25 giugno 2002: quando Accorinti salì sul pilone per gridare no al Ponte

25 giugno 2002: quando Accorinti salì sul pilone per gridare no al Ponte

Rosaria Brancato

25 giugno 2002: quando Accorinti salì sul pilone per gridare no al Ponte

lunedì 25 Giugno 2012 - 15:11

Dieci anni fa Renato Accorinti salì sul pilone di Torre Faro e trascorse lassù una notte per protestare contro la realizzazione del ponte. Da quel gesto scaturirono numerose iniziative che consentirono anche una diversa e capillare organizzazione del fronte contrario alla costruzione dell'opera.

Era il 25 giugno del 2002. Quella sera Renato Accorinti cambiò il modo di dire no al ponte: si armò di volontà, coraggio e sacco a pelo e si arrampicò sul pilone di Torre Faro, per trascorrere la prima notte di protesta. Arrivato in cima vi mise lo striscione “No al ponte”. Quel puntino colorato a 220 metri sul mare riuscì a portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento ed a mettere il primo capitolo su una nuova e diversa organizzazione del fronte no ponte.
“E’ stata una bellissima meditazione notturna davanti allo spettacolo più bello del mondo- dirà la mattina dopo ai giornalisti-con me c’erano idealmente i compagni di lotta che in questo momento sono pochi, ma che quando ci organizzeremo meglio saranno centinaia e centinaia”. Aveva ragione questo sognatore innamorato dello Stretto salito sul traliccio dell’Enel con un solo obiettivo: “A nome di 18 associazioni aderenti al comitato contro il ponte vogliamo raccogliere migliaia di firme su tutto il territorio nazionale e poi portarle all’Unesco perché lo Stretto diventi patrimonio dell’umanità”.
Dieci anni dopo quella “meditazione” sotto le stelle il movimento no ponte non solo è cresciuto ma si è arricchito di mille sfumature e di contributi provenienti da posizioni diverse. Ma allora, quel 25 giugno 2002, a crederci erano ancora in pochissimi. Quando Renato Accorinti scese dal pilone il Messina social forum organizzò nell’area abbandonata di Faro il 1° “Campeggio no ponte”, iniziativa associata ad una serie di altri eventi che finirono con l’accendere definitivamente i riflettori su un fronte che divenne sempre più consapevole dei propri obiettivi.
Non fu infatti solo un campeggio, ma una vera e propria fucina di iniziative che andarono dalla traversata simbolica dello Stretto (in barche, gommoni e persino in bici ad acqua…) al volantinaggio, dai dibattiti sulle grandi opere alla presenza di esperti e docenti di calibro nazionale, alla raccolta firme, dalle feste alle mostre, dagli spettacoli ai concerti, fino al cantastorie, dall’elaborazione di proposte a tutela del territorio fino all’evento conclusivo: il corteo del 7 luglio 2002.
Aveva ragione Accorinti quel mattino del 26 giugno, dopo una notte sotto le stelle, quel movimento di sparuti sognatori controcorrente avrebbe con il passare degli anni aumentato il numero di sostenitori, sia pure per ragioni diverse, perché in fondo l’attuale fronte dei no pontisti è molto variegato, ma compatto.
Sul numero dei partecipanti a quel corteo le opinioni furono diverse in base agli “occhiali” di chi guardava, ma fu importante per la città iniziare a capire che c’era chi su quella battaglia aveva deciso di metterci la faccia senza timori o reverenze.
Son trascorsi 10 anni da quella notte sul pilone e al di là del crescere dei no ci sono altre considerazioni da fare, dopo fiumi di polemiche.
Finora su quelle acque c’è stato solo un “ponte di parole”. Finora quell’opera gigantesca tra Scilla e Cariddi è solo un ponte di polemiche, perché di reale non c’è neanche un mattone e un progetto definitivamente approvato. E’ una struttura che esiste solo nei dibattiti e negli scontri e questo dovrebbe far riflettere. Gli ultimi mattoni di parole li ha messi il ministro Passera dichiarando, a titolo personale, che prima del ponte ci sono opere ben più urgenti e necessarie. Ha ragione il ministro, ed è quanto si diceva anche 10 anni fa, ovvero la nostra terra ha bisogno di opere ben più urgenti e necessarie. Ma nonostante siano passati 10 anni di quelle opere più urgenti e necessarie del ponte non se ne è vista una e nulla è cambiato di una virgola. Probabilmente è più comodo “distrarre” l’attenzione su opere faraoniche con la consapevolezza che così non si noteranno le voragini sotto i nostri piedi.
Ha ragione il ministro Passera, nella Sicilia di oggi, come in quella del 2002, ci sono opere più utili da fare. Solo che parlando di ponte il resto è passato in secondo piano. Ad esempio, per restare in tema di collegamenti, Trenitalia ha cancellato treni notte e treni a lunga percorrenza che per i siciliani, gli emigranti, i pendolari, i viaggiatori dell’isola, sono di gran lunga più vitali e urgenti e necessari del ponte. Con la differenza che per fare il mitico ponte potrebbero passare altri 2 secoli, mentre i treni ci servono ora, subito, sempre e ogni giorno.
Per 10 anni ci avete parlato di una mega opera e contemporaneamente ci toglievate la terra sotto i piedi. Non ci viene garantito il diritto a raggiungere Torino, Milano, Venezia in treno, ma c’è qualcuno che ci sventola ancora sotto il naso il miraggio del ponte….Tagliano i collegamenti con le isole minori via mare, diminuiscono i traghetti, prendere l’aereo costa cifre improponibili, le ferrovie regionali sono da terzo mondo, il secondo binario un miraggio, sulle autostrade stendiamo un velo pietoso.
Forse questo è davvero un compleanno da festeggiare, perché la notte del 25 giugno 2002 un sognatore vestito di bianco ci ha aperto gli occhi su una grande fregatura, quella che ci ha spinto per anni a guardare la luna quando il dito del potere indicava che ci stavano togliendo il diritto alla mobilità.
Rosaria Brancato

