Navarra: "L'Università è un ponte. Io candidato? Resterò Rettore fino al 2019"

Navarra: “L’Università è un ponte. Io candidato? Resterò Rettore fino al 2019”

Rosaria Brancato

Navarra: “L’Università è un ponte. Io candidato? Resterò Rettore fino al 2019”

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sabato 23 Dicembre 2017 - 06:19

"Il rapporto tra le Università e il territorio di riferimento è vitale. Dobbiamo formare giovani che siano in grado di spendersi ovunque". Così il Rettore Pietro Navarra nel consueto incontro con la stampa a fine anno. Quanto al Pd e alle elezioni di marzo: "il mio mandato scade nel 2019 voglio continuare a fare il Rettore"

Quando gli chiediamo di sintetizzare in due parole il 2017 dell’Università Pietro Navarra non ha dubbi: “in crescita”. Due termini positivi che racchiudono un anno “in cammino” per raggiungere di volta in volta gli obiettivi prefissi, senza smettere mai di fermarsi.

“Ad inizio mandato ci eravamo dati una serie obiettivi da rispettare. Di quel programma non c’è più nulla di altro da fare, perché abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi e persino prima del periodo che ci eravamo prefissati. Le immatricolazioni ad esempio. Si era registrato un calo nelle iscrizioni, il dato era sceso fino a 5.100 matricole, siamo riusciti a registrare 6 mila nuovi iscritti addirittura un anno e mezzo prima della data prevista. Questo ci consente non soltanto di essere sereni per aver rispettato i punti del programma, ma di darci altri traguardi da raggiungere”.

E’ il tradizionale incontro con la stampa a fine anno ma diventa anche occasione per analizzare una politica universitaria che caratterizza il mandato Navarra, basato sui dati, sul monitoraggio dei risultati e sull’alzare l’asticella del traguardo man mano che si raggiunge un obiettivo.

Guardare sempre avanti perché c’è sempre qualcosa da fare.

I numeri del 2017 del resto (snocciolati in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico) sono positivi e confermano appunto i due termini utilizzati dal Rettore: un Ateneo in crescita. Molta strada c’è da fare ed altrettanta ne è stata fatta.

Il numero degli studenti stranieri a Messina, ad esempio, o dei docenti stranieri che scelgono l’Ateneo dello Stretto, i progetti in corso in tutti i settori, i nuovi corsi di laurea, o ancora la richiesta per il primo corso di laurea in medicina in inglese che sarà il primo nell’isola (ed il secondo al sud). Già altri corsi sono in lingua inglese ma quello di medicina rappresenterà una vera sfida. Sotto il profilo degli investimenti ci sono 11 milioni di euro destinati all’aggiornamento tecnologico ed al rinnovamento di aule e laboratori. La ristrutturazione della facoltà di scienze dovrebbe essere ultimata a fine estate 2018.

Il rapporto tra le Università e il territorio di riferimento è importante, è vitale. Noi abbiamo declinato la cosiddetta terza missione dell’Università puntando nel sociale. Abbiamo un Centro studi per i fenomeni legati alla migrazione che è di grande livello e nel sistema regionale che vede insieme anche le Università di Catania e Palermo ed è a conduzione dell’Ateneo di Messina abbiamo in corso un’azione che vede coinvolti 50 Comuni in progetti per l’inserimento di migranti in attività lavorative. Le Università possono non soltanto mettere a disposizione ricerca e competenza ma hanno anche la possibilità di monitorare i risultati ed i fenomeni ed è quello che stiamo facendo. L’Osservatorio diventerà importante anche a livello nazionale”.

Navarra sa bene che la realtà messinese è tale da non poter consentire ai nostri giovani voli pindarici e spiega come, a proposito dell’orientamento post universitario e del collegamento con il territorio sotto il profilo occupazionale, un tempo si guardava di più al tessuto locale.

E’ un errore limitarsi alla realtà locale, soprattutto se depressa economicamente come la nostra. L’Università deve essere un ponte. Dobbiamo formare ragazzi in grado di poter spendersi e confrontarsi ovunque. Purchè sia una scelta”.

A fine 2017, ad un mese dall’elezione dell’ormai ex Direttore Generale Franco De Domenico all’Ars (con un bacino di consensi altissimo), a pochi mesi dall’ingresso della cosiddetta corrente accademica nel Pd e a due mesi dalle Politiche, è inevitabile la domanda sulle voci che vorrebbero Navarra candidato nel Pd.

Il mio mandato scade il 4 luglio del 2019 e continuerò a fare quello che sto facendo, ritengo bene. Sono impegnato per la crescita dell’Ateneo ogni giorno e voglio continuare a farlo. Stimo moltissimo De Domenico e sono orgoglioso del fatto che all’Ars vi sia un rappresentante del territorio del suo livello, so che farà benissimo. Certo, mi spiace aver perso un validissimo Direttore Generale, era una colonna portante”.

Navarra evidenzia come, esiti delle urne alla mano, De Domenico non sia stato votato solo in ambiti universitari “solo in 2 comuni della provincia non ha preso neanche un voto, negli altri 106 era ovunque”, a dimostrazione di un radicamento che va ben oltre il ruolo “accademico”. Un segnale, secondo il Rettore, che il consenso sia scaturito da ampi settori ed articolato nel territorio.

Ma se Renzi gli chiedesse di candidarsi?

Non posso rispondere ad una domanda che fa riferimento a qualcosa che non so, o che in questo momento non è accaduto, però le dico che non prenderò mai una decisione da solo”.

Per Pietro Navarra la “squadra” è l’arma vincente, quel motore trainante che ha dato prova, alla guida dell’Ateneo di poter avviare un cambiamento.

Rosaria Brancato

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