Una seduta fiume senza riuscire a muovere un passo: MessinaServizi al palo

Una seduta fiume senza riuscire a muovere un passo: MessinaServizi al palo

Francesca Stornante

Una seduta fiume senza riuscire a muovere un passo: MessinaServizi al palo

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mercoledì 31 Maggio 2017 - 18:46

Ancora una volta è mancato il numero legale ma stavolta le assenze sono apparse quasi strategiche per evitare di arrivare al voto senza riuscire a inserire tre nuovi emendamenti. Una seduta infinita e improduttiva che si è arenata su un inghippo procedurale.

Cinque ore di seduta, l’ennesimo nulla di fatto. Questa volta i numeri c’erano, almeno per buona parte dei lavori, ma alla fine il cammino della MessinaServizi Bene Comune si è infranto su quel numero legale che l’aula non riesce a tenere. Un po’ per ragioni tattiche, un po’ per ragioni politiche, ma anche per evitare che un voto sbagliato affossasse la delibera di affidamento dei servizi alla nuova società, fatto sta che si continua a rinviare senza riuscire a trovare la via d’uscita di un tunnel che sembra infinito. Quello che emerge, al di là delle dichiarazioni, delle posizioni, delle polemiche, è che in questa società sono in pochi a crederci, ma nessuno ha il coraggio di bocciare un provvedimento che trascina con se gli oltre 500 lavoratori di Messinambiente. Loro anche oggi sono rimasti in tribuna per tutta la seduta. Una cinquantina di dipendenti in silenzio hanno seguito i lavori, ogni tanto un po’ di vociare in segno di dissenso.

Dopo le polemiche degli ultimi giorni, lo striscione comparso a piazza Cairoli, le tensioni con i lavoratori di Messinambiente, il ritorno in aula oggi ha regalato una seduta che ha faticato ad iniziare e che ha fatto incartare i consiglieri. Intanto la MessinaServizi Bene Comune non era neanche al primo punto dell’ordine del giorno e dunque si è reso necessario il “prelievo” dell’atto. E’ stato il gruppo degli accorintiani capitanati da Lucy Fenech a chiedere ai colleghi di rimettere in discussione l’affidamento dei servizi e il contratto di servizio della MessinaServizi. L’aula ha risposto compatta e all’unanimità, 26 i presenti all’inizio e per buona parte della seduta, ma dopo l’avvio dei lavori il primo stop. Una seduta fiume dei capigruppo ha paralizzato i lavori per oltre un’ora, tutto sospeso, per poi riprendere e piombare nel caos. Il motivo? Un inghippo di tipo procedurale. In pratica il gruppo accorintiano e il consigliere Pippo Trischitta hanno deciso di presentare tre nuovi emendamenti, dopo che la discussione e il voto sugli emendamenti si era esaurita nelle scorse sedute.

Emendamenti che assumono un carattere importante perché tirano in ballo il concordato fallimentare di Messinambiente e mettono nero su bianco che questo percorso si innesta in quello seguito per il concordato e specifica che qualsiasi trasferimento di mezzi, personale, attrezzature avverrà da Messinambiente a MessinaServizi dovrà essere autorizzato e controllato dal Tribunale in osservanza alla legge fallimentare, decidendo anche di allegare tutti i verbali delle sedute di consiglio e di commissione che si sono succedute sull’argomento.

Si è aperta la discussione sulla legittimità di poter ricominciare la discussione introducendo nuovi emendamenti, è stato chiamato in causa il segretario generale Antonio Le Donne che nel frattempo si era espresso da dirigente delle Partecipate con i pareri sugli emendamenti presentati. Le Donne, in veste di segretario, però ha parlato di prassi e non di regolamento e ha mandato in tilt i consiglieri che si sono arenati per oltre un’ora non riuscendo a decidere se andare avanti mettendo al voto i tre nuovi emendamenti o se votare direttamente la delibera. Si sono scatenati gli interventi, si sono alimentati nuovi dubbi sulla regolarità delle procedure seguite. Si è parlato per più di un’ora per decidere cosa fare e come continuare. Senza trovare praticamente una risposta. Consiglieri che comunque si sono fin dal principio dichiarati contrari alla MessinaServizi hanno chiesto il ritiro della delibera per non incorrere in qualche errore, Santalco ha ribadito la necessità di un tavolo prefettizio per aggiustare il provvedimento, ma l’assessore Daniele Ialacqua non è intenzionato a ritirare l’atto e ricominciare tutto l’iter della delibera da capo. Qualcuno si è scagliato contro Le Donne che non ha garantito, come dovrebbe, il consiglio comunale. Altri hanno invece provato a continuare la seduta.

Ma al momento del voto i presenti in aula erano 20. I favorevoli a proseguire con gli emendamenti sono stati Carlo Abbate, Cecilia Caccamo, Lucy Fenech, Gaetano Gennaro, Francesco Pagano, Maurizio Rella, Ivana Risitano, Pippo Trischitta e Benedetto Vaccarino. Hanno votato no Nino Carreri, Daniela Faranda, Nino Interdonato, Antonella Russo e Daniele Zuccarello. Astenuti: Piero Adamo, Elvira Amata, Emilia Barrile, Peppuccio Santalco, Nora Scuderi e Donatella Sindoni. Ma non sono basti perché servivano 21 presenze. Dunque lavori aggiornati dopo un’ora.

Alle 19.36 il ritorno in aula, ma com’era prevedibile anche alla seconda chiamata il numero non è stato raggiunto perché in aula hanno risposto presente solo in 14: Adamo, Gioveni, Cantali, Barrile, Sindoni, Santalco, Fenech, Risitano, Rella, Caccamo, Gennaro, Russo, Interdonato e Abbate. Quindi alla fine nulla di fatto, si torna in aula domani alle 14.30.

Sperando che nel frattempo si chiariscano le idee e si possa quantomeno andare avanti nella discussione.

Francesca Stornante

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