17 commenti

  1. riflessione da condividere in pieno, complimenti sig.ra Brancato

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  2. E’ La grave crisi finanziaria che spegne ogni progetto economico,accanendosi con quelli che prevedono infrastrutture,compreso quello inutile e devastante per il nostro territorio,la costruzione del ponte,non sono le proteste NO PONTE o NO TAV. Come isolano,la mia natura vede nel mare e nell’aria i soli mezzi di collegamento con il resto del mondo,sono geloso della mia isolanità.La costruzione del ponte è uscita dal libro dei sogni di Berlusconi,finalmente nessuno lo inserirà nelle promesse elettorali,sarebbe preso a pernacchie.Mi dispiace solo che il buon ACCORINTI dovrà trovarsi un’altro mulino a vento per continuare le sue mirabili avventure,ci mancherà con la sua maglietta NO PONTE.

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  3. Cominciò negli anni ’60,
    ricordo una copertina di un settimanale di allora “Tempo” che, mostrando un modellino del ponte, prevedeva l’opera completata prima degli anni ’80.

    E’ da allora che la politica ha iniziato ad illudere i messinesi (quelli che volevano farlo) sulla grandiosità dell’opera, sulla sua necessità, sul lavoro che avrebbe portato, sul benessere che ne sarebbe conseguito.

    E’ da allora che sono cominciate le parole e, purtroppo, i soldi spesi in consulenze, effettuate in sordina ma con continuità, si sono creati carrozzoni politici fatti apposta per controllare quel fiume di denaro e per dare prebende agli amici degli amici che ogni tanto emergevano dal sonno mostrandosi in pompose manifestazioni in compagnia dei padrini politici del momento.

