Da Messina a Parigi, passando per Pisa. Un messinese fonda la prima rivista europea di studi Foucaultiani.

Da Messina a Parigi, passando per Pisa. Un messinese fonda la prima rivista europea di studi Foucaultiani.

Eleonora Corace

Da Messina a Parigi, passando per Pisa. Un messinese fonda la prima rivista europea di studi Foucaultiani.

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sabato 25 Agosto 2012 - 08:52

Orazio Irrera, nato a Messina, è un ricercatore di filosofia a Parigi e tra i fondatori della rivista "Materiali Foucaultiani", la prima in Europa interamente dedicata al lavoro del grande filosofo francese. Irrera considera Foucault "uno strumento" per leggere il reale e fa gli esempi del Sea Flight e delle periferie messinesi.

“Ti ritrovi a Parigi e scopri come questa sia una città piena di italiani, praticamente una città italiana. L’unica che funzioni, dicono alcuni…”. Orazio Irrera è ricercatore in filosofia nella capitale francese, ma è nato a Messina L’università, però, l’ha fatta direttamente a Pisa. Qui ha visto l’ambito accademico italiano restringersi sempre più, fino ad implodere. “La Riforma ha livellato molto i programmi, non c’è nessun futuro per chi comincia a fare ricerca all’università in Italia”, spiega Orazio Irrera . Un ritornello triste quanto frequente negli anni della “fuga di cervelli”, che condanna il nostro paese ad un emorragia intellettuale, di cui allo stato attuale è difficile scorgere la fine. Nella cornice vivace e polifonica dell’ambiente culturale parigino è nata l’idea della rivista “Materiali Foucautiani”, la prima in Europa – come viene annunciato con una punta d’orgoglio nell’introduzione al primo numero- una piattaforma di studi interamente dedicata al grande genealogista del potere, della follia, del crimine e del sesso, ideata e realizzata intermente da giovani italiani con un ampio respiro internazionale. Il sito può essere consultato in inglese e francese, oltre che in italiano ovviamente, e nel comitato scientifico, ad esempio, ci sono studiosi che lavorano in tutte le parti del globo. La rivista, al primo numero – ma sono già in cantiere il secondo e il terzo – vuole essere una rete che metta in circolo gli studi sulle opere del filosofo francese, connettendo studenti e studiosi in uno sforzo comune. “Foucault è un filosofo particolare”. – spiega Orazio Irrera – “Non si esaurisce in un lavoro filologico o teorico, è una scatola degli attrezzi che viene utilizzata per leggere varie realtà. È uno strumento”. Chi non conosce il lavoro del filosofo francese, potrebbe chiedersi perché Foucuault possa essere uno strumento di lettura del reale più di tanti altri intellettuali. Irrera riesce a spiegarlo con semplicità: “Foucault rappresenta un intellettuale che dall’accademia si è proiettato sulla scena pubblica creando degli effetti politici che sono diventati storia. Ha intercettato il bisogno politico presente ai margini della società che premeva per essere riconosciuto”. Quello della rivista rappresenta un tentativo di coniugare teoria e pratica, troppo spesso ormai impropriamente separate. Un intento che spicca anche nelle modalità delle presentazioni che sono state organizzate in giro per l’Italia, sempre doppie: un incontro all’università e un altro in ambito cittadino. A Messina quest’ultimo è stato realizzato l’11 luglio dal Laboratorio Luogo Comune, previsto per novembre quello all’università. Un concetto chiave nel pensiero foucaultiano, su cui si basa il primo numero della rivista, è quello di eterotopia. Un’idea poliedrica che può essere facilmente declinata anche nella realtà messinese. Buoni esempi di eterotopia sul nostro territorio sono l’esperienza dell’ex Sea Flight e le periferie.
Ex Sea Flight
Irrera è estasiato dal modello del Sea Flight – il capannone abbandonato proprio sotto il Pilone che è stato recuperato e restituito alla collettività dai membri della Rete No Ponte prima e dal collettivo Quasivive poi -e dall’esperienza politica innovativa che vi si è svolta. “Il concetto di eterotopia – spiega – è legato anche a un particolare tipo di esperienza che si compie all’interno degli spazi, che riesce a portare una trasformazione del proprio modo di essere, per un divenire collettivo”. Chi ha ideato e collaborato all’esperimento del sea flight è riuscito a creare un tipo nuovo di gestione del territorio. “Una cosa inedita per Messina – ad esempio – è che la pratica artistica diventasse automaticamente politica”. Un modo di vivere e riappropriarsi degli spazi che potrà diventare ancora più importante nell’epoca della “direttiva Bolkstein”, un ipotesi di legge presentata al parlamento europeo che, tra l’altro, contempla la liberalizzazione del demanio, che potrà quindi essere dato in concessione ai privati anche per tempi molto lunghi. Un attacco diretto a quello che fino a questo momento era l’abc del bene comune e che iniziative come quella di Faro possono adeguatamente contrastare.“Uno dei punti forti di quel progetto – sottolinea Irrera – credo sia il tentativo di creare qualcosa che entrasse in circolo nell’ambiente urbano messinese e attraverso la pratica artistica aprisse a nuovi modi di intendere il rapporto con il territorio”.
Periferie.
A proposito di spazi e spazio urbano, importantissimo nel pensiero foucaultiano poiché sintomatico del modo in cui si struttura il potere e dei metodi di controllo che esercita sul territorio, l’esempio più tipico di eterotopia è rappresentato dalle periferie. Dalle banlieue parigine ai villaggi nostrani, si può individuare un unico filo conduttore che parla del disagio di una zona per l’impossibilità di comunicare con il centro cittadino. “La periferia, soprattutto disagiata, è soggetta all’ordine funzionale del centro ma al tempo stesso lo sovverte. Germina l’opposizione, il disagio, l’impossibilità di vivere lo spazio com’è concepito nei palazzi del potere, sempre troppo distanti”. Due realtà che si sovrappongono, scivolando l’una accanto all’altra senza mai integrarsi. Una situazione che spicca a Messina. Per come si è formata la nostra città, infatti, ha visto un lento inurbamento di diversi villaggi che ha portato “al perdurare di una sovrapposizione di tempi e spazi radicalmente differenti che convivono all’interno del medesimo tessuto urbano”. Ma la sordità del centro verso la periferia – e la rabbia di quest’ultima verso il centro – genera la più assoluta incomunicabilità. A metà tra giungla e ghetto, insomma, la periferia viene controllata o ignorata dal potere centrale, mai capita. Un confine netto che a Messina traspare anche nel lessico :“zallo – fa notare Irrera – è la linea divisoria che crea un altro mondo”. (Eleonora Corace)

Un commento

  1. Interessantissimo!Magari si potesse realizzare a Messina ..comunque qualcosa comincia a muoversi grazie a Francesco Mucciardi e ai suoi amici! Le teorie di Foucault mi hanno sempre affascinato e quindi spero a novembre di poter partecipare all’Università a questo nuovo incontro avendo perso quello di luglio.

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