Filippo Barresi da operaio a boss di Cosa Nostra, l'ascesa irresistibile del padrino

Filippo Barresi da operaio a boss di Cosa Nostra, l’ascesa irresistibile del padrino

Redazione

Filippo Barresi da operaio a boss di Cosa Nostra, l’ascesa irresistibile del padrino

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martedì 29 Gennaio 2013 - 18:49

Il potente boss di Cosa Nostra, Filippo Barresi iniziò la sua carriera come semplice operaio in un'impresa edile di Terme Vigliatore. Da lì, insieme ad altri quattro esponenti della criminalità barcellonese, ha scalato i gradini che lo hanno portato al vertice della famiglia mafiosa. Assolto nell'operazione Icaro e condannato nella Mare Nostrum era ricercato dal giugno 2011.

Da semplice operaio a boss della mafia barcellonese. Una scalata vertiginosa iniziata dalla base della cupola. Filippo Barresi è uno dei discendenti di Giuseppe Gullotti. Dopo l’arresto e la condanna dell’”avvocaticchio” a tenere le redini di Cosa Nostra sono stati chiamati cinque fedelissimi del boss: Giuseppe Rao, Giuseppe Isgrò, Salvatore Ofria, Salvatore “Sem” Di Salvo e Filippo Barresi. Quest’ultimo aveva iniziato a lavorare in una impresa edile di Terme Vigliatore. Fino a metà degli anni ’90. Ma non era lì per lavorare Barresi. Piuttosto si era trattata di una di quelle assunzioni che vengono fatte per nascondere un’estorsione. Anziché pagare il pizzo ti assumo un “amico”.
Così quell’operaio, timorato di Dio, che frequentava la chiesa e si faceva sempre il segno della croce davanti ad un tempio, cominciò a sua scalata. Eppure fino al 2003 era quasi del tutto sconosciuto. Poi fu arrestato nell’operazione antimafia “Icaro” che smantellò i clan della provincia da Barcellona a S.Stefano di Camastra. Trascorse un anno in carcere ma poi ne uscì pulito con un’assoluzione. In quegli anni iniziò a partecipare agli incontri della cupola mafiosa che decideva esecuzioni e l’applicazione del pizzo ad imprenditori e commercianti.
Ma,intanto, Barresi era diventato socio occulto delle imprese che producevano calcestruzzo e gestivano impianti di betonaggio appartenenti al padrino Giovanni Rao. In quegli anni Barresi si rese latitante dopo l’operazione Mare Nostrum. Si nascondeva in rifugi fra Terme Vigliatore e Portorosa protetto dagli uomini del clan dei Mazzarroti guidato da Bisognano e Calabrese. La crescita di Barresi proseguì in campo imprenditoriale, nel quale coltivò i suoi interessi nelle società CEP ed ICEM , amministrate da Giuseppe Isgrò ma riconducibili a Giovanni Rao e Giuseppe Gullotti. Il culmine dell’ascesa di Barresi giunge il 24 giugno del 2011 con l’ordine di custodia cautelare firmato nell’ambito dell’operazione Gotha 3. Barresi è accusato di associazione mafiosa ed è indicato dalla DDA di Messina come uno dei capi di Cosa Nostra barcellonese. Ma il boss preferisce evitare la cattura e darsi alla latitanza. Per mesi Carabinieri e Polizia gli danno la caccia, più di una volta vanno vicini all’arresto, scoprono covi appena abbandonati,seguono le tracce di amici e parenti ma senza risultato. In questi mesi giunge anche una condanna a 3 anni e 4 mesi emessa nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum per associazione mafiosa. Poi, dopo ricerche minuziose ed indagini a tutto campo, arriva il momento dell’arresto. Il coronamento di un lunghissimo lavoro investigativo che premia gli sforzi di centinaia di uomini impegnati nella cattura del boss di Cosa Nostra.

Un commento

  1. Buttare le chiavi……

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