    Noi messinesi siamo rimasti sempre a mani vuote ed il lavoro l’abbiamo visto solo nelle vaghe, e purtroppo continue, promesse che ci sono state fatte.

    Poi venne qualcuno che pensava di costruirsi un monumento per l’eternità e fece danni enormi dirottando fiumi di denaro sul ponte, e firmò, tanto non pagava lui, contratti capestro (per lo stato) con l’Eurolink incaricata di costruirlo, concedendo finanche una corposa penale nel caso di mancata costruzione.

    Come contraltare a tutti questi soldi spesi, o da spendere, per una cattedrale nel deserto che tanti studi economici dichiarano in perdita e dalla quale sono fuggiti tutti gli investitori stranieri, sono stati cancellati quasi tutti gli investimenti in Sicilia ed a Messina in particolare, per poi elemosinare qualcosa solo come merce di scambio con la politica locale.

    Concludo dicendo che approvo in pieno l’articolo di Rosaria Brancato e la ringrazio per quanto ha scritto.
    diego mazzeo

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  4. In questi 10 anni ci hanno tolto tutto e di più.
    RFI ha smobilitato, corse delle navi ridotte al lumicino, officine annullate, servizio letto cancellato ect.
    Il distretto militare di Messina è diventato catanese, l’ospedale militare di Messina è diventato palermitano, la direzione delle poste è diventatata catanese, il compartimento ferroviario palermitano, così come il comando regionale della G.di finanza. ect.ect.
    Migliaia di posti di lavoro strappati alla città, la storia della città depredata…..nel silenzio…..mentre le proteste erano rivolte al ponte di fumo che mai si sarebbe realizzato, un micidiale specchio per le allodole…..che ha permesso alla regione Sicilia di spogliare Messina di tutto….Messina una città storica dirigenziale….

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  5. Un astratto ponte di parole ed un reale fiume di denari pubblici finiti nel nulla. La Società Ponte sullo Stretto S.p.A. ha dilapidato circa 300 milioni di euro per studi di fattibilità, progetti, indagini e lauti compensi a tecnici ed impiegati che da 30 anni occupano le comode poltrone dei loro lussuosi uffici. Con tale fiume di denaro pubblico si potevano realizzare parecchie opere utili alla nostra città.
    E se questo non bastasse,L’Amministrazione Comunale del nostro amato “Sindaco” ha dato mandato per il progetto preliminare di riqualificazione del nostro ecomostro per eccellenza, quello stesso pilone che Accorinti ha scalato per protestare. Non sarebbe stato più utile investire queste somme e quelle che verranno spese dopo per qualcosa di meno ludico? Non sarebbe stato fruttuoso smantellarlo e venderne il materiale?
    Ai posteri l’ardua sentenza.

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  6. e vai, tutti arrampicati sul pilone!! ma a parte gli skerzi: è legale arrampicarsi la sopra oppure all’epoca ad accorinti è stato contestato qualche reato, qualcosa? lo voglio sapere perchè anch’io muoio dalla voglia di arrampicarmi!!!

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  7. Anniversario di che? con tutto il rispetto per Renato, capisco che quando non c’è niente da scrivere ci si inventa qualsiasi cosa pur di aggiornare il sito, ma qual’è la notizia..?

