Acr. Per l'onore di Messina, per chi soffre per la biancoscudata: Di Lullo non presenti la squadra con l'Hinterreggio

Acr. Per l’onore di Messina, per chi soffre per la biancoscudata: Di Lullo non presenti la squadra con l’Hinterreggio

Acr. Per l’onore di Messina, per chi soffre per la biancoscudata: Di Lullo non presenti la squadra con l’Hinterreggio

giovedì 11 Marzo 2010 - 13:22

Una provocazione, forse un atto estremo d'amore, ma ha senso continuare così? Il -presidente- parla di -disegno criminoso- e -signori occulti- che avrebbero pesato sulla mancata riuscita del suo progetto. Dimenticando probabilmente la totalità di quanto accaduto in questi mesi. Parte della squadra e i dei tifosi sembrano averci provato, ma non basta

Ho sempre sostenuto che fino allo strenuo bisogna seguire ed incitare la squadra che porta il nome di Messina. Dalla scomparsa dell’Acr all’As, da quella dell’As all’Fc e adesso al -nuovo- Acr. Nella speranza che, adesso o fra dieci anni, si possano porre le basi per una rinascita sportiva, partendo da un ritorno tra i professionisti. Ma tornando a casa dalla -trasferta- di Milazzo, dopo quanto visto al Grotta Polifemo, la mia mente continuava a ripetersi: -ha senso andare avanti così?-. La sconfitta contro i mamertini è solo l’ultima umiliazione di un campionato che doveva rilanciare il calcio cittadino e che invece si è rivelato assolutamente disastroso. Il torneo non è ancora finito ma in gioco non sembra esserci neppure più la salvezza, ma la dignità di una squadra e addirittura di una città. Possono undici giocatori, sul risultato di 1-1, in vantaggio numerico in campo, con in pugno un’occasione unica per rilanciarsi agli occhi dei tifosi e in classifica, allontanandosi dall’imbarazzante zona playout, crollare? E crollare sul piano mentale e fisico, permettendo persino agli avversari di passare in vantaggio? Puntare il mirino sui calciatori e sugli allenatori, ieri Infantino, oggi Labonia, sarebbe troppo facile (che hanno comunque le loro responsabilità e/o incapacità). La mancanza di una preparazione atletica dignitosa, di una compattezza interna tra spogliatoio e società, di una stabilità in grado di potere mettere nelle condizioni gli atleti di lavorare e produrre risultati trascinando l’ambiente tutto, è inevitabilmente legato a sbavature ormai evidenti della proprietà, praticamente scomparsa -fisicamente- da Messina. E così quelli che fino a ieri potevano essere considerati alibi per i calciatori, sono diventate certezze.

La fotografia dei giallorossi emersa dal recupero infrasettimanale è quella di una compagine che ci prova ma non ci riesce. L’abbraccio -totale- nei confronti del capitano Arturo Di Napoli dopo il gol del provvisorio pareggio ha fatto capire che il gruppo c’è, ma -resta- nello spogliatoio, rimane solo e isolato. Costretto ad affrontare il campo, ma anche la situazione venutasi creare, i problemi logistici e strutturali, mentali e forse anche economici. Dopo l’espulsione di Torcivia lo stesso capitano ripete uno per uno ai compagni, quasi da -motivatore-, «ti vedo, hai mollato, hai mollato», provando a dare la carica. Ma varrà a poco. E così una squadra che in un contesto diverso potrebbe, in questa categoria, puntare obiettivamente dritto al salto di categoria, finisce con lo sfilacciarsi, rendendo al minimo e -regalando- figuracce da sotto zero.

Ieri la buona volontà iniziale del clan peloritano si è scontrato contro un Milazzo che in campo ha messo cuore e coraggio (foto milazzocalcio.it). Ha spinto e lottato con il suo pubblico per ottenere il risultato finale. Ma è anche il successo di una proprietà che ha costruito, mattone su mattone, una realtà che, anche se in piccolo, è organizzata bene, stabile e grintosa. A loro va sicuramente un plauso, per quanto visto ieri e per la stagione costruita. Un pò meno a quella parte di tifosi che ieri ha cantato a squarciagola -chi non salta è messinese- e a quei giornalisti e -addetti ai lavori- che hanno incitato con decisione la squadra mamertina. Gli stessi, alcuni ben individuati, che fino a qualche anno fa popolavano il San Filippo e in alcuni casi facevano anche i -professori opinionisti-. Coerenza?

Sulla sponda giallorossa, anche i supporters ci hanno provato, ma potrebbero non -farcela- più. Una parte aveva dato fiducia a Di Lullo e compagni e ha poi mollato. Una parte della tifoseria organizzata aveva deciso di attendere i risultati prima di contestare, ma forse è arrivato il momento dei ripensamenti. In tutto questo trambusto si è sentita la mancanza di una società forte. L’assenza dei vertici, i primi addii annunciati, l’aria di smobilitazione che sembra respirarsi non facilita certamente il lavoro della squadra, costretta ad allenarsi senza preparatore atletico. Molte responsabilità sono così ricadute sulla testa del Direttore Sportivo Sasà Avallone, che armato di buona volontà sta cercando di fare e dare il massimo. Ed il resto della -ciurma-? Di Mascio ha dichiarato di avere lasciato, idem Fabiani, Di Lullo è fuori sede per problemi di salute e ha -parlato- attraverso un comunicato pubblicato sul sito ufficiale (che riportiamo in approfondimento in basso). Si parla di -maghi- incontrati con la soluzione magica per riportare il Messina ai vecchi fasti, di -signori oscuri- per colpa dei quali viene chiamato dagli -indagatori-, di frange di tifosi che -concordano illeciti contratti con chi dichiara apertamente di metterli a libro paga- pur di togliergli il giocattolo di mano, di -disegno criminoso ormai chiaro- finalizzato a far scomparire il calcio in città. Tutta gente che vorrebbe che lui vada via, che ha -organizzato un burrone- e vuole buttarlo dentro. Parla di tutto ciò ma forse dimentica tutti i problemi logistici, organizzativi ed economici più volte evidenziati dai calciatori attuali e trasferiti, gli allontanamenti a sorpresa di componenti dello staff, la poca chiarezza in alcuni passaggi che l’avrebbero certamente richiesto. Una rosa assolutamente competitiva, e di questo bisogna dare atto a chi l’ha costruita, ma certamente smarrita per fattori che oggi più che mai sembrano dipendenti da fattori esterni.

Di Lullo si definisce una vittima che ha compiuto degli errori forse per -impreparazione nel settore-, nonostante al suo fianco avesse Arturo Di Mascio. Possibile. Apre alla cessione e attende -fantomatici benefattori- e -salvatori della patria-. L’ennesima sabbia mobile in cui la messina sportiva cadrà. Mantenere la categoria in vista di un rilancio avrebbe certamente senso. Ma se la volontà è quella di non iscrivere a fine anno la squadra no. Se così fosse, Di Lullo prenda davvero una scelta coraggiosa: chieda alla squadra di non presentarsi domenica sul campo dell’Hinterreggio, così almeno, visti i risultati delle ultime settimane, da salvare l’onore se non si è in grado di salvare la categoria. Una provocazione? Forse sì, ma come atto estremo d’amore per chi soffre maledettamente a vedere una squadra ridotta così, in campo, ma quello che fa più male, fuori.

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