Omicidio Scipilliti, svolta nelle indagini: fermata una donna

Omicidio Scipilliti, svolta nelle indagini: fermata una donna

Veronica Crocitti

Omicidio Scipilliti, svolta nelle indagini: fermata una donna

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mercoledì 25 Gennaio 2017 - 18:37

A chiudere il cerchio sono state le veloci indagini dei Carabinieri della Compagnia di Messina Sud, coordinati dal Sostituto Procuratore Francesco Massara.

E’ clamorosa la svolta nelle indagini sull’omicidio di Roberto Scipilliti, il pompiere scomparso il 5 gennaio a Roccalumera e ritrovato senza vita 9 giorni dopo nelle campagne di Savoca.
Secondo le ultimissime ricostruzioni, ad assassinare l’uomo sarebbe stata Fortunata Caminiti, messinese di 47 anni, adesso in stato di fermo per “omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere”. Tra i due pare vi fossero relazioni di affari “poco chiari” che riguarderebbero anche il compagno della donna, il latitante pluripregiudicato Fabrizio Ceccio. Messinese di 44 anni, Ceccio era attivamente ricercato da aprile dello scorso anno quando si era sottratto ad una cattura per “associazione per delinquere finalizzata alle truffe, al riciclaggio ed alla ricettazione”. Sul movente esatto, però, vi sono ancora ricostruzioni in corso.

A chiudere il cerchio sono state le veloci indagini dei Carabinieri della Compagnia di Messina Sud, coordinati dal Sostituto Procuratore Francesco Massara. Minuziosi i rilievi effettuati dal Ris che hanno permesso, infine, di inchiodare la donna.

LA RICOSTRUZIONE. È il pomeriggio del 5 gennaio e Roberto Scipilliti esce di casa con il suo fuoristrada. Non farà mai più ritorno. La sua macchina verrà ritrovata qualche ora dopo a Santa Teresa Riva, regolarmente chiusa a chiave e con dentro un borsone con alcune divise dei vigili del Fuoco, una busta con dei ricambi e delle medicine custodite nel cruscotto.
E’ probabilmente in questo momento che Scipilliti si incontra con la donna, sale sulla sua Panda gialla e insieme si avviano verso le campagne di Savoca. Dal ritrovamento di una macchia di sangue sull’auto, si intuisce che è qui che avviene l’assassinio. Scipilliti ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Il suo corpo verrà poi lasciato in un fosso accanto alla strada, in località Rina Superiore.
È lì che i carabinieri e i vigili del Fuoco lo ritroveranno 9 giorni dopo, nel primo pomeriggio del 14 gennaio, accanto alla sede stradale della SP 21.

IL RITROVAMENTO E LE INDAGINI. Il corpo di Scipilliti è nascosto tra la vegetazione, parzialmente coperto da un sacco di plastica nero, con una vistosa ferita alla nuca. Nella tasca c’è ancora il suo cellulare, sporco di sangue e col vetro frantumato. L’autopsia disposta sul cadavere rivelerà che a causare la morte è stato un colpo di pistola calibro 9, esploso a distanza ravvicinata, dall’alto verso il basso.

Nessun proiettile è però presente nell’area di Rina Superiore. I carabinieri intuiscono dunque che l’omicidio è avvenuto in un posto differente, e che poi qualcuno ha trasportato il corpo lasciandolo lì. Scattano le ricerche e l’attenzione si concentra sulle telecamere di videosorveglianza delle strade limitrofe. Alcuni frammenti immortalati si rivelano fondamentali.
Dalla visione delle immagini, infatti, vien fuori che, il pomeriggio della scomparsa, una Fiat panda gialla stava transita vicino alle campagne di Savoca, esattamente alle 15.28 ed in direzione mare/monte.
A bordo si notano almeno due persone.
Sette minuti dopo le telecamere riprendono la stessa Panda gialla che percorre la stessa strada in senso opposto.

Le successive e minuziose indagini consentono ai militari dell’Arma di ricostruire la targa e di individuare a chi appartiene la macchina, una ditta catanese di noleggio.
Dai registri viene accertato che la Caminiti, il 4 gennaio (il giorno precedente la scomparsa di Scipilliti), ha affittato la macchina con documenti falsi.

La riconsegnerà con giorno di ritardo, adducendo varie scuse, dicendo che a bordo c’era stata una lite violenta.
Preciserà anche che l’auto si è sporcata di sangue e allora ha dovuto provvedere a pulirla con l’alcol.

A questo punto i carabinieri hanno il quadro completo di quel che è accaduto. La Procura emette un provvedimento di fermo nei confronti della donna, c’è il pericolo che possa fuggire. Lei stessa era già stata arrestata il 14 gennaio insieme al compagno latitante, mentre ritornavano in macchina dal Nord Italia. Le manette erano scattate sulla Caronte, mentre attraversavano lo Stretto.
Quando li hanno presi, avevano entrambi documenti falsi ed erano armati con una Beretta calibro 22 ed una Sig Sauer calibro 9, con 60 colpi circa di riserva. (Veronica Crocitti)

2 commenti

  1. due tipetti a modo…i vicini di casa che ognuno di noi vorrebbe avere insomma…

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  2. due tipetti a modo…i vicini di casa che ognuno di noi vorrebbe avere insomma…

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