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  8. Complimenti signora Brancato, grande qualunquismo e, senza offesa, mediocrità in una città senza anima da sempre contro tutto, contro ogni progetto di sviluppo, assolutamente meritevole del degrado in cui vive e prospera.
    Il Ponte non è un progetto di carta ma è un progetto definitivo, ripeto definitivo, redatto da grandi ingegneri danesi, tedeschi, giapponesi e americani perchè i nostri italiani non ne sono, ormai da molti anni, all’altezza. Un pò come un progetto presentato al comune per la concessione edilizia.
    La realizzazione del ponte è stato votata da quasi tutti i partiti politici nel 2001 ed è inserita tra le opere strategiche del nostro paese al pari della Salerno Reggio Calabria per lo sviluppo del sud ricompresa nella legge obiettivo di quell’anno, approvata dall’unione euopea che l’ha fatta propria nel corridoio Berlino(ora Helsinki) Palerrmo.
    Il ponte è una piccola (grande) opera lunga appena 3 km contro i 49,7 km del tunnel sotto la manica di cui 37 km sott’acqua e del tunnel di Seikan in Giappoene costruito nella zona più terremotata del mondo (anzi il Giappone deve la sua esistenza ai terremoti) costruito nel 1950 (epoca tecnologica primitiva) per collegare due isole giapponesi e lungo 53,85 km.
    Il ponte ove non dovesse farsi sarebbe la rovina per questa città per la Sicilia e la Calabria definitivamente espulse dal tessuto produttivo dell’Italia e dall’Europa.
    I progetti di alta velocità e alta capacità si fanno in europa e in Italia. Il miliardo e 200 milioni accantonati per il ponte sono andati a Genova per il terzo valico del Giovi che collegherà l’alta velocità tra Milano e Genova via Alessandria dove sarà realizzato un centro di stoccaggio per le merci che da li raggiugeranno il cuore dell’Europa, alla faccia di Gioia Tauro. Costo 14 miliardi, contro i 7 del ponte.
    E la Tav Torino Lione: costo 40 miliardi.
    Ovviamente per il nord collegato tra Roma e Milano con il freccia rossa in tre ore di percorrenza, i soldi ci sono o si trovano.
    Ovunque coostruiti i ponti ed i tunnel hanno creato ricchezza e sviluppo. Senza essere banali: dice niente il ponte di brooklyn finito di costruire nel 1883 e lungo 1826 metri, che sviluppò una insignificante isola incollata a NEW YORK oggi chiamata Manatthan.
    Non solo ma il ponte servirebbe a trasportare 40.000.000 di container provenienti da Cina, corea, India etc. che ogni anno passando dal canale di Suez arrivano a Rotterdamm, Amburgo, Brema, Anversa e danno da lavoro a 4.500.000 di persone.
    Ma andiamo, signora Brancato, ma lei crede veramente che il povero Accorinti abbia inciso sulla mancata costruzione del ponte (per ora), o siano stati gli uccelli della Giordano o le teorie economiche destituite di ogni fondamento scientifico di Signorino? Io guarderei piuttosto a tutti i proprietari di ville della Messina bene di Ganzirri, ai traghetti di Franza e Genovese. Al Pd partito di Genovese che sino al 2004 dichiarava il Ponte una priorità e che improvvoisamente cambiava idea quando il progetto è stato sponsorizzato da quel fantoccio di presidente che abbiamo avuto e ne è divenuto il dileggio del berlusconismo.Il ponte non interessa al nord perchè i soldi li useranno sul loro territorio per i porti di Genova, Livorno e Trieste.
    Ma consoliamoci abbiamo il sig. Mariedit che è felice di essere insulare: mafia, ndrangheta, baracche, fame, disoccupazione, miseria, mare inquinato: ma vuoi mettere il paesaggio e la vista degli uccelli?

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  9. LaVecchiaSignora 26 Giugno 2012 09:47

    Messina rimarra’ sempre una citta’ povera, piena di barracche e di gente che al primo turista che sbarca gli scippano la borsetta con 10 euro dentro o che picchiano i venditori di rose. Ci viene data una opportunita’ colossale (IL PONTE) e noi che facciamo? saliamo sui piloni e facciamo pure adesivi, t-shirt e bandiere no ponte? Allora rimanete nella munnizza cosa vi devo dire? con il ponte messina e provincia sarebbero diventate le zone piu’ ricche d’italia nel giro di qualche anno, ma forse al messinese piace il posto fisso, il panino con u tagghiuni e non fare niente tutto l’anno.

