Belluscone, una storia siciliana

Belluscone, una storia siciliana

Lavinia Consolato

Belluscone, una storia siciliana

mercoledì 17 Settembre 2014 - 02:26

Vincitore del Premio speciale della giuria per la sezione Orizzonti, alla 71° Mostra del Cinema di Venezia, fa ridere pur essendo profondamente drammatico.

Maresco fa emergere una realtà non a tutti nota, quella di Brancaccio, quartiere di Palermo tristemente noto per l’assassinio di padre Puglisi. Ci sono tre personaggi fondamentali: due cantanti neomelodici, Erik e Vittorio Ricciardi, occupati nel componimento di una canzone dal titolo “Voglio conoscere a Berlusconi”, e il loro impresario, Ciccio Mira.
A tutti loro vengono poste domande su Berlusconi, sulla Mafia, sulla trattativa Stato-Mafia, e le risposte, o meglio non-risposte, risultano ovviamente esilaranti; tuttavia dopo la risata giunge lo sgomento: è mai possibile che sia tutto così grottesco al punto da non voler credere che sia vera questa realtà, che sia vero che la macchietta del siciliano che dice: “nun sacciu nenti” non sia una macchietta cinematografica, bensì una vera arma per la sopravvivenza? Per fortuna nessuno ha osato dire che la Mafia non esista, tutto il contrario! Si ride piangendo perché è una realtà alla quale non si sa con quale mezzo porre rimedio, dal momento che non significa nulla per alcuni la morte di Borsellino, nel 1992, e di tanti altri.
Berlusconi è amato tanto perché è riuscito a conquistarli, si pensi all’esultazione “Viva Palermo, viva la Sicilia e viva l’Italia!!!”, e a detta loro a portar lavoro; Erik lo paragona a Garibaldi, che libera l’Italia dagli invasori… da Belusconi si passa alla Mafia: “Se ne può parlare?” chiede il regista, “La Mafia…? No, no, parliamo di cose attuali!” risponde Ciccio Mira, aggiungendo sottovoce in dialetto che è meglio parlarne a telecamere spente.
La gente per strada alla quale vien chiesto un parere risponde di essere ovviamente a favore della Mafia, dal momento che essa va a loro favore, creando lavoro, dal momento che la fiducia nello Stato è nulla, ma, forse, per il semplice fatto che per loro lo Stato è solo quello che impone le tasse, incarcera i padri di famiglia e di cui fan parte i tanto odiati carabinieri; è un concetto a loro estraneo. Come scriveva Carlo Levi, lo Stato per la gente umile, è una cosa che sta di sopra, non si vede, ma si sente; al contrario della Mafia che non è affatto un concetto astratto, è palpabile, si mischia tra la folla e domina pure in ambiti per noi impensabili come le feste di piazza le cui star sono i cantanti neomelodici.
In tutto questo, Maresco ad un certo punto scompare, preso da un profondo sconforto per i tanti problemi che impediscono di terminare il film, compito che verrà adempiuto dal critico Tatti Sanguineti.
Berlusconi dunque diviene un pretesto per indagare sulle cose più profonde, alle quali non si può dare una risposta. Le risposte vere sono sussurrate o fatte col labiale, a telecamere spente o fatalmente cancellate, come una iper grottesca intervista al senatore Dell’Utri seduto su un trono con la musica d’organo.
Complementare a “Belluscone”, probabilmente, sarà il film di Sabina Guzzanti “La trattativa”, che ha per oggetto la trattativa Stato-Mafia, presto nelle sale cinematografiche.

Lavinia Consolato

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