I legali di Domenico Chiofalo all'attacco: "Sequestro di beni sbagliato, lo ha detto anche il Tribunale di Messina"

I legali di Domenico Chiofalo all’attacco: “Sequestro di beni sbagliato, lo ha detto anche il Tribunale di Messina”

I legali di Domenico Chiofalo all’attacco: “Sequestro di beni sbagliato, lo ha detto anche il Tribunale di Messina”

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lunedì 17 Ottobre 2011 - 20:52

Conferenza stampa dei legali dell'imprenditore Domenico Chiofalo al quale la settimana scorsa, insieme al fratello Gaetano ed ai fratelli Bonaffini, erano stati sequestrati beni per 450 milioni di euro. Per i difensori ci sono almeno due gravi errori commessi dagli inquirenti che sono costati il coinvolgimento di Domenico Chiofalo al quale i beni erano già stati restituiti.

Un fatto nuovo per Messina. Non era mai successo che un intero collegio difensivo convocasse una conferenza stampa per ribattere le affermazioni rese ai giornalisti da magistrati ed investigatori su un’operazione di polizia. E’ accaduto oggi pomeriggio nello studio legale Autru Ryolo dove si sono ritrovati i difensori dei fratelli Domenico e Gaetano Chiofalo ed Angelo e Sarino Bonaffini. AI quattro imprenditori giovedì scorso è stato sequestrato dalla Squadra Mobile un patrimonio stimato in circa 450 milioni. I re del pesce, con grandi interessi anche nel settore edile e della ristorazione, secondo l’accusa avrebbero creato un impero economico grazie al traffico di droga ed all’evasione fiscale. Ma oggi i legali non sono voluti entrare nel merito dell’inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, ma hanno voluto sottolineare
che, nel corso delle indagini, sarebbero stati commessi degli errori in buonafede da parte degli inquirenti. Gli avvocati Carlo Autru Ryolo, Salvatore Silvestro, Nunzio Rosso, Fabrizio Alessi e Salvatore Iannello oggi si sono soffermati solo sulla posizione di Domenico Chiofalo ritenendo del tutto ingiustificato il suo coinvolgimento nella vicenda. Il più piccolo dei fratelli Chiofalo, secondo i legali, sarebbe stato tirato in ballo nell’inchiesta facendo leva su presupposti sbagliati. Sarebbero due le conclusioni clamorosamente errate alle quali sarebbero giunti gli inquirenti. Intanto alla base di tutto vi sarebbe una intercettazione ambientale, già inserita nell’operazione “Ninetta”. Il 19 settembre 2003 Domenico Chiofalo parlando con un amico fa riferimento a dei calamari di gomma che starebbe trasportando da Napoli a Messina destinati alla sede della “Pescazzurra”. Secondo gli investigatori sarebbe un linguaggio criptato. I calamari di gomma sarebbe la droga che Chiofalo era andato a prelevare in Campania. Poi parla di fumo e secondo la Polizia è chiaro il riferimento alla sostanza stupefacente. I legali di Domenico Chiofalo hanno detto oggi che il 28 luglio 2006 il Tribunale del Riesame aveva già annullato l’ordinanza custodiale perché gli stessi giudici del riesame riascoltando l’ambientale erano giunti alla conclusione che i calamari fossero davvero calamari ed il fumo non era altro che la condensa che si crea all’apertura delle celle frigorifero. Secondo errore, secondo i difensori, è rappresentato dal nuovo sequestro di beni ai danni di Domenico Chiofalo. Si tratta degli stessi beni –hanno detto i legali- sequestrati nel maggio 2008 e restituiti due anni dopo quando la Cassazione annullò il provvedimento perché non erano state ravvisate ipotesi di reato. Probabilmente si tratta di disattenzioni –hanno precisato i legali- che però costeranno a Chiofalo- tante altre vicissitudini.
Poi i cinque avvocati hanno annunciato altre contestazioni come un presunto scambio di persona in una conversazione telefonica e la stima dei beni sottoposti a sequestro.

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