Carmen Consoli strega all'alba il teatro antico di Tindari per "Indiegeno Fest"

Carmen Consoli strega all’alba il teatro antico di Tindari per “Indiegeno Fest”

Tosi Siragusa

Carmen Consoli strega all’alba il teatro antico di Tindari per “Indiegeno Fest”

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giovedì 10 Agosto 2023 - 10:00

Prima della cantantessa, si è esibita la brava Emma Nolde alla kermesse di musica indie. Omaggio a Battiato e partecipazione di Max Gazzè

TINDARI – “Indiegeno Fest all’alba”: aspettando la luce quadri esistenziali canori da Emma Nolde alla “cantantessa” catanese Carmen Consoli. Il Teatro Antico di Tindari, ancor più maestoso mentre la notte è andata scolorando ed è divenuta alba, il 7 agosto ha costituito atmosfera carica di significanza, rendendo indimenticabile il concerto firmato “Indiegeno”, che ha contrassegnato degnamente la chiusa della kermesse di musica Indie, oramai assunta ad appuntamento consolidato dell’estate pattese.

Il sito archeologico era gremito di spettatori, talchè taluni sono dovuti rimanere in piedi in cima alle gradinate. Un pubblico di appassionati, non certo lì per caso, ma per precisa volontà di godere dello spettacolare evento.

La splendida voce di Emma Nolde

L’incipit alle 4,30, con la splendida voce della giovane e assai quotata Emma Nolde, sola sul palco, più che una promessa una conferma, non solo per le doti vocali tout court, né per quelle interpretative, ma anche pe la capacità di costruzione musicale, con accompagnamento alla chitarra elettrica dei brani, peraltro personalmente composti, con testi degni di encomio. Un’immagine fresca e piena di grazia quella della cantautrice toscana, in grado di toccare le nostre corde più profonde con tematiche intimiste, che, nelle 7 canzoni eseguite, hanno spaziato, dalle pene amorose alle criticità della comunicazione, appannaggio tutte anche del mondo giovanile, come la scelta fra partire e restare, con le connesse dosi, nelle diverse articolazioni dell’alternativa, di sofferenza. Tratte dall’ultimo Album “Dormi” ecco allora “Voci stonate”, “Fuoco coperto”, “La stessa parte della luna”, “Storia di un bacio”, “Non so chi sei”, “Ti prometterei”, canzoni quasi manifesto generazionale, come “Te ne sei andata per ballare”, dedicata alla sorella che ha scelto di mettersi in gioco all’estero: sciogliere i nodi e cercare di far prevalere la luna luminosa su quella oscura, provando a saltare nel vuoto,  questo il mirabile percorso di elezione della Nolde.

Modus canoro sincopato, bella presenza, personalità autentica e senza pose….così è apparsa, schermendosi con l’affermazione di essere grata per la chiamata a “Indiegeno”….e di avere il nobile compito di precedere la luce e, di fatto, dopo un intervallo per il cambio di scene – che si sono fatte più composite con i giochi di multicolore illuminazione che si sono assommati a quelli sulle colonne lineari bianche, perfettamente integrate con il sito tindaritano, già di per sé naturale regale scenografia – luce fu… con l’avvento della magica Carmen Consoli, che dalle 5, 30 circa, ci ha stregati per quasi 120 minuti intensi, perfetti.

Di bianco vestita, come l’artista alla quale è subentrata, con immancabile chitarra al seguito che ha sovente dovuto sostituire per motivi tecnici, dando vita a deliziosi siparietti.

La partecipazione di Max Gazzè e l’omaggio a Battiato con “Stranizza d’amuri”

I brani prescelti hanno incluso quelli oramai storici, che difatti hanno riscosso vere e proprie ovazioni. La nostra Carmen, in grado di reggere la scena anche in solitaria, è stata poi accompagnata da altra chitarra, quella elettrica di Massimo Roccaforte, di Mascalucia, e dal violino del messinese Adriano Murania; a sorpresa poi ecco anche il “friscalettu” del valente Gemino Calà, musicista siciliano assai noto anche in ambiti etnoantropologici, e il basso elettrico di Max Gazzè per l’arcinota “Amore di Plastica” e “Vento d’Estate” di Gazzè e Fabi, che hanno commosso gli astanti e strappato applausi a scena aperta, come “Stranizza d’amuri”, omaggio al grande siciliano Franco Battiato.

Il pubblico ha risposto in modo entusiastico a questa spettacolare rappresentazione canora, molto intimista, in un contesto da sogno quale è il Teatro greco di Tindari, in una esperienza ricca di significati ancestrali.

Magnetica Consoli

Il live è proseguito impreziosito da alcuni bis, dopo che gli spettatori avevano richiamato a lungo a gran voce la Consoli…più che un concerto un simbolico rito, ove tutto ha congiurato per impeccabile esito, finché dallo splendore del luogo caro a Quasimodo (e reso immortale nella lirica intorno a quella gita con l’allegra brigata amicale “Vento a Tindari”), abbiamo fatto ritorno alle nostre vite, serbando la delizia di quei momenti scanditi dai brani di maggior successo della Cantantessa.

Eclettica nel repertorio dalla acustica al rock, passando per il blues siciliano, briosa, semplicemente sé stessa, con una naturalezza capace di porgere “pose” e “modi di dire” catanesi stravaganti, sempre comunque comprensibili anche ai “non indigeni”, Consoli, mai irregimentata, ha incluso nel suo repertorio tematiche forti, come quelle della violenza perpetrata dallo zio ai danni della giovane nipote, che per quanto subito, vestirà di rosso al suo funerale; trova spazio anche la canzone per la sposa che invano attende lo sposo non in attesa di lei all’altare…Mal d’amore, dunque… in forme e fattezze differenti: e infatti la cantautrice ha confessato di non aver goduto di gran fortuna in ambito sentimentale, ma come la sua vita sia stata rischiarata dalla presenza del figlio Carlo. Ricorda all’uopo anche la amata nonna Carmela, che, nei frangenti difficili, le sussurrava “si chiude una porta e si apre un purticato, gioia”……cari affetti, dai quali non può non emergere anche la figura materna, destinataria di riscoperta filiale.

Una tipica espressione canora, la sua, magnetica e penetrante, riconoscibilissima, con quelle parole che sono risuonate sincopate, quasi piccoli quadri intimisti splendidamente musicati, con un registro che è cresciuto di intensità mano a mano, generando un sorprendente afflato con gli astanti e sincere emozioni.

E mentre lo spettacolare panorama era vieppiù riscaldato dal sole oramai sorto, che tutto rischiarava, e si faceva giorno, la chitarra rockeggiante e la voce potente della Consoli per il tour europeo “Volevo fare la rockstar”, intitolazione mutuata dall’ultimo album, risuonavano grandiose sulla via di ritorno.

Un commento

  1. PASQUALE FROSINA 11 Agosto 2023 07:52

    Cantantessa non si può sentire

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