“Come va a pezzi il tempo”: frammenti di memoria in viaggio tra le rovine di una vita 

“Come va a pezzi il tempo”: frammenti di memoria in viaggio tra le rovine di una vita 

Emanuela Giorgianni

“Come va a pezzi il tempo”: frammenti di memoria in viaggio tra le rovine di una vita 

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domenica 02 Ottobre 2022 - 08:01

Una storia d’amore e di dolore tra le camere della Tenuta Rasocolmo. Un gran finale per il Cortile Teatro Festival

MESSINA. “Le cose belle arrivano e poi giungono a un certo punto in cui cadono e svaniscono, esalando memorie mentre si distruggono”.

Da questa frase di Francis Scott Fitzgerald e della sua amata Zelda nasce la storia di “Come va a pezzi il tempo”. Spettacolo itinerante, del gruppo Ultimi Fuochi Teatro (Alessandra Crocco e Alessandro Miele), è un viaggio tra le varie camere della villa della Tenuta Rasocolmo, riservato a soli sei spettatori alla volta, nelle tre repliche giornaliere (delle 18.00, 19.00 e 20.00), che terminano il 2 ottobre. Si chiude, così, ancora una volta in maniera nuova, il Cortile Teatro Festival.

Lo spettatore in viaggio tra i ricordi

Una casa apparentemente disabitata. Silenzi. Poi voci in lontananza, suoni, due innamorati che giocano, si rincorrono. Lo spettatore viene subito avvisato: questo è un viaggio dentro una memoria di vita. Come ogni memoria, si troverà ad essere reale a volte, altre volte meno; a volte sarà chiarissima, altre un po’ confusa da una narrativa auto-imposta; a volte fingerà di essere banale, altre rivelerà di non esserlo. Lo spettatore diventa protagonista di un viaggio dentro la mente, dentro i ricordi frammentati (in pieno stile fitzgeraldiano) di una vita; un viaggio che, attraversando lo spazio, attraversa il tempo.

Alessandra Crocco e Alessandro Miele (che amano portare le loro storie tra luoghi non canonici del teatro, e sviluppano qui alcune tematiche già presenti ne “L’ultimo valzer di Zelda”) sono in grado di abbattere ogni barriera scenica, lasciando allo spettatore la possibilità di immergersi tra gli eventi. Lo spettatore è dentro la storia, catturato dallo sguardo di Alessandra Crocco che si rivolge direttamente a lui; trasportato tra sfumature e atmosfere diverse in un racconto di vita che inizia a sentire come proprio. È presenza attiva e partecipante, senza il bisogno di interagire con i personaggi. Li osserva amarsi e distruggersi davanti ai suoi occhi, ma non può intervenire, perché tutto è già accaduto. Non può cambiare la storia, anche se vorrebbe; d’altronde, anche nella vita, troppo spesso, accade così.

I luoghi protagonisti

Lo sviluppo narrativo ha origine dai suoi luoghi e dalle sensazioni che generano. Ci troviamo in una casa, il cui senso di vuoto risuona forte sul silenzio. Tutto è rimasto immobile, ogni camera e ogni oggetto rievoca memorie, di incontri e scontri tra i due personaggi, in un passato in cui si cercano, si separano, si avvicinano e, poi, si perdono. E così i ricordi riprendono vita, abitati nuovamente dai loro protagonisti; melodie e rumori, sguardi, urla e silenzi offrono loro voce, forma e colore. Ridanno vita ad una casa trasformatasi da nido d’amore ad asfissiante prigione (forte il richiamo a Revolutionary Road di Richard Yates).

La storia delle stanze e la storia di chi le ha vissute si intrecciano. Come tagli cinematografici, procediamo, stanza dopo stanza, in un unico grande piano sequenza, tra gli episodi della storia d’amore dei protagonisti e della sua fine.

È una storia ridotta in pezzi. Così come una casa, se resta immobile e non viene curata, va in pezzi, allo stesso modo accade per una vita (come quella dei due personaggi) che resta stagnante, non cresce, non va avanti, non riuscendo a far altro che consumarsi.

Tra reale e immaginario

Lo spettatore si addentra, così, tra le rovine di una storia; frammenti senza filo ma ancora pieni di emozioni che si sviluppano nel tempo. È quello che racconta Fitzgerald: non c’è emozione senza tempo. E, così, la proposta inconsueta e sorprendente di Ultimi Fuochi regala un racconto senza tempo, che, però, viaggia nel tempo, lo abita e lo descrive con le sue emozioni. Lo spettacolo itinerante si fa funambolo, in equilibrio tra mondo immaginario (quello della narrazione) e mondo reale (quello del nostro personale vissuto); tramite le sue emozioni, la storia di cui siamo testimoni ci riporta alla nostra, diviene specchio di un sentire personale, prima o poi sperimentato da ciascuno di noi. E, in questo labile equilibrio, possiamo scegliere di perderci, oppure di ritrovarci.

Termina il Cortile Teatro Festival

In replica ancora oggi, “Come va a pezzi il tempo” conclude il Cortile Teatro Festival.

Il Festival di Roberto Zorn Bonaventura, direttore artistico, e Giuseppe Giamboi, nonostante la delusione del mancato contributo ministeriale, ha ottenuto un grande successo e il forte apprezzamento del suo pubblico. In oltre due mesi, ha presentato oltre venti spettacoli tutti diversi (compresi quelli per bambini) e tante prime assolute. E, ospitato da quattro location (dal Palazzo Calapaj-D’Alcontres all’Area Iris, dal lido Horcynus Orca alla Tenuta Rasocolmo), ha potuto raggiungere zone diverse dell’ampia struttura urbana della città, raccogliendo un pubblico vasto, vario ed entusiasta.

“Come va a pezzi il tempo”

di e con Alessandra Crocco e Alessandro Miele

produzione Ultimi Fuochi Teatro/Progetto Demoni, Capotrave/Kilowatt Festival e Infinito srl. 

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