Cadaveri in mare, ha un nome anche un'altra vittima dei viaggi della speranza

Cadaveri in mare, ha un nome anche un’altra vittima dei viaggi della speranza

Alessandra Serio

Cadaveri in mare, ha un nome anche un’altra vittima dei viaggi della speranza

lunedì 06 Maggio 2024 - 15:32

Il corpo recuperato al largo di Filicudi sarebbe di un giovane tunisino, riconosciuto grazie al tatuaggio

BARCELLONA – C’è un’altra giovane vita spezzata durante un viaggio della speranza dietro uno dei cadaveri recuperati al largo delle spiagge tirreniche del messinese nelle scorse settimane. Si tratta del corpo notato dai pescatori al largo di Filicudi lo scorso, che ora ha un nome, anche se ancora non c’è l’ufficialità. Il tatuaggio sul braccio del giovane ha infatti permesso ad alcuni amici di riconoscerlo: sarebbe Bilhel Al Malhil, un giovane tunisino imbarcatosi lo scorso 5 febbraio a Biserta e naufragato sulla rotta verso Cagliari.

A fare il suo nome è stata una coppia di connazionali residenti in nord Italia che hanno visto la foto del tatuaggio fatta diffondere dal procuratore capo di Barcellona, Giuseppe Verzera. Per loro quella fiamma e la scritta “mima”, ovvero “mamma”, lascia pochi dubbi sull’identità del ragazzo.

Bilhel si è messo nelle mani dei trafficanti di uomini, come tanti, ed è salito su quel barcone, raccontano i primi accertamenti, in cerca di una vita migliore e una speranza in Europa. Il mare però lo ha tradito ed ha perso la vita insieme ad altre sei persone e una quindicina di dispersi, al largo di Malta, il 10 febbraio.Tra loro anche una bimba di cinque anni.

Quando la tempesta ha investito l’imbarcazione, hanno testimoniato gli amici alle forze dell’Ordine, ha chiamato la sua amata “mima” col cellulare, le ha chiesto di avvisare i soccorsi, le ha raccontato della paura e del pericolo del mare grosso. Poi il silenzio. In attesa del riconoscimento della famiglia, la Procura di Barcellona ha disposto l’esame del Dna, come ha fatto la procura di Patti per l‘altro corpo riconosciuto grazie al tatuaggio, quello dell’uomo ripescato tra Patti e le Eolie.

Il corpo del giovane era in avanzato stato di decomposizione ma il segno sul braccio è ben visibile. Da entrambi è già stato estratto il Dna, che sarà comparato con quello dei familiari, quando arriveranno in Italia. Adesso gli accertamenti mirano a dare con certezza nome e cognome ai corpi recuperati nel messinese, così da poter restituire le spoglie alle rispettive famiglie.

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