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  10. Belle parole, le sue. Ho l’impressione che il discorso “Ponte” interessi più a lei e qualcun altro che alla collettività. E’ forse una delle tante persone che, fino ad oggi, ha vissuto e prosperato grazie alle generose somme elargite dal 1982 (anno di creazione della S.p.A.)e che ora si sente minacciato di perdere il posto se il progetto Ponte verrà accantonato? Oppure le hanno promesso un posticino se verrà realizzato? Siamo realisti, lei pensa che un’opera del genere possa risolvere i problemi di Messina e creare un indotto che darà lavoro ai messinesi? Chi beneficerà da questa presunta opera saranno i soliti noti, anche Franza e Genovese per intenderci, che avranno le loro brave quote. E poi le maestranze saranno altamente specializzate e quindi fornite dalle ditte che parteciperanno all’appalto.
    Trasformare l’area del Faro in un gigantesco sito di stoccaggio dei container, è questo il suo desiderio?
    Per ultimo, mi permetta di contraddirla sul fatto che la progettazione di questo fantomatico ponte non sia alla portata di ingegneri italiani, a suo dire incapaci, e che invece sono rinomatissimi in tutto il mondo per opere di alta tecnologia. Forse i nostri ingegneri sono molto più coscienti che il fondale dello Stretto, con la sua conformazione a “Graben”, è come una bomba ad orologeria…

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  11. sa che il Golden Gate è in perdita secca di 59 milioni di dollari l’anno? E secondo lei, visti gli svincoli ( Inizio lavori 1989), il nuovo Museo (32 anni e mai aperto) lo stadio San Filppo (muri che crollano e ancora incompiuto), tutte oepre che “interessano la collettività” e che son diventate pozzi senza fondo di soldi pubblici, qUANTI SECOLI CI VORRANNO per il ponte? E quante volte otto miliardi, non sette, visto l’aumento dei prezzi? E sa che gli ingegneri giapponesi non costruiscono ponti a campata unica ferroviari?E se il progetto è definitivo, perchè non viene ufficializzato? Forse perchè prevede solo l’opera e nessuna operetta compensativa, violando così il contratto? Invidio la Sua sicurezza

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  12. Potrebbe cortesemente spiegare com saremmo diventati la zona più ricca d’Italia? non l’ho sinceramente capito…

