Cresce il numero delle cause civili, il 40% dura più di 3 anni
MESSINA – Si litiga sempre più a Messina e sempre di più non si fa pace, tanto che si finisce davanti al giudice. C’entra la crisi economica. E’ questo il dato che emerge dalle statistiche di giustizia, presentate all’apertura dell’anno giudiziario 2024 nel distretto della Corte d’Appello di Messina.
Le statistiche riportano infatti dati in crescita nel settore civile, dove le nuove cause in Tribunale nel 2023 sono state il 4% in più, complessivamente, rispetto all’anno prima. Il numero maggiore di nuove cause, emerge dal dossier, riguarda le cause di lavoro: i fascicoli aperti sono il 30% in più rispetto alle nuove cause dell’anno prima. Proprio questo dato potrebbe essere spia del fatto che il maggiore ricorso al giudice è dovuto soprattutto alla crisi economica. Ma non è il solo settore della giustizia che i messinesi, di capoluogo e provincia, hanno scelto di “frequentare” sempre di più, malgrado i sempre crescenti costi di iscrizione delle cause.
“Il tasso di litigiosità è molto elevato soprattutto nelle materie dei diritti reali, delle successioni, del risarcimento del danno extracontrattuale (specialmente in tema di circolazione stradale e di colpa professionale medica) e delle controversie nei confronti della Pubblica Amministrazione“, si legge nella relazione con i dati sull’andamento della giustizia presentata dal presidente della Corte d’Appello Luigi Lombardo.
Esplodono le cause di famiglia
Alto anche il tasso di nuove cause in tema di famiglia. I messinesi vanno sempre più spesso davanti al giudice per rivedere gli alimenti e le condizioni delle separazioni. Prima invece il giudice della famiglia era consultato più spesso per il disaccordo sull’affidamento dei figli. “Consistente risulta anche il numero di iscrizioni di ricorsi cautelari e possessori ante causam ed in materia di famiglia (in particolare, per l’incidenza della crisi economica, sono frequenti i ricorsi per la modifica delle condizioni di separazione e divorzio conseguenti a licenziamenti, sfratti, etc.), questi ultimi caratterizzati, di regola, da una forte conflittualità estesa anche all’affidamento dei figli minori. L’affido condiviso dà luogo, molto spesso, a reiterate richieste di intervento del giudice per dirimere contrasti, talora in relazione a scelte quotidiane di poco rilievo”, scrive il presidente Lombardo.
Si lavora meno e male? Andiamo in tribunale
“Presso la sezione Lavoro del Tribunale di Messina si è registrato, nell’anno in esame, un notevolissimo aumento delle sopravvenienze, pari al 30%. Nell’anno 2021/2022 i procedimenti sopravvenuti erano
pari a 3.585, nell’anno 2022/2023 sono stati 4.650″, si legge nella relazione, a conferma di un dato che era stato anticipato qualche giorno fa, all’inaugurazione della nuova sede del tribunale del lavoro.
Quanto pesa la legge Pinto
Anche con tante nuove cause, le sezioni riescono a smaltire l’arretrato, spiega la relazione che accompagna le statistiche. Il numero complessivo delle cause, i “procedimenti pendenti”, diminuisce. Questo perché i giudici riescono comunque a definire molti giudizi. Si accorcia poco, però, il tempo che serve per chiuderli. Col risultato che le nuove cause ex legge Pinto ( i risarcimenti per le lungaggini di giustizia appunto) sono ancora tante. E’ un cane che si morde la coda: il giudice chiamato a vagliare se un cittadino ha diritto al risarcimento perché ha atteso troppo una sentenza finisce per “intasare” gli altri giudici, producendo inevitabilmente nuove cause e quindi ulteriori lungaggini.
“I fascicoli aperti sono il 5% nel 2023 rispetto all’anno prima (da 33.400 a 31.697) Con riferimento ai soli procedimenti civili contenziosi, l’aumento del numero dei procedimenti definiti è stato pari al 7% (nell’anno 2022/2023 sono stati definiti 4.676 procedimenti civili contenzioni, rispetto ai 4.351 definiti nell’anno 2021/2022)”, sintetizza il presidente Lombardo.
Cause troppo lunghe
“Tuttavia, nonostante i correttivi introdotti nel tempo per tentare di razionalizzare i ruoli civili (si pensi alla previsione di udienze monotematiche o alla creazione di ruoli specializzati) e sebbene la produttività dei magistrati possa definirsi mediamente adeguata ed in taluni casi assolutamente straordinaria, i tempi di definizione dei processi superano ancora troppo spesso i parametri previsti dalla c.d. “legge Pinto”. Dei 31.697 procedimenti pendenti al 30 giugno 2023, n. 10.865 (pari al 39% del totale) risultano ultratriennali. I ruoli dei singoli Giudici impegnati nel settore civile continuano ad essere insostenibili: diversi ruoli superano il numero di 800 fascicoli; altri si avvicina al migliaio di unità.”
