L’EDITORIALE - LA MISSIONE PER IL 2011: TROVARE I GERMI IN GRADO DI LIBERARE LA MESSINA DI CRONOS

L’EDITORIALE – LA MISSIONE PER IL 2011: TROVARE I GERMI IN GRADO DI LIBERARE LA MESSINA DI CRONOS

L’EDITORIALE – LA MISSIONE PER IL 2011: TROVARE I GERMI IN GRADO DI LIBERARE LA MESSINA DI CRONOS

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venerdì 31 Dicembre 2010 - 14:17

Il nostro talento è visibile su una cartina geografica: siamo il cuore del mediterraneo e la testa di ponte tra Sicilia e Continente. Legarsi alle reti distrubutive che muovono da nord a sud è ancora possibile, agire in sinergia con Palermo, Catania, Gioia Tauro non è un sogno. Tutto passa da noi

Non deve essere un caso se una delle tante versioni sulla fondazione di Messina vuole la città figlia di Cronos, il dio greco dell’eterno presente. Mangiava i suoi figli e distruggendo loro distruggeva il futuro. Un po’ come questa nostra città, sempre più incapace di immaginare e costruire il domani: uccide le speranze dei suoi figli che, credendo in lei, scelgono di viverci. Al contrario molti la lasciano per amor proprio (tremila cancellazioni l’anno dall’anagrafe cittadina sono davvero tante). L’immagine di Messina che ci restituiscono è quella di una città asfittica. Sempre più ripiegata in sé stessa, chiusa dalle consorterie che la governano, privata delle funzioni che esercitava fino a qualche decennio fa.

Un quadro di decadenza, se non addirittura di desolazione che la crisi economica ha acuito e reso evidente al di là di ogni ragionevole dubbio. Oggi, nel’augurare un felice 2011 ai nostri lettori, non è di questo che vogliamo parlare, anche perché puntiamo a farlo ogni giorno con puntualità attraverso articoli, reportage, immagini, lettere, filmati, interventi, offrendo alla città e non solo una piattaforma libera sulla quale confrontarsi e formarsi.

Oggi cerchiamo i germi che possono liberare il nostro futuro e li cerchiamo, intanto, nell’Università, nel Cnr e nella scuola. Le case del sapere, che per tutto il 2010 sono state vissute come punti centrali del confronto politico, i luoghi in cui ha rischiato di venire meno la coesione sociale in nome di una modernizzazione necessaria, ma che non tutti intendono nello stesso modo. I momenti di tensione non sono stati pochi e non sono venuti dal nulla, ma le forze e le energie vive ci sembra che continuino a contare, anche a Messina, dove tuttavia è difficile misurare l’impatto che avrà la riforma, sia per la debolezza del tessuto economico che dovrebbe sostenere l’ateneo, sia per il progressivo assottigliarsi del retroterra di riferimento di questo, sia, ancora, per un’incompiuta integrazione tra forze intellettuali e tecniche e territorio. Il coraggio di fare scelte che non pagano subito, ma che pongono le fondamenta per il futuro è un obbligo, anche perché il presidente Napolitano ha promulgato (sebbene con alcune avvertenze) la legge di riforma, sia perché il futuro è dietro l’angolo. Le opportunità potrebbeRO venire dalla costruzione di una rete di alleanze, che del resto già è operativa. Intese e accordi con gli atenei siciliani, calabresi e meridionali… con le istituzioni accademiche mediterranee e non solo. Questa strada potrebbe fornire occasioni ai nostri giovani, a patto di accettare la reciprocità e dare, quindi, una risposta anche a chi viene da fuori. E’ questa, in fin dei conti, la prova dell’appeal che un luogo esercita. L’apertura, del resto, è nel nostro dna: sotto gli occhi di tutti c’è una città sempre più multiculturale, che tuttavia non riesce a vivere con serenità la condizione di pluralità delle sue case e delle sue strade. Se ai nostri concittadini con passaporto diverso dal nostro affidiamo quanto abbiamo di più caro, i nostri genitori e i nostri figli, allora dovremmo avere il coraggio di costruire con loro percorsi comuni di cittadinanza, anche se il quadro legislativo non offre molte opportunità.

In un momento di enormi difficoltà come questo politica e imprenditoria devono più che mai collaborare non solo e non tanto per intercettare i flussi di denaro, soprattutto per inserire questa città in un piano regionale di sviluppo, che le dia un ruolo all’interno del mediterraneo. Una strada lunga e difficile perché c’è da recuperare lungo un cammino che altri hanno percorso e percorrono da più di un decennio. Il nostro talento è visibile su una cartina geografica, siamo il cuore del Mediterraneo e la testa di ponte tra Sicilia e Continente, legarsi alle reti distrubutive che muovono da nord a sud è ancora possibile, agire in sinergia con palermo, catania, gioia tauro non è un sogno. È anche da lì che passa il nostro futuro, ma prima di tutto passa da noi. Felice 2011 a tutti!

Nino Arena

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