Torna puntuale “Vedere per credere” la guida pratica per cinemaniaci che tenta di aiutare tutti gli utenti di Tempo Stretto nella difficile scelta del film da guardare la sera. Questa settimana restiamo in Italia, il film scelto è l’opera prima di uno dei registi più promettenti dello spesso deprimente panorama cinematografico italiano, Marco Ponti e il film si intitola “Santa Maradona”.
Torino. Stefano Straniero e Bartolomeo Vanzetti detto “Bart” dividono casa ormai da tempo e sono riusciti a costruirsi un universo tutto loro fatto di rituali e conversazioni che oscillano tra il filosofico e il demenziale. Tengono ben lontano il mondo che sta fuori dalla loro casa, ognuno a suo modo, Stefano, neo laureato in lettere, facendosi non-assumere a tutti i colloqui ai quali partecipa sperando che il fosco futuro di vendere box-doccia nell’azienda dello zio arrivi il più tardi possibile, Bart tirando a campare scopiazzando recensioni letterarie per un giornale locale che “tanto non legge nessuno”. La loro tanto amata routine scoppia quando Stefano incontra Dolores, ragazza con la quale instaura una relazione che lo porterà a confrontarsi con quel mondo tanto faticosamente evitato.
È questa la storia di “Santa Maradona” ma all’interno della sceneggiatura scritta dallo stesso Ponti si cela molto di più, a partire dal titolo ispirato ad una splendida canzone dei Mano Negra dedicata alla famosa “mano de Dios” del grande campione argentino, che, anche se mai citato, resta quasi un esempio per i due protagonisti che tentano di vivere la propria vita con l’estro e la genialità tipica di Maradona. Punto forte del film è senz’altro la sceneggiatura, spumeggiante, ironica, veloce, tagliente, con dialoghi, magistralmente interpretati da Stefano Accorsi (Stefano) e Libero De Rienzo (Bart), talmente assurdi da ingoiarti e sembrare quasi convincenti, ad ogni modo, sicuramente molto divertenti. La storia non si può definire l’affresco di una generazione che non è infatti né quella dei banboccioni 40enni e mammoni né quella dei giovani yuppies in carriera che si mangerebbero il mondo. Ed è forse per questo che è così tanto piacevole farsi trascinare per un attimo nell’appartamento di una Torino, questa si meravigliosamente dipinta, a “cazzeggiare” assieme a questi due simpatici sopravvissuti o, come li definisce il regista, “nichilisti ottimisti”. Il film ha diversi punti di forza dal punto di vista tecnico, oltre alla narrazione registica operata da Marco Ponti, i riferimenti allo stile Tarantino (sul quale il regista fece anche la tesi di laurea) sono evidenti, c’è da sottolineare la fotografia di Marcello Montarsi e le musiche dei Motel Connection. Le interpretazioni degli attori sono perfette, soprattutto quelle dei due protagonisti che si incastrano perfettamente nel gioco di sceneggiatura che Ponti apparecchia.
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Buona visione.
Titolo: Santa Maradona
Regia: Marco Ponti
Fotografia: Marcello Montarsi
Sceneggiatura: Marco Ponti
Musiche: Motel Connection
Cast: Stefano Accorsi (Stefano)
Libero De Rienzo (Bart)
Anita Caprioli (Dolores)
Mandala Tayde (Lucia)