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  13. Egr. sig. Pino1962, le mie non sono belle parole ma null’altro che il frutto di studi e di osservazioni che lei stesso potrà trovare anche in rete. Ad esempio se lei fosse così attento da leggersi le relazioni del “grande asse FERRMED” pubblicati anche su internet, che dal 2005 prevede di tagliare l’Italia trasferendo il corridoi 5 delle merci su ALGESIRAS in Spagna(vicino Gibilterra) per consentire una linea di alta capacità che colleghi la Spagna del Sud, via Marsiglia, con i porti di Rotterdam, Amburgo, Anversa, e Brema, se ne farebbe subito una idea. Tutto ciò per captare i container provenienti dal Canale di Suez provenienti dall’Asia e tagliare fuori l’Italia in quanto non esiste una linea veloce intermodale nel sud.
    La stessa Gioia Tauro non ha un collegamento diretto alle ferrovie ed oltre tutto la linea sino a Salerno non è ad alta capacità e, pertanto, i tempi di attraversamento delle merci sono così bassi che per gli armatori non è conveniente scaricare a Gioia e tenere le merci ferme per giorni. Cosicchè solo la MSC usa Gioia Tauro come HUB, mentre altri grandi operatori preferiscono circumnavigare l’europa (5 giorni di viaggio con un costo di 150.000 euro al giorno) o utilizzare Tangeri o Port Said in africa dove il costo del personale e la tassa di ormeggio sono di un decimo di quelli italiani, scaricare e caricare per i porti francesi o spagnoli.
    A Genova hanno capito tutto e hanno pensato di realizzare un mega HUB che servirà le industrie del nord Italia dove la merce sarà lavorata ed i soldiper l’avvio del prgetto glieli abbiamo dati a dicembre con quelli accantonati dal CIPE per il ponte. Così tagliano il sud Italia dalle rotte, dalla prtoduzione relegandolo a lavoro assistito.
    Ovviamente il porto per i container non è FARO, che apprezzo come battuta ma saranno AUGUSTA, Pozzallo e Catania, che insieme a Messina possono diventare una area florida come il nord Europa se solo le nostre istutuzioni lo volessero.
    Agli armatori conviene scaricare in Sicilia (se c’è il ponte) perchè i tempi di percorrenza sarebbero altissimi e la merce arriverebbe in minor tempo a destinazione con costi molto più bassi e guadagni maggiori.
    Lo sa quanto le regioni del sud hanno avuto in dote dall’Europa tra il 2004 e il 2010?. 60 miliardi di euro, (dati del sole 24 ore) ma ne hanno impiegati solo 5,9 miliardi e gli altri sono tornati al mittente. Una cifra sufficiente a costruire 13 ponti.
    Intendiamoci: la ragione di questa disinformazione, è della società Stretto di Messina spa a cui va tutta la mia personale disistima.
    Sul mio vantaggio personale credo sia solo una battuta infelice. Amo questa città e vederla in tale miserrime condizioni con tutta questa disoccupazione, giovani senza speranza, con la gente sempre più sfiduciata e incafonita quando il progetto del ponte aspetta solo l’ok del CIPE per divenire esecutivo e immediatamente cantierabile ed assumere da subito migliaia di lavoratori mi appare pazzesco.
    Parere del CIPE non dato solo per motivi politici.
    Sugli studi ingegneristici italiani meglio non parlare, non hanno competenze di grandi opere perchè in Italia non se ne costruiscono più dai tempi dell’Autostrada del Sole. Tutto il resto “Graben” incluso sono solo sciocchezze per trovare il modo di dire sempre di no.
    A proposito sono avvocato del lavoro: gli interessati dovrà cercali altrove magari tra quei colleghi che si battono contro il ponte sperando di avere laute parcelle al momento degli espropri.
    E pur tuttavia la invito, per serietà, a non banalizzare il problema.

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  14. Sono assolutamente d’accordo con Lei sulla paura dei tempi. Premettendo però che il Ponte pone l’obbligo all’esecutore materiale (Eurolink) anche dell’impegno parziale di spesa e della sua gestione, esattamente come per l’Eurotunnel. Sarebbe suicida non concludere il ponte ritrovandosi con un impegno di spesa così ampio. Fallirebbero molte società internazionali, nonchè la FIAT e molti istituti di credito di primaria importanza.
    Falsissimo che il Golden Gate produca 59 milioni di dollari di perdite all’anno. Anzi il Golden Gate è stato pagato interamente nel 1971 dal concessionario ed ha prodotto interessi in quello stesso anno di 35 milioni di dollari.
    Mi chiedo però come mai si frappongano sempre ostacoli economici solo per noi e non per il traforo del Frejus, del San Gottardo, del Brennero, o per il Mose di Venezia, etc.. Sembra quasi che il pontte sia solo un costo e non un immenso beneficio.Ei costi di non avere oggi il ponte non li considera nessuno in termini di occupazione, di sviluppo, di risorse etc.?
    Se milioni di merci vengono scaricate nell’hub di Augusta provenienti dall’Asia e grazie all’alta velocità trasferite al nord Europa, e vengono assunti migliaia di lavoratori e tanti padroncini lavorano e pagano le tasse e l’indotto produce centinaia di milioni di Euro all’anno, avere un ponte in perdita può essere un danno per il gestore ma non certo per lo Stato ne tantomeno per i nostri territori.
    Vorrei ricordarle che la Fiat è andata via da Termini Imerese per i costi di trasporto andata e ritorno, che determinavano un costo maggiorato per ogni vettura di circa mille euro (dati Fiat mai smentiti dai sindacati). Abbiamo il lavoro assistito ed improduttivo più grande d’Italia, siamo separati dal resto del mondo e l’Italia si ferma a Salerno. Tra poco le Ferrovie in Sicilia chiuderanno perchè non convenienti e ci preoccupiamo se il concessionario produrrà debiti dopo aver procurato enormi ricchezze alla società siciliana? Come autolesionismo non c’è male.

