App Immuni. Quando il diritto alla salute prevale su quello alla privacy

App Immuni. Quando il diritto alla salute prevale su quello alla privacy

Marco Ipsale

App Immuni. Quando il diritto alla salute prevale su quello alla privacy

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lunedì 25 Maggio 2020 - 11:46

Seminario interattivo organizzato dall'Università di Messina. Il parere positivo del garante della privacy

“Al solo fine di allertare le persone che siano entrate in contatto stretto con soggetti risultati positivi e tutelarne la salute […] è istituita una piattaforma unica nazionale per la gestione del sistema di allerta dei soggetti che, a tal fine hanno istallato, su base volontaria, un’apposita applicazione sui dispositivi di telefonia mobile”. E’ quanto prevede l’articolo 6 del decreto legge 28 del 30 aprile 2020, un sistema di allerta Covid, l’app Immuni.

L’Università di Messina ha organizzato un webinar (un seminario interattivo), patrocinato dal Dipartimento di Giurisprudenza.

Diritti da bilanciare

“La questione va affrontata in una ottica di bilanciamento dei valori in gioco, diritto alla salute collettiva e diritto alla protezione dei dati personali – ha detto la prof. Elena La Rosa -. L’attuale scenario tecnologico, sempre più complesso, determina una situazione in cui “l’unica certezza è l’incertezza” e spesso il singolo e la collettività non hanno percezione del valore delle informazioni che quotidianamente si diffondono e vengono divulgate sul web”.

Norma generica

“La norma appare molto generica, una sorta di norma cornice, che rinvia a successivi atti la sua attuazione; attuazione che poi rappresenta l’aspetto più controverso della normativa poiché bisogna comprendere quali soluzioni adotterà il Governo per la gestione e la sicurezza dati, allo scopo di evitare i rischi della sorveglianza” – ha aggiunto la prof. Maria Astone.

Il parere positivo

La vicepresidente del garante per la protezione dei dati personali, Augusta Iannini, ha spiegato le ragioni del parere favorevole del garante. “È vero che il singolo deve tutelare i propri dati personali, ma un’eccessiva tutela potrebbe mettere a rischio altri diritti costituzionalmente garantiti e protetti come quello alla salute, degli altri cittadini in questo caso”.

Il funzionamento dell’app

Al prof. Massimo Villari il compito di spiegare il funzionamento tecnico dell’app. “Il passaggio fondamentale, che desta maggior preoccupazione, è che l’app Immuni per il tracciamento dei contagi non funzionerà tramite Gps, ma tramite Bluetooth; ciò vuol dire che quando i due utenti che la utilizzano si avvicinano l’uno all’altro, i rispettivi dispositivi registreranno il “codice Id” in prossimità mobile, immagazzinando l’identificatore stesso nella memoria locale del dispositivo elettronico. Il rischio sarebbe quello che, nonostante i dati trattati debbano essere “anonimi o pseudonomizzati” secondo quanto dice la normativa, per quanto non riconducibili alla persona non è esclusa la possibilità che il server possa identificare i soggetti stessi. La conservazione di questi dati di contatto dovrebbe limitarsi al tempo strettamente necessario che si presume coinciderà con la fine dello stato d’emergenza”.

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