Wertmuller glamour: "Dietro gli occhiali bianchi"

Wertmuller glamour: “Dietro gli occhiali bianchi”

Lavinia Consolato

Wertmuller glamour: “Dietro gli occhiali bianchi”

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martedì 22 Settembre 2015 - 11:16

Valerio Ruiz gira un documentario sulla più famosa regista italiana, Lina Wertmuller, che ha aperto il proprio "scrigno" per raccontare la sua vita e le sue opere, con importanti interviste a tanti artisti, persino Martin Scorsese. E' in programmazione "evento", non perdetelo.

"Avevo visto degli occhiali bianchi che mi erano piaciuti molto; allora andai in fabbrica e chiesi quanti me ne potessero fare: mi dissero 1000… Io li comprai". Lina Wertmuller, il cui aristocratico nome per intero è Arcangela Felice Assunta Wertmuller von Elgg Spanol von Braueich, si mostra alle telecamere raccontando la sua vita, cinematografica e priva, con degli aneddoti deliziosi e divertenti. Apre anche una scatola ed esibisce la sua collezione di occhiali bianchi.

Ha cominciato a farsi un nome nel cinema come assistente di Fellini per "La dolce vita" e "8,1\2", e subito dopo è nata come regista, girando "I basilischi" (1963), che racconta la difficile situazione meridionale dal punto di vista dei giovani.

"In quegli anni, parlare del Sud diventava sempre più frequente ed io in qualche modo ho sempre sentito di appartenere al Sud." La carriera va avanti, con filmetti per ragazzi con Rita Pavone, fino all'incontro con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato: entrambi, intervistati, raccontano che devono tutto a Lina, perché nessun altro in quel momento avrebbe dato loro quella opportunità. Lina gira quattro film, dal 1972 al 1977, che le hanno dato la gloria: "Mimì metallurgico ferito nell'onore", "Film d'amore e d'anarchia", "Travolti da un insolito destino" e "Pasqualino Settebellezze". Quest'ultimo film segna un pezzo di storia perché nel 1977 Lina è la prima donna candidata all'Oscar come migliore regista.

"Due sono le più grandi registe donne della storia secondo me: Leni Riefenstahl e Lina Wertmuller", dice Martin Scorsese. Lo stile di Lina riflette un grande interesse per la politica e i temi sociali, quali, come già detto, il meridione, poi l'anarchia, il comunismo o il fascismo, il femminismo e la lotta di classe. Dopo aver toccato l'apice, purtroppo, il lavoro non è rimasto allo stesso livello, è diventato anzi decisamente televisivo: "Io speriamo che me la cavo" (1992), e la serie con Sophia Loren "Francesca e Nunziata" (2001). Nel 2010 le è conferito il David di Donatello alla carriera.

Lina ci porta nella sua villa di campagna, uno scrigno di ricordi: la casa dove passava le vacanze con l'amore della sua vita, Enrico Job, scenografo, soprattutto di opere liriche, morto nel 2008. Mostra ogni angolo della villa, che è un vero gioiello, un piccolo museo, ma, per essere un documentario, forse, Valerio Ruiz, il regista, ha ceduto un po' al sentimentalismo.

"Dietro gli occhiali bianchi" mostra senz'altro tanti retroscena interessanti per chi ama la Wertmuller, ma è anche eccessivamente glamour, intervistando gli attori e i registi in una camera ricostruita, tappezzata di nero, con delle bellissime lampade artdeco appartenenti a Lina. Lei è stata una regista dittatoriale e geniale, che ha certamente contribuito moltissimo alla storia del cinema italiano ed ha dimostrato che "regista" non è una parola esclusivamente maschile.

"Dietro gli occhiali bianchi" è proiettato all'UCI Cinemas Multisala alle ore 18:00 e alle 21:00, solo per oggi.

Lavinia Consolato

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