“Artisti dello Stretto”. Una mostra d’arte collettiva come forma di resistenza. FOTO

“Artisti dello Stretto”. Una mostra d’arte collettiva come forma di resistenza. FOTO

Emanuela Giorgianni

“Artisti dello Stretto”. Una mostra d’arte collettiva come forma di resistenza. FOTO

domenica 16 Gennaio 2022 - 06:50

Inaugurata nel Foyer del Teatro Vittorio Emanuele la mostra d’arte che raccoglie le opere di 8 artisti, 4 messinesi e 4 calabresi. Un elogio ai colori e all’espressività con un grande filo conduttore: il senso di appartenenza allo Stretto. È visitabile fino al 26 gennaio, negli orari di apertura del Teatro, e tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.40

“Una mostra d’arte come forma di resistenza alle difficoltà che stiamo vivendo in questo determinato momento storico”. Con queste parole Anna Maimone ha presentato “Artisti dello Stretto”, mostra di cui ha curato l’introduzione e le biografie degli artisti coinvolti.

Artisti dello Stretto

La mostra collettiva è stata inaugurata nel Foyer del Teatro Vittorio Emanuele e fa parte della rassegna “L’Opera al Centro”, sezione Arti Visive del Teatro, a cura di Giuseppe La Motta.

Un cammino tra colori, espressività e personalità diverse, con un grande filo conduttore: il senso di appartenenza allo Stretto. Il merito è di 8 artisti, 4 messinesi: Nino Bruneo, Nino Cannistraci, Dora Casuscelli, Katia Lupò e 4 calabresi: Nuccio Bolignano, Gennaro Carresi, Enrico Meo, Demetrio Scopelliti.

A suggellare, infine, la magia di questo percorso è la musica del virtuoso fagottista Antonino Cicero, che dedica agli artisti di cui è estimatore, dialogando con la loro arte, il suo “Lejania”, brano estratto dall’ultimo lavoro discografico “Un tango para vos”.

La mostra sarà visitabile al pubblico fino al 26 gennaio, negli orari di apertura del Teatro, e tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.40.

Mostra collettiva di speranza e rinascita

“Una mostra collettiva che si è formata passo dopo passo. È nata dalla chiusura forzata della mostra personale di Nuccio Bolignano. Da questa tristezza è derivato il desiderio, condiviso con l’artista, di creare qualcosa di ancora più grande: una mostra collettiva con artisti di Messina e della Calabria. Prima erano solo in 2, poi in 4, poi in 6, infine si sono aggiunti anche due scultori come Bruneo e Carresi” ha raccontato La Motta.

Il Presidente Orazio Miloro ha manifestato la sua soddisfazione per il raggiungimento con questa rassegna del Teatro di un obiettivo tanto desiderato: “Per me non è più un appuntamento formale, ma di gioiosa partecipazione. Quando iI mio Consiglio di Amministrazione si è insediato ciò che volevamo era rendere vivo questo palazzo a 360 gradi con arte, musica e teatro. Volevamo farlo un baluardo di cultura, aperto alla sua città. Volevamo che il nostro fosse il Teatro dello Stretto, che potesse creare un ponte virtuale tra le due sponde; un sistema, parola di cui abbiamo bisogno, tra gli operatori dell’arte. E ce la stiamo davvero facendo, per questo devo dire grazie anche alla soprintendente ai Beni Culturali di Messina Mirella Vinci, per il circolo virtuoso che abbiamo creato insieme. Mentre nella società avanza un individualismo molto evidente, qui abbiamo la gioia di presentare una mostra di 8 artisti diversi insieme, è un momento di speranza e rinascita”.

“Lavoro manuale trasposto in comunicazione concettuale”

Un senso di speranza e rinascita si respira, infatti, passeggiando tra i colori che riempiono di vita il Foyer del Teatro. Opere diverse, personali e con capacità espressive uniche e peculiari, ma che si legano in un cammino continuo di autenticità. Lo spiega sapientemente Maimone: “La situazione difficile che stiamo affrontando ha permesso a questi artisti più che maturi di scavare a fondo nella loro interiorità per esprimersi ed esprimere i loro desideri. Ciascuno di loro mi ha conquistata, sono tutti diversi, unici, non è facile raccontarli per la ricchezza della loro creatività, ma è leggibile la matrice che li accomuna. Tutte le loro opere si confrontano con una cultura semiotica, hanno a che fare con il segno e il gesto, con l’idea di Giulio Carlo Argan secondo la quale l’arte è: «un lavoro manuale trasposto in comunicazione concettuale»”.

Questi 8 artisti sono in grado di rendere la materia umana e donarle un grande protagonista: lo Stretto e le sue due sponde, a volte così vicine, grazie a quel famoso incanto di Morgana, a volte più lontane, quando il mare si alza agitato. La loro arte omaggia questo paesaggio cui appartengono e che proiettano in una dimensione globale.

Un paesaggio sempre mutevole – continua Maimone – per i colori, le condizioni atmosferiche; il suo movimento continuo di navi, degli uccelli; i suoi miti legati fisicamente ai luoghi, come Scilla e Cariddi. Lo omaggia in un racconto che analizza non solo lo spazio ma anche il tempo, trasmettendo valori, orientando il futuro, dando corpo al proprio ethos, inseguendo il Bello”.

Gli artisti

Nuccio Boligano racconta la gioia del colore e la libertà della creazione, con fasce a strisce colorate ricucite e incollate insieme in un trionfo di luce che invade il fruitore e lo illumina con la sua espressività.

Nino Bruneo e le sue sculture, che sceglie di non intitolare, si donano allo sguardo del fruitore e alla sua libera interpretazione. Le opere hanno elementi pittorici che confinano nel grafismo, rivelano la vocazione di vasaio dell’artista, in grado di giocare con le forme e le coloriture, in uno studio tra “eros e labor”, come scrive Maimone.

Nino Cannistraci, nei suoi disegni che richiamano i Bestiari medievali presenti nelle cattedrali romantiche, vuole leggere tanto la realtà, per cercarne un senso, quanto l’interiorità del singolo nella sua complessità. In un linguaggio figurale fatto, citando ancora Maimone, di “pochi elementi e infinite varianti”.

Le sculture di Gennaro Carresi, invece, giocano tra emozioni e ombre, raccontando sotto forma di mito vicende umane; dall’opera di terracotta patinata a freddo “Perseo e Andromeda”, all’opera di terracotta “Piccola nuotatrice dello Stretto”.

Dora Casuscelli intitola Segni la sua ricerca e come segni comunicano, infatti, le sue opere al fruitore, lo catturano, ammaliano e travolgono tra i suoi intrecci geometrici, i suoi labirinti e le sue spirali. Il suo cosmo, che a volte inquieta e a volte affascina, è raccontato dalla materia nera, l’inchiostro nero su foglio bianco. Le opere esposte a Teatro si presentano, appunto, come “Il foglio e il cosmo”, in un chiaro richiamo alle parole di Marisa Bulgheroni nella prefazione alla raccolta Segni di Bartolo Cattafi: “il foglio può sconfinare nel cosmo e il cosmo invadere lo spazio di lavoro”.

Katia Lupò e il suo “Mondo del colore” rendono protagonista la monocromia, una monocromia ricca, però, di espressività nel suo blu intenso, quasi soffocante, o nel suo rosso vigoroso, senza limiti. Tutti realizzati con acrilico e pomice su tela.

Enrico Meo dipinge l’esistenza in maniera esoterica, racconta elementi segreti, volutamente non decodificabili, come nel “Bene e male”, e lo fa privilegiando volti, visi, in un linguaggio figurale realizzato tramite acrilico su tela.

Demetrio Scopelliti, come dimostra il titolo stesso che dà alle sue opere, ama giocare con “Il Materiale e la Memoria” alla ricerca di un equilibrio compositivo sempre impeccabile. È un dialogo reciproco tra artista e materia, di cui quella privilegiata è il legno, che sfibra, martella, colora con il bianco, con macchie di verde e marrone. La rende il suo linguaggio, capace di esprimere ricordi, inconscio, sogno ed emozioni.

Per sapere dei miei lavori chiedi direttamente a loro” è stata la risposta che mi hanno dato un po’ tutti gli artisti, indicando le proprie opere d’arte. La Casuscelli, per esempio, ha parlato di un dialogo libero e ispirato con il tempo e lo spazio, che non sapeva dove l’avrebbe portata; Scopelliti di un dialogo reciproco tra artista e materia dove l’uno guida l’altro ma niente è lasciato al caso. Nella loro unicità e varietà le opere mostrano tante sfaccettature diverse di una stessa volontà di creare, liberamente e autenticamente. E il risultato complessivo è un vero capolavoro.

Un commento

  1. Nostalgico della prima (vera) repubblica. 16 Gennaio 2022 14:12

    Sinceramente I nomi dei pittori non sono tra i piu raprrentativi a Messina…

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