Coronavirus, la rabbia dei siciliani fuori sede. «Sono un'insegnante precaria, fateci tornare»

Coronavirus, la rabbia dei siciliani fuori sede. «Sono un’insegnante precaria, fateci tornare»

Francesca Stornante

Coronavirus, la rabbia dei siciliani fuori sede. «Sono un’insegnante precaria, fateci tornare»

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lunedì 04 Maggio 2020 - 08:00

Si moltiplicano gli appelli per tornare in Sicilia. La lettera di un'insegnante che chiede rispetto e comprensione

Gli appelli si moltiplicano. Sono sempre più numerosi i giovani che da ogni parte d’Italia chiedono al presidente Nello Musumeci di poter tornare in Sicilia. Studenti e lavoratori che a causa del lockdown sono stati costretti a rimanere al nord. E che adesso speravano di rientrare grazie al nuovo Decreto Conte in vigore da oggi che reintroduce la possibilità di sposarsi per motivi di residenza o domicilio. Il presidente Musumeci però ha chiesto e ottenuto dal Ministero ai Trasporti di prorogare le restrizioni attualmente in vigore fino al prossimo 17 maggio. Annunciando l’intenzione di continuare così per tutto il mese di maggio. Una situazione che ha scatenato confusione e gettato nel panico chi stava iniziando a fare le valige per tornare in Sicilia. 

Le parole dell’assessore Razza

L’assessore alla Salute siciliano Ruggero Razza ha spiegato: «L’ingresso in Sicilia è normato da un decreto del ministro dei Trasporti, di concerto con il ministro della Salute, che disciplina le modalità con cui si rientra nel territorio siciliano. Si tratta di un provvedimento, giudicato da tutti essenziale nella fase della diffusione del contagio, che ha raccolto la richiesta di limitare l’accesso all’Isola che il presidente Musumeci avanzava già dalla fine del mese di febbraio. Il tema del ricongiungimento familiare per stato di necessità è già previsto in quel provvedimento e non necessita di alcuna autorizzazione nuova. Nelle prossime ore, valuteremo provvedimenti finalizzati a favorire il rientro dei fuorisede, che già oggi possono fare accesso nell’Isola, per come previsto dalla disciplina del ricongiungimento familiare. