Caso Alival, clamorosa svolta: ricollocazione lavorativa o esodo incentivato per i licenziati

Caso Alival, clamorosa svolta: ricollocazione lavorativa o esodo incentivato per i licenziati

mario meliado

Caso Alival, clamorosa svolta: ricollocazione lavorativa o esodo incentivato per i licenziati

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giovedì 01 Settembre 2022 - 07:30

REGGIO CALABRIA – Si va al ‘tavolo milanese’ con l’Alival, ed ecco la proposta che non ti aspetti. Potenziale ricollocazione lavorativa per tutti e 149 i dipendenti in via di licenziamento, con tanto d’agevolazioni per fitto e trasloco; esodo fortemente incentivato per chi non potrà aderire.

I dettagli dell’accordo

Alival, gruppo Lactalis (San Gregorio)

A fronte di 149 dipendenti licenziati tra i poli di San Gregorio (79), Ponte Buggianese (68) e Borgo Santa Rita (2), la Triplice sindacale torna dal ‘tavolo ministeriale’ con 29 posizioni garantite di ricollocazione diretta nell’alveo del gruppo caseario Lactalis, nelle sedi di Collecchio, nel Parmense; Milano; Porcari, in provincia di Lucca; Ragusa; Reggio Emilia.
E soprattutto, la possibilità di ricollocare lavorativamente tutti gli altri operatori nella “Egidio Galbani”, «sulla base della fungibilità professionale»; in prima battuta presso gli stabilimenti di Casale Cremasco (in provincia di Cremona), Certosa e Corteolona (entrambe nel Pavese).

Nel pregresso, l’azienda non ha avuto problemi nell’aderire alla richiesta di un ‘tavolo’ di mediazione, come richiesto dalle forze sociali. Ieri, invece, si è formalizzata la «prima gestione socialmente responsabile del piano aziendale».

Ricollocazione incentivata possibile per tutti gli addetti

Alival, gruppo Lactalis (San Gregorio)

In questa chiave vanno lette le composite misure di sostegno già delineate ieri in sede di ‘tavolo’ di confronto fra le parti.

Per un massimo totale di 19mila euro lordi pro-capite, queste misure si articolano in un “contributo fitto” da 9mila euro lordi nel triennio – tremila lordi per il primo, per il secondo e per il terzo anno dal trasferimento presso una sede di lavoro distante almeno 50 km da quella attuale, cioè tutte quelle in esame -, che verrebbero corrisposti in dodicesimi direttamente in busta paga, e in un massimo di 10mila euro complessivi per spese di trasloco e montaggio arredi e di viaggio per il trasferimento dell’intero nucleo familiare del lavoratore direttamente interessato.

Una sorta d’insperato jolly, che – com’è purtroppo ovvio – ben pochi soggetti imprenditivi sono in grado di offrire.
Anche per questa ragione, ufficiosamente, si stimano le unità disposte ad aderire al piano di ricollocazione nelle varie sedi italiane di Lactalis in circa tre quarti della forza-lavoro dello stabilimento reggino di San Gregorio. Il quarto rimanente dei dipendenti, prevalentemente per ragioni familiari o logistiche, andrebbe invece ad aderire al percorso d’esodo incentivato.

A novembre il responso sulle richieste

Tutte le richieste di ricollocazione andranno formulate entro il 5 novembre; il gruppo caseario fornirà le debite risposte entro la fine dello stesso mese. Al netto del disagio di un trasferimento anche a diverse centinaia di chilometri dalla propria città, inutile dire che nell’àmbito del settore privato colossi dell’industria casearia come Lactalis e la stessa Galbani offrono amplissime garanzie ai lavoratori che andranno ad accogliere.

Nell’accordo stipulato ieri viene sì codificata anche l’ipotesi-pendolarismo senza trasferimento di residenza (economicamente, una buona intesa: cinquemila euro lordi l’anno per un quadriennio), ma vista la collocazione geografica e le distanze quantomeno delle sedi fin qui analiticamente prese in considerazione sarà una “pista” di difficile praticabilità.

Esodo incentivato e outplacement

In caso di mancata adesione a queste chances, ovviamente il lavoratore avrà davanti il licenziamento.

Alival, gruppo Lactalis (San Gregorio)

La procedura attivata sarà quella del licenziamento collettivo per tutti i 149 dipendenti, da tradurre in risoluzione del rapporto di lavoro non prima del 31 marzo 2023.
Nell’ultimo trimestre di quest’anno invece, sempre in ottica “sociale” e previa la non opposizione al licenziamento, chi sceglierà d’uscire dall’azienda sarà oggetto d’esodo incentivato mediante l’erogazione di 32mila euro lordi (31mila a titolo d’incentivo vero e proprio e altri mille a titolo di transazione generale).

Proprio su questo versante, la sensazione sindacale è che si potesse fare di più: i prossimi giorni, le prossime settimane vedranno dunque un pressing delle parti sociali sull’azienda nel tentativo d’incrementare le somme disponibili per gli addetti che scegliessero di risolvere il rapporto col gruppo Alival-Lactalis.

In questa stessa direzione non mancano pure previsioni specifiche per l’outplacement, cioè il percorso d’orientamento e valorizzazione del dipendente che intenda uscire dall’azienda anziché avvalersi delle ipotesi di ricollocazione interna, per facilitarne il reinserimento nel mondo del lavoro.
Il percorso consulenziale a cura di un’azienda specializzata, dal punto di vista finanziario interamente a carico della società della ‘galassia’ Lactalis, durerebbe un anno.

Reindustrializzazione: ora, Istituzioni al lavoro

Non che nel frattempo sindacati e Istituzioni intendano restarsene con le mani in mano…
Già nei prossimi giorni, invece, potrà iniziare l’interessante – ma complicato – percorso “a chilometro zero”, quello che si spera veda presto un nuovo soggetto imprenditoriale raccogliere il testimone dell’Alival-Nuova Castelli al sito industriale di San Gregorio. Anche per scongiurare la mesta ipotesi che nella periferia Sud di Reggio Calabria rimanga, desolatamente, l’ennesima “cattedrale nel deserto”.

Sarà un tavolo tecno-istituzionale – molti sperano possa tenersi direttamente in Prefettura – la sede giusta per raccogliere e poi vagliare le eventuali disponibilità di nuovi soggetti imprenditivi.
Sul tema, la società si limita a confermare «la propria disponibilità a vagliare eventuali ipotesi di reindustrializzazione».

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