SPAZIO IRIS: L'aldilà secondo Clint Eastwood

SPAZIO IRIS: L’aldilà secondo Clint Eastwood

SPAZIO IRIS: L’aldilà secondo Clint Eastwood

giovedì 06 Gennaio 2011 - 22:30

In programmazione al Multisala IRIS (17 - 20 - 22:45). Dì la tua nello spazio commenti

I grandi registi inevitabilmente generano nel pubblico grandi aspettative, forse anche più di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Per questo motivo, dopo aver visto l’ultimo film di Clint Eastwood, Hereafter, è probabile che sarete colpiti da sensazioni discordanti che oscilleranno dalla curiosità alla fascinazione ma anche la delusione e la noia sono delle ipotesi di giudizio possibile per questa pellicola che ha entusiasmato i critici intellettuali di mezzo mondo ma non altrettanto il pubblico.

Scritto da Pete Morgan (The Queen; Frost/Nixon) Hereafter prometteva di affrontare con lucida senilità il tema per eccellenza, la morte, spogliandolo di retorica e “politically correct”, affidando il ruolo di protagonista ancora a Matt Damon (dopo la buona prova di Invictus) cui è stata affiancata Cecile de France.

Il film ha certamente il merito di avere un approccio laico ad un tema tanto spinoso ma lo sviluppo prolisso e talvolta didascalico delle vicende e la visione stessa dell’aldilà, quasi new age, rendono molto precario gli equilibri stessi della pellicola.

L’importanza del caso e la sua incidenza sul corso delle nostre vite – già accennato nella fatidica scena dello sgabello di Million Dollar Baby – diviene dominante in questa pellicola per il destino dei protagonisti ovvero Marie Lelay (De France), un’affermata giornalista televisiva francese che rimane vittima di un’esperienza quasi mortale durante lo tsunami del 2004 in Indonesia e George Lonegan (Damon), un sensitivo che vive il suo dono come una condanna, oscillando fra l’impossibilità di poter creare una relazione affettiva e il continuo rischio di divenire un fenomeno da baraccone o uno sfruttatore delle sofferenze altrui per volontà del fratello. Infine c’è una coppia di gemelli appena adolescenti, Frankie e George McLaren (Marcus e Jason) che si prendono cura della madre eroinomane e sono, probabilmente, la vera sorpresa del film.

La morte, come detto, stravolge la vita dei protagonisti perché Marie perderà il lavoro e dall’attualità sposterà la sua attenzione alla – presunta – congiura del silenzio contro ciò che ci aspetta dopo la morte. Si parla addirittura di “prove incontrovertibili” censurate dalla Chiesa e sebbene un film resti un film, forse quest’esca non andava giocata in modo tanto leggero.

Perché il tema della morte e il legame talvolta assai forte che i vivi mantengono con le persone defunte, è ben evidente nel viaggio della speranza che intraprende Marcus, rimasto solo dopo la tragica morte del fratello inseparabile. Fra ciarlatani di diversa fattura alla fine incontrerà George che sta cercando di ricostruirsi una vita facendo l’operaio – fuggendo dal contatto costante che ha con l’aldilà – ma la crisi economica lo costringe a ripensare alla sua vita e a fare i conti con il suo dono.

Il bel cameo di Bryce Dallas Howard è uno dei passaggi migliori, a mio avviso, con l’intero episodio dei gemelli – perché dimostra come la curiosità che c’è nei confronti dell’aldilà e dei sensitivi sia spesso fine a se stessa; in fin dei conti, molti, preferiscono davvero non sapere nulla di ciò che accade dopo la morte. Come diceva Nietzsche, “quando guardi nell’abisso, l’abisso guarda in te” e per questo Hereafter, che non è certamente una pietra miliare del cinema di Eastwood – perché didascalico e prolisso nello sviluppo e con una visione dell’aldilà sospeso già vista – riesce a suscitare domande intelligenti trattando con delicatezza un tema assai spinoso. E al giorno d’oggi non è cosa da poco.

Titolo: Hereafter

Regia: Clint Eastwood

Genere: Drammatico

Durata: ‘126

Nazione: USA

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