La rivoluzione pacifica dei sindaci: "Non siamo vassalli". E "creano" la Città Metropolitana

La rivoluzione pacifica dei sindaci: “Non siamo vassalli”. E “creano” la Città Metropolitana

Rosaria Brancato

La rivoluzione pacifica dei sindaci: “Non siamo vassalli”. E “creano” la Città Metropolitana

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mercoledì 09 Dicembre 2015 - 15:28

Nella Sicilia incapace in 2 anni e mezzo di istituire le Città Metropolitane i sindaci di Messina "commissariano" l'Ars e Crocetta e creano le basi per la "Città". Con una rivoluzione pacifica nasce un coordinamento politico-istituzionale che vede insieme sindaci università e ordini professionali e categorie produttive per non perdere l'opportunità del Masterplan. LE FOTO

“Noi non siamo vassalli. Se qualcuno pensa che siamo ancora nel feudalesimo con vassalli e valvassori si sbaglia di grosso”. Le parole del sindaco di Furnari, Mario Foti, sintetizzano quel che è avvenuto oggi nella sala consiglio di Palazzo dei Leoni: una “rivoluzione pacifica” quella dei sindaci dell’ex provincia che, nella totale follia della Regione, in assenza di una Città Metropolitana, hanno colmato il vuoto, “creandola” sul serio quella “Città”, dal basso, ponendo le basi di un’intesa tra 108 Comuni che vogliono volare e non restare raso terra. In sintesi, se l’Ars e la giunta Crocetta in 3 anni non sono riusciti a fare la riforma della Città Metropolitana, causando un gap col resto del Paese e un danno al territorio, sono i sindaci stessi a fare squadra, a fare Politica ed a decidere se andare a Roma per il Masterplan col cappello in una mano e la lista della spesa in un’altra oppure se andarci con la forza dell’unione e con progetti che guardano al futuro.

E la cinquantina di sindaci che si è autoconvocata oggi ha scelto la seconda strada, alzandosi in piedi e creando nei fatti quella “Città”che finora è solo sulla carta.

Era stato il sindaco di Barcellona Roberto Materia lo scorso venerdì a proporre una chiamata alle armi quando è apparso chiaro che il governo Renzi, pur annunciando di voler destinare fiumi di miliardi alla pianificazione strategica e territoriale in realtà chiedeva semplicemente 12 progetti cantierabili entro il 2016. Ma il Piano per il sud, se guardato con gli occhi di vuol crescere può aprire le porte ad una diversa prospettiva a lungo periodo. Così, senza bisogno di elezioni, di riforme, con grande lungimiranza politica i sindaci hanno deciso di superare campanilismi e ostracismi e hanno siglato un “patto”, quello che porterà alla nascita di un coordinamento politico-istituzionale, una cabina di regia sul Masterplan & affini, per arrivare alla scadenza del 31 dicembre come squadra e non come elemosinanti.

Insomma, i sindaci hanno “commissariatol’Ars e Crocetta sulla Città Metropolitana, si sono ripresi il loro destino e da oggi saranno al lavoro su quei progetti di valenza strategica per l’intero territorio e negli assi indicati dal governo, che saranno portati avanti nei prossimi giorni.

“Noi non vogliamo delegare- ha detto Materia- Ma da adesso il percorso è più chiaro, sarà il commissario Romano a portare avanti quelle istanze che noi come coordinamento politico stiamo individuando insieme, superando ogni divisione”.

Domani Accorinti sarà a Roma ad incontrare il sottosegretario De Vincenti ma dopo quest’assemblea è evidente che potrà parlare solo per Messina capoluogo e che la voce dei sindaci non potrà restare inascoltata. Due sono le questioni sul tappeto affrontate: 1)un Masterplan ridimensionato rispetto alle aspettative iniziali 2)il vulnus di una “Città che non c’è” ed è rappresentata da un Commissario.

Tutti i sindaci intervenuti hanno ribadito la necessità di pensare a progetti comuni, legati allo sviluppo del territorio e non al singolo.

