Confindustria: "Gli effetti della crisi in Calabria sono trasversali a tutti i settori"

Confindustria: “Gli effetti della crisi in Calabria sono trasversali a tutti i settori”

Dario Rondinella

Confindustria: “Gli effetti della crisi in Calabria sono trasversali a tutti i settori”

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venerdì 22 Aprile 2022 - 06:55

I dati economici analizzati dal rapporto del Centro Studi Confindustria allarmano e rendono urgente una azione aggiuntiva

Secondo i dati analizzati dal rapporto del Centro Studi di Confindustria, la pandemia e la guerra ancora in atto ci costringono a rivedere al ribasso le stime circa le previsioni di crescita elaborate, seppur con qualche prudenza, da tanti osservatori ed analisti nei mesi appena successivi il periodo delle ferie estive.

Le ripercussioni – prosegue la nota di Confindustria – sono evidenti ed ogni giorno più preoccupanti circa la tenuta del sistema economico e di quello sociale, anche a causa dell’erosione significativa del potere d’acquisto dei salari della maggioranza dei cittadini, alimentata dell’aumento dei prezzi e dalla crescita dell’inflazione”.

Gli effetti della crisi – guardando in modo più specifico alla nostra regione – sono evidenti a tutte le latitudini, anche in Calabria e sono trasversali a tutti i settori, soprattutto quelli energivori, danneggiando le imprese, incluse quelle che non importano o esportano direttamente con i Paesi coinvolti dal conflitto. Ciò che più preoccupa sono l’aumento dei costi di energia e delle materie prime (acciaio, gas naturale, rame, petrolio, nickel e minerali di ferro) e le relative difficoltà di approvvigionamento.

Più elevato è il grado di esposizione sui mercati internazionali, più ampie sono le criticità che le imprese registrano. Diversi imprenditori dichiarano di aver già ridotto la produzione, altri di poter continuare a garantirla per qualche altro mese. A soffrire molto sono le industrie alimentari, della meccanica e delle costruzioni. Se da un lato la pandemia ancora non è conclusa e diversi settori sono in profonda crisi da oltre due anni, come ad esempio il settore dei trasporti, dall’altro la guerra sta acuendo il clima di assoluta incertezza.

La durata del conflitto resta una variabile cruciale. I dati economici analizzati dal rapporto del Centro Studi Confindustria allarmano e rendono urgente una azione aggiuntiva rispetto a quanto fatto fino ad ora. Le misure adottate dal Governo sul fronte del caro-energia non sono sufficienti ed appaiono di mero respiro temporale mentre i rincari di petrolio, gas e carbone, potrebbero avere un impatto negativo sull’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza perché gli investimenti previsti potrebbero risultare di difficile realizzazione ai prezzi attuali e nei tempi previsti.

Come sempre nei momenti più significativi del nostro Paese e di fronte a questo scenario, diventano cruciali l’attività delle imprese, come generatori di ricchezza collettiva, ed il ruolo degli imprenditori come testimoni attivi di voglia di fare e stimolo per le attività di governo in favore di azioni tese a fronteggiare con efficacia le difficoltà del momento. In tal senso la cultura d’impresa va promossa ad ogni livello ed incoraggiata, proprio per il ruolo sociale ed economico svolto dal sistema delle imprese, tanto in termini di sviluppo dei territori quanto in termini occupazionali.

In tale direzione si muovono le nostre richieste ai rappresentanti di governo delle istituzioni politiche maggiore attenzione per il superamento di alcuni gap che limitano lo svolgimento delle attività, in primis lo snellimento della burocrazia. Siamo convinti che lo sviluppo della Calabria non potrà che passare anche attraverso l’attrazione di investimenti esterni.

La nostra regione, più di altre, può candidarsi ad essere il luogo ideale per delocalizzazioni domestiche, grazie ad incentivi mirati, minor costo della vita e risorse umane competenti. Bisogna però, tra le tante cose, prestare immediata attenzione alle zone industriali, che da abbandonate e degradate devono diventare luoghi puliti, organizzati ed infrastrutturati.

Come sempre sarà decisivo il fattore tempo: gli esiti della nuova emergenza, che ha cause soprattutto internazionali, limiteranno fortemente gli scambi con l’estero ma tenderanno a riportare in Italia la produzione manifatturiera. Dobbiamo farci trovare pronti, saper cogliere le opportunità che si presenteranno e che dovremo esser bravi a stimolare”.

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