Primarie, il confronto a distanza tra due giovani sostenitori

Primarie, il confronto a distanza tra due giovani sostenitori

Claudio Staiti

Primarie, il confronto a distanza tra due giovani sostenitori

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giovedì 29 Novembre 2012 - 23:22

Massimo Parisi (Comitato Giovani per Bersani) e Guglielmo Sidoti (Comitato Giovani per Renzi) hanno risposto alle domande che Tempostretto.it ha fatto loro sulla sfida di Domenica tra il segretario del PD e il sindaco di Firenze.

In questi giorni di campagna elettorale per le Primarie del centrosinistra, tante sono state le occasioni per farsi un’idea, valutare e scegliere quale candidato meritasse la nostra fiducia. Tempostretto.it ha deciso di dare spazio al confronto a distanza fra due ragazzi. A rispondere alle domande sono infatti due giovani di Messina: Massimo Parisi, 21 anni, responsabile regionale Ambiente dei Giovani Democratici, l'organizzazione politica giovanile del Partito Democratico, e Guglielmo Sidoti, 21 anni, membro dell’esecutivo regionale dei Giovani Democratici. Cosa hanno in comune? L’appartenenza e la militanza nello stesso partito. Cosa li divide? Massimo voterà Pierluigi Bersani, Guglielmo voterà Matteo Renzi.

COSA TI HA PORTATO AD APPOGGIARE IL TUO CANDIDATO?

Massimo– Quello che mi ha convinto ad appoggiare Bersani è il fatto di averlo visto lavorare bene in questi anni, aver visto la sua serietà. Soprattutto nei vari ministeri in cui si trovava è riuscito a fare cose che altri governi non sono riusciti a fare. E le riforme che ha portato avanti sono state realmente concrete. Penso, ad esempio, alle liberalizzazioni che hanno rappresentato un’opportunità per il paese, da una parte di rendere più libero e competitivo il mercato, dall’altra di aiutare i nuclei familiari. Penso alle ricariche telefoniche e al fatto che non fosse più l’utente a pagare le tasse ma la compagnia, all’abolizione dell’atto notarile per l’Rc auto, alle liberalizzazione dei mutui e delle banche. Tutte fatte nell’ottica di favorire la concorrenza ma anche il consumatore rendendolo non più vittima dei grandi colossi del commercio, ma in grado di risparmiare. Credo che in un momento attuale, nel cuore della crisi, l’esperienza di Bersani possa essere davvero utile. Lui è sempre riuscito a trovare la mediazione all’interno delle diverse anime del PD e adesso tutto può essere recriminato al centrosinistra fuorché il non essere uniti. Il centrosinistra si presenta alle elezioni molto più forte di prima e con una grande condivisione delle scelte. Infatti, tranne alcuni punti, Bersani e Renzi hanno molti aspetti in comune.

Guglielmo- La scelta di appoggiare Matteo Renzi è stata dovuta innanzitutto al percorso che lui ha fatto confrontato con i suoi dati anagrafici. Matteo Renzi è un giovane amministratore, che, a 37 anni, ha dimostrato sul campo, a Firenze, di saper fare bene, ha dimostrato, attraverso la sua giunta e una serie di scelte che ha intrapreso, di avere una visione determinata e nuova della politica. Sul ruolo femminile: nella sua giunta sono più le donne che gli uomini, sulle nuove tecnologie: l’estensione della banda larga. Ma ancora le sue idee sull’Europa, sull’istruzione. Una cosa che mi ha fatto molto piacere sentire è stata la sua vicinanza al problema della mancanza di asili nido. Tematiche come questa sono cose che soltanto gli amministratori sentono. E sono convinto che Matteo Renzi, insieme alla sua squadra – che è formata da giovani amministratori che, come lui, hanno voglia di impegnarsi – possa davvero cambiare l’Italia attraverso l’entusiasmo di cui si è fatto portatore e che ha coinvolto migliaia di persone in tutta Italia.

TRE PUNTI DEL PROGRAMMA DEL TUO CANDIDATO CHE TI HANNO CONVINTO.