“Il vulnus riguarda la legge- ha spiegato Bernardette Grasso, sindaco e deputato regionale- Il governo non sa che in Sicilia non ci sono le Città Metropolitane, ma commissari che sono stati prorogati per quasi 3 anni. Non è possibile, senza nulla togliere alla capacità dei singoli, lasciare una situazione simile. Il commissario Romano di fatto governa l’ex provincia da quasi 3 anni, ma non è un politico, non rappresenta un’assemblea di sindaci”.

Nessuno dei presenti ha voluto mettere sul “patibolo” Romano ma l’obiettivo è quello di unirsi per fare quella Città Metropolitana che altrove c’è.

“Il governo scrive che il Masterplan non è un esercizio accademico ma uno strumento di pianificazione- ha rincarato la dose Mario Foti- da concordare insieme alle forze imprenditoriali e sociali. Però poi pone la scadenza del 31 dicembre per i progetti. Se mi dici date tutto entro il 31 dicembre allora non è una cosa seria, è una cosa da Crozza…. Non si può pensare di amministrare con le scadenze ed impedendo la partecipazione, quindi l’unica cosa da fare è riappropriarci del ruolo della politica e farci sentire. Creiamo una cabina di regia e andiamo a parlare a Roma da sindaci e non da vassalli”. Anche per il sindaco di Milazzo Giovanni Formica la strada è quella di unirsi e di vedere la data del 31 non come una scadenza ma come l’inizio di una fase nuova. Il sindaco di Savoca, Nino Bartolotta ha sottolineato l’opportunità di vedere il Masterplan, pur con tutti i limiti ormai evidenti e “svelati” come un banco di prova per i successivi traguardi, iniziando a non pensare più con la logica della periferia e puntando soprattutto sulle infrastrutture. All’assemblea di oggi era assente Accorinti che ha spiegato a Roberto Materia di essere incorso in un equivoco, pensava che la riunione fosse stata convocata per il pomeriggio e sarebbe servita solo ai sindaci per portare ognuno la propria richiesta di progetto. L’equivoco ha reso ancora più evidente la grave situazione in cui si trovano le 3 Città Metropolitane siciliane ed in particolare quella di Messina, senza alcuna leadership riconosciuta.

Il documento prova a colmare quel vulnus causato da una classe dirigente regionale distratta e distante anni luce dal territorio.

“L’assemblea dei sindaci, dopo ampio dibattito ha deciso di costituire un coordinamento politico-istituzionale formato da una rappresentanza di sindaci delle diverse aree comprensoriali che rappresentano la provincia (jonica, tirrenica, nebrodi, Messina) che si avvarrà del supporto tecnico scientifico dell’Università, degli ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri, geologi etc) e delle categorie produttive, per la redazione del Patto per la Città Metropolitana di Messina che, come indicato dal documento, preveda la visione di sviluppo strategica di tutto il territorio con riferimento agli asset previsti (industrializzazione, reindustrializzazione, bonifiche, tutela ambientale, agricoltura, industria agroalimentare, turismo, logistica, cultura, servizi, infrastrutture). Detto Patto sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei sindaci che individueranno in tale sede il loro rappresentante legittimato alla sottoscrizione ed ai successivi adempimenti previsti dalle linee guida del Masterplan”.

Sarà il sindaco di Barcellona Materia ad inviare il documento ai sindaci oggi assenti, al commissario Romano, all’Università, agli ordini professionali, alle rappresentanze sindacali, al governo regionali, al sottosegretario De Vincenti.

I sindaci si riappropriano di quel ruolo politico nell’amministrazione del territorio che 2 anni e mezzo di chiacchiere regionali sulla riforma hanno letteralmente sbriciolato. La “rivoluzione pacifica e politica” di Palazzo dei Leoni altro non è che un “commissariamento” di una Regione pachidermica e lontana dai problemi delle persone reali. Non sappiamo ancora se davvero il Masterplan è un bluff o un ponte per lo sviluppo, ma almeno adesso possiamo almeno provare a presentarci a Roma non come un’armata Brancaleone ma come amministratori che meritano rispetto.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. BRAVI COSI’ DOVETE DIRE. MA CI SONO I VALVASSINI E VALVASSORI

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  2. BRAVI COSI’ DOVETE DIRE. MA CI SONO I VALVASSINI E VALVASSORI

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