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  15. Ribadisco: lei ha una bella dialettica, in parte da imputare alla sua professione di avvocato. Alcune sue argomentazioni, però, mi lasciano perplesso.
    E’ vero che basta dare uno sguardo in rete per scovare migliaia di informazioni sul ponte, ma è anche vero che il progetto Eurolink, lievitato come stime a circa 8,5 miliardi di euro, NON E’ DEFINITIVO per il fatto che non sono ancora state progettate le infrastrutture a terra (e si discute su chi deve progettarle ed eseguirle) e addirittura sul versante calabrese non sono previsti attacchi alla rete ferroviaria esistente. E ancora, gli studi fatti sulla complessa struttura tettonica sottomarina non sono completi e questo basta a tramutare un progetto, per lei definitivo, in uno studio di fattibilità. Per finire, per impiegare maestranze locali bisognerà istituire dei corsi di specializzazione durante l’esecuzione delle opere. Penso che nessuna ditta che appalterà i lavori vorrà perdere tempo e denaro dietro a persone da istruire e quindi provvederà a portare da fuori operai già formati.
    Saluti.

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  16. Molte delle sue argomentazioni sono condivisibili e giustificate.
    Ma rifletta: lei crede che i lavoratori impegnati per i trafori al nord, o sul Mose a Venezia, o nelle linee ferrate ad alta velocità e alta capacità siano tutti edotti e formati?
    L’espresso e la Repubblica e la trasmissione Report che odiano l’idea del Ponte perchè progetto “berlusconiano” quindi per mera ideologia, hanno criticato la regione Calabria che ha avviato la formazione di cento saldatori considerandola uno spreco di fondi pubblici, cosiccome la provincia di Siracusa che aveva avviato un progetto identico e da dove proverrebbero gran parte del personale tecnico già qualificato nel porto di Augusta.
    Come vede ogni cosa è buona per criticare e non fare le opere in questo disgraziato sud del sud che è ormai morto.
    Si tira sempre fuori la Salerno Reggio Calabria, la mafia, la ndrangheta, il terremoto.
    Eurolink ha fatto progettare il ponte, tra l’altro, a studi ingegneristici giapponesi, che credo qualcosa di terremoti capiscano e che hanno realizzato il ponte di Akashi – Kaikyo, inaugurato nel 1998, il più lungo a campata unica di circa 2 km, capace di resistere a terremoti di 8,50 gradi della scala Richter senza subire danni e che ha resistito facilmente al terremoto di Kobe di 7,00 gradi nel 1995 (mentre era in costruzione una torre si spostò di 120 cm senza lesioni). Terremoti inimmaginabili per Messina.
    Ebbene le torri di questo ponte sono alti 282 metri. Quelli di Messina 404 metri.
    Ma perchè dobbiamo essere vittime delle ideologie nordiste e non rimboccarci le maniche e richiedere il rispetto dei nostri diritti di persone e di popolo senza farci dire sempre che siamo assistiti e morti di fame?
    Talvolta a certi ideologi travestiti da tecnici incompetenti, che mi dicono che il ponte è una cattedrale nel deserto, ricordo che le più grandi cattedrali nel deserto sono state costruite 3000 anni fa in Egitto. Cosa sarebbe oggi l’egitto senza le sue cattedrali? Forse avrebbe il turismo della Libia.

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  17. Francesco Donato 20 Ottobre 2019 19:53

    Caro Renato ci manchi le persone oneste e buone non vengono mai capite sei la persona piu giusta di questo mondo ricanditati ti aiuteremo tutti noi di torre faro ciao

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