Vedere per credere, guida pratica per cinemaniaci presenta -La lingua del Santo- di Carlo Mazzacurati

Vedere per credere, guida pratica per cinemaniaci presenta -La lingua del Santo- di Carlo Mazzacurati

Vedere per credere, guida pratica per cinemaniaci presenta -La lingua del Santo- di Carlo Mazzacurati

venerdì 17 Dicembre 2010 - 16:00

La nostra guida pratica per cinemaniaci, ad uso e consumo di tutti coloro navighino su Tempo Stretto, questa settimana propone un film italiano di un regista troppo spesso dimenticato nelle liste dei migliori che operano nel nostro paese: Carlo Mazzacurati. Questo forse è il suo miglior lavoro, risale al 2000 e si intitola “La lingua del Santo”.

La storia è ambientata in una Padova mai dipinta così opulenta e snob, dove chi non ha un euro in tasca non vale niente e viene emarginato. Infatti i protagonisti, Willy e Antonio sono due emarginati che in una realtà così arrivista non riescono proprio ad inserirsi, così passano le loro giornate al bar, il primo pensando malinconicamente alla moglie (Isabella Ferrari) che da poco lo ha lasciato, il secondo a raccattare quanti più soldi possibili per tirare a campare. I due diventano amici quando decidono di formare un improbabile duo di ladruncoli di bassa leva. Ma la loro vita prende una svolta quando per sbaglio si ritrovano in mano una reliquia di grande valore, la lingua di Sant’Antonio conservata nell’omonima Basilica di Padova. I due decidono di chiedere un riscatto pensando di riuscire, per una volta, a tenere sotto scacco quella città dalla quale si sono sempre sentiti tanto bistrattati.

“La lingua del Santo” è un’amara commedia su una coppia di “sfigati” che per un colpo di fortuna, che durante il film verrà addirittura scambiato per volere divino, riescono a prendersi una rivincita su quella vita che emblematicamente viene rappresentata da una città come Padova. Il film è scorrevole, a tratti divertente, a tratti commovente e certamente riesce a farci calare nei panni di due che non contano niente e che nella propria vita, nonostante la loro ferrea volontà, non riescono ad imporsi all’interno di un meccanismo che non capiscono e nel quale non riescono ad inserirsi. Naturalmente è sorprendente il feeling e la bravura dei due attori protagonisti, Fabrizio Bentivoglio (Willy) e Antonio Albanese (Antonio) che ci offrono un duetto tra due grandi del nostro cinema che ormai troppo di rado riusciamo a scorgere nelle nostre sale. Degna di nota anche l’interpretazione di Ivano Marescotti, che interpreta il rivale d’amore di Bentivoglio, uno di quegli attori del nostro cinema che spesso abbiamo visto recitare in ruoli secondari ma che, senza smentirsi mai, riescono sempre a dare spessore alla propria interpretazione. La regia di Mazzacurati ha una grande pregio che ormai i registi, offuscati nelle menti da manie di protagonismo che gli fanno pensare che se non imponi la tua impronta come un Tarantino o un Kubrick non vali niente, hanno perduto: quello di dar spazio alla narrazione. Ecco, Mazzacurati è un maestro della narrazione, la sua regia scorre via liscia liscia, grande spazio viene dato all’estro di due fenomeni del grande schermo come Bentivoglio e Albanese, ma ti accorgi del suo lavoro solo alla fine quando ti rendi conto che dietro la macchina da presa ad orchestrare un lavoro senza sbavature e di ottima fattura vi è un regista che sembra, più che essere devoto ad un fuoco sacro che mai abbiamo avuto la certezza che bene abbia fatto al talento degli artisti, al pubblico, unico giudice che, di certo, non potrà restare deluso da un film come “La lingua del Santo”.

Buona visione.

Titolo. La lingua del Santo

Regia: Carlo Mazzacurati

Sceneggiatura: Carlo Mazzacurati, Franco Bernini, Marco Pettenello e Umberto Contarello.

Fotografia: Alessandro Pesci

Montaggio: Paolo Cottignola

Data: 2000

Cast: Fabrizio Bentivoglio (Willy)

Antonio Albanese (Antonio)

Isabella Ferrari (Patrizia)

Ivano Marescotti (Ronchitelli)

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