M- Il primo è quello che considero il punto di partenza per uno stato democratico e civile e cioè quello del sapere. Siamo in un paese dove purtroppo si è arrivati anche a dire che con il sapere non si mangia ed è un po’ vergognoso il pensare che all’interno di un paese che dal punto di vista culturale, artistico e di capitale umano può dare tanto, ci sia molto ancora inespresso. In questo senso la scuola deve recuperare il suo ruolo, in particolare nelle aree più difficili. Il secondo è il lavoro. Bisogna valorizzare il patrimonio umano, non si può pensare che chi si laurea faccia degli stages sottopagati o talvolta sia lui stesso a pagare. Il terzo punto è l’idea di democrazia perché apprezzo il Segretario quando dice che l’Italia non si può costruire semplicemente sull’idea di un leader o di una bella immagine da portare in giro. Mettere assieme le energie di ognuno: questa è le democrazia, non è semplicemente esprimere con un voto con chi vuoi che si possa governare, è invece la sommatoria delle capacità di ognuno.

G- Il primo riguarda la sua visione d’Europa. Renzi parla di “Stati Uniti d’Europa” che è qualcosa di innovativo, ma, al contempo, va a continuare quel percorso che il centrosinistra, nel corso degli anni, ha intrapreso. Il secondo punto riguarda il ruolo delle donne, delle donne in politica e delle donne nella società. Renzi le descrive come il motore propulsivo dell’Italia di domani e il suo programma cerca di eliminare tutti quei vincoli che si frappongono tra la donna e la sua vera emancipazione che passa attraverso la sua affermazione professionale. Il terzo è quello della “rottamazione”, che non va intesa in senso anagrafico. La rottamazione è nei confronti di un sistema che, in questo momento, appare obsoleto. Se l’Italia è in queste condizioni è anche grazie alla sua classe dirigente che da vent’anni siede in Parlamento senza che nessuno sia mai riuscito a smuoverla.

C’È QUALCOSA CHE NON TI PIACE DEL TUO CANDIDATO?

M- Mah, sicuramente essendo giovane, trovo magari che sia un poco difficile per lui convincere alcuni elettori che trovano la politica come affascinante nella retorica. Bersani preferisce lasciare più spazio al contenuto del progetto piuttosto che alla formula poetica con cui si costruisce.

G- Beh, di Matteo Renzi ho apprezzato praticamente tutto. Se devo segnalare qualcosa su cui non mi sono trovato d’accordo direi che io avrei rimarcato maggiormente l’appartenenza al Partito Democratico. È vero che Renzi ha scelto di non esporre bandiere e simboli del Partito, in quanto non è lui il Segretario, ma probabilmente non è arrivato a tutti chiaro il messaggio che lui stia giocando nelle primarie da componente del PD, e non da esterno. Del resto sono tanti all’interno della base del Partito Democratico che lo sostengono.

BERSANI SI È DEFIINTO L’ “USATO SICURO”. MA CHE SIGNIFICA PER TE USATO SICURO?

M- Diciamo, per chiarire, che la definizione è più da spot. Per esprimere la forma usata dal Segretario, posso dire che l’usato sicuro è quell’esperienza, quelle capacità, quei contributi che sono maturati nel tempo, e anche la coscienza dei limiti che ci sono per poter raggiungere dei risultati. Significa dare una risposta al paese senza facili illusioni e senza, tantomeno, la convinzione che si possa risolvere tutto facilmente. È il richiamo a mettere tutti assieme le capacità e le risorse, questo è l’importante.

RENZI SI È DEFINITO “IL ROTTAMATORE”. MA CHE SIGNIFICA PER TE ROTTAMAZIONE?

