Le Associazioni dei Docenti e dei Ricercatori UniMe contro la riforma dello statuto

Le Associazioni dei Docenti e dei Ricercatori UniMe contro la riforma dello statuto

Claudio Panebianco

Le Associazioni dei Docenti e dei Ricercatori UniMe contro la riforma dello statuto

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giovedì 18 Settembre 2014 - 22:45

Le Associazioni dei Docenti e dei Ricercatori ANDU, CIPUR, CoNPAss e Rete29Aprile hanno scritto una lettera aperta al Magnifico Rettore Pietro Navarra ed ai componenti degli organi di Governo ed Amministrazione dell'Ateneo, volendo chiarire la propria posizione riguardo la riforma dello statuto

Dopo l'ultima assemblea d'ateneo, la riforma dello statuto dell'UniMe è diventata forse uno dei principali argomenti di discussione per l'opinione pubblica. Il rimpasto "lampo" non è affatto piaciuto a studenti e docenti, causando non poche pecche all'interno del consenso verso l'attuale organo d'amministrazione dell'apparato accademico. Gli iscritti presso l'Ateneo Peloritano hanno già espresso più volte la loro opinione, riuscendo a coinvolgere all'interno della questione anche il Consiglio Comunale di Palazzo Zanca. I ragazzi hanno mostrato decisamente gli artigli ed adesso sono i Professori ad alzare la voce.

Le Associazioni dei Docenti e dei Ricercatori ANDU, CIPUR, CoNPAss e Rete29Aprile dell'UniMe, hanno infatti scritto una lettera aperta al Magnifico Rettore Pietro Navarra ed ai componenti degli organi di Governo ed Amministrativi dell'Ateneo, volendo rendere chiara la propria posizione non essendo riusciti ad esprimere in modo pieno i pensieri durante l'ultima assemblea. I gruppi spiegano come alcuni punti della riforma siano comunque piaciuti ai docenti, "Nella proposta ci è sembrato di cogliere elementi positivi quali l’introduzione di un meccanismo elettivo per la costituzione del Consiglio di Amministrazione e l'inserimento di un articolo che stabilisce limiti alla elettività in caso di condotte che esulano dalla legalità, nel merito delle proposte avanzate restano a nostro avviso delle serie riserve". Allo stesso tempo, però, alcune parti della proposta non hanno convinto le Associazioni, "Per quanto attiene agli spazi di partecipazione democratica, rileviamo che la modifica che introduce l’eleggibilità del Consiglio di Amministrazione è controbilanciata da un incrementato squilibrio nella rappresentanza tra le fasce in Senato Accademico. Nel dettaglio infatti, pur costituendo Associati e Ricercatori insieme il 76,4% del corpo accademico, essi sarebbero rappresentati nel nuovo Senato Accademico solo nella misura del 27,3% (contro il 36,4% sancito dalla attuale versione di Statuto). Il dato scorporato per i Ricercatori è ancor più significativo: costoro infatti pur costituendo il 50,4% dell’intero corpo accademico sarebbero rappresentati nella esigua misura del 13,6% (cifra che nella presente composizione del Senato Accademico ammonta al 18,2%). Conti alla mano, posto che non si è ritenuto di allargare la rappresentanza dei lettori e del personale tecnico-amministrativo, lo sbilanciamento nella composizione del Senato Accademico rischierebbe di consegnare la maggioranza assoluta dell’organo di governo ai soli ordinari che ne sono componenti".

Gli interessati non condividono inoltre la gestione delle MacroAree, a cui verrebbe data una rappresentanza non tenendo conto della specificità di ciascuna area, come prima avveniva, perdendo quindi di fatto la pluralità delle voci e delle esperienze che indirizzerebbero l'Ateneo verso un percorso di crescita equilibrata. Viene inoltre contestato il dislivello tra le elezioni per i rappresentanti in Consiglio di Amministrazione e l'assenza di un metodo simile per la formazione di organi come il Collegio di Disciplina, il Nucleo di Valutazione, il Presidio di Qualità e il Comitato unico di Garanzia. Viene considerata, alla stessa maniera, incomprensibile la scelta dell'Ateneo riguardante la fisionomia stessa dell'apparato accademico, dato che secondo la riforma i Dipartimenti non potrebbero essere superiori a 12. Un duro periodo della lettera è stato anche dedicato al pensiero delle Associazioni riguardo i principi elettorali in caso di condanna con sentenza passata, "In merito ai principi elettorali, il limite alla eleggibilità in caso di condanna con sentenza passata in giudicato ci appare assai timido, specie a fronte della inconferibilità degli incarichi nella Pubblica Amministrazione che la legge Severino sancisce in talune circostanze, anche in caso di soggetti che abbiano subito sentenze di condanna di primo grado. A tale proposito e' inevitabile che il nostro pensiero corra ai fatti accaduti nel nostro Ateneo ed inevitabile – senza in alcun modo volersi vestire dell'autorità del giudice, che non ci compete – è prendere atto dell’inefficacia dell’articolo 57 introdotto nello Statuto, in base al quale continuerebbero a risultare eleggibili i protagonisti delle vicende incresciose che hanno segnato il nostro passato, pesantemente condannati in primo grado per abuso d’ufficio e concussione per costrizione".

I docenti ed i ricercatori ritengono che sia decisamente di cattivo gusto la proposta di eliminazione del parere consultivo del Collegio di Disciplina che renderebbe la sanzione della censura di esclusiva pertinenza del Rettore, "a nostro avviso appare del tutto fuori luogo e anacronistica la volontà di concentrare sul Rettore la responsabilità di irrogare la sanzione della censura. Nel merito peraltro, la proposta si configura in netto contrasto con il principio del bilanciamento dei poteri, legittimando il Rettore ad operare in totale discrezionalità nell’irrogare un provvedimento che, pur essendo il minore tra quelli esistenti in termini di gravità, comunque avrebbe l’effetto di costringere il soggetto che si intendesse ingiustamente sanzionato a ricorrere al TAR per fare valere le proprie ragioni".

Concludendo la lettera, le Associazioni ANDU (firma di Mauro Federico), CIPUR (firma di Enza Maria Galati e Maria Marcella Tripodo) , CoNPAss (firma di Antonella Arena) e Rete29Aprile (firma di Enzo Cicero, Dino Costa e Mariella Foti), fanno il punto della situazione, rendendo palesi le richieste al Rettore, "chiediamo: di poterci esprimere in ordine all’opportunità di portare a 55 il numero minimo di afferenti per Dipartimento; che venga avviata una consultazione referendaria in ordine all’opportunità di inserire nello Statuto il numero massimo di Dipartimenti dell’Ateneo, posto che l’innalzamento del numero di afferenti già di per sé pone un limite alla proliferazione dei Dipartimenti; che tutte le procedure disciplinari siano vagliate dal Collegio di Disciplina e che vi sia trasparenza in merito agli atti ad oggi esitati dal Collegio; che i componenti interni all'Ateneo del Nucleo di Valutazione e i componenti del Collegio di Disciplina, del Presidio di Qualità e del Comitato unico di Garanzia, siano designati per via elettiva; che i principi elettorali vengano rivisti, estendendo l’ineleggibilità a tutti casi in relazione ai quali la legge Severino prevede l’inconferibilità di incarichi; che sia in ogni caso fatto divieto di conferire incarichi di qualsiasi genere a condannati con sentenze definitive a pene anche non detentive per reati contro la Pubblica Amministrazione."

Claudio Panebianco

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