G- La rottamazione, in questo momento, rappresenta per tutti coloro che sostengono Matteo Renzi -me compreso- l’idea, presente anche nello Statuto nazionale del PD, che dopo essere stati 15 anni in Parlamento, non ci si possa ricandidare. Perché è evidente che se un uomo è stato per 15 anni, quindi per un arco di tempo abbastanza lungo, in delle sedi istituzionali e non è riuscito a portare a termine quelli che erano i suoi obiettivi, non ci riuscirà molto probabilmente in futuro e, soprattutto, nel corso di questo lungo arco di tempo, ha perso il contatto con la realtà non riuscendo più a dare risposte alle esigenze della comunità. L’idea invece è quella che sia giusto impegnarsi e stare in Parlamento ma che questo debba rappresentare solo un momento della vita di una persona, momento che deve avere un inizio ma anche una conclusione.

SE IL TUO CANDIDATO PERDERÀ LE PRIMARIE, VOTERAI CHI HA VINTO?

M- Ovviamente il mio auspicio è che il Segretario venga scelto quale candidato alle Politiche, se questo non si dovesse verificare, io condivido un programma e un progetto di governo e senza dubbio appoggerò la coalizione del centrosinistra a prescindere da quale sarà il candidato.

G- Assolutamente sì. Le primarie si fanno per scegliere il candidato premier e, nel momento in cui si va a votare, si firma l’appello di elettore del centrosinistra, si sottoscrive una carta d’intenti per cui, al di là dell’esito, si deve sostenere chi ha vinto. Spero che sia anche per gli altri così.

DOPO LE PRIMARIE QUAL È IL FUTURO DEL PD E DEL CENTROSINISTRA, IN PARTICOLARE NELLA NOSTRA CITTÀ?

M- L’opportunità delle Primarie, prima di volerla porre come la scelta di un nome, di un leader, è stata quel tentativo di riallacciare un rapporto fra la politica dei partiti con una condivisione da parte degli elettori. Questa è una cosa che, nel periodo precedente alle Primarie, sembrava essersi persa, mentre il segnale che è stato lanciato è stato interessante. Spero che da qui alle elezioni, la sinistra si apra all’ascolto di tutti per discutere ed offrire una via d’uscita dalla crisi. A livello cittadino, il problema è simile a quello nazionale: per troppo tempo ci si è illusi che continuando in un certo modo si sarebbe potuto vivere bene senza fare sacrifici. Ci siamo resi conto che ciò non ha fatto altro che aggravare la crisi. Credo perciò che un momento di riflessione il PD, nel locale, lo debba percorrere e si debba assumere la responsabilità di dare ascolto alla società civile, più di quanto non faccia adesso.

G- Molto dipende dall’esito delle Primarie perché qualora vincesse Renzi, il cambiamento sarebbe evidente, sia all’interno del Partito Democratico che per l’Italia intera. In ogni caso ne esce un PD più forte rispetto a prima, un PD che, secondo i sondaggi, è riuscito a intercettare una fascia di elettori che prima non riusciva a raggiungere. Usciamo con un Partito Democratico, che, per la prima volta dalla sua fondazione, non è democratico solo nel nome, ma lo è nella dialettica, attraverso il confronto che si è venuto a creare e che spero proseguirà anche dopo le Primarie e che consentirà al nostro partito di continuare ad essere il primo partito d’Italia. Per ciò che concerne la realtà messinese dico che noi ci siamo messi in gioco e non lo abbiamo fatto né per ottenere dei posti, né per farci considerare in diverso modo. Ci impegniamo e dopo le Primarie si vedrà. Sicuramente un dato importante è emerso dal primo turno del 25 Novembre (il 22,5 % nei confronti di Renzi) e su questo continueremo a lavorare. (CLAUDIO STAITI)

Oggi è l’ultimo giorno utile per registrarsi per coloro i quali sono stati impossibilitati a farlo al primo turno (occorre inviare una richiesta presso il Coordinamento Provinciale).

2 commenti

  1. il futuro del pD a Messina?? semplice, genovese con tutto quelo che ne consegue

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  2. Se da una parte c’è una macchina ben oleata che sa raccogliere consenso di voti, dall’altro si auspica che i renziani possano coagulare un consenso di voti espressi con coscienza e non solo per convenienza. In tal modo il partito comincerà ad assumere una doppia anima, da un lato conservatrice, area Genovese, dall’altra un’area più liberale di idee e di pensiero.
    Avanti tutta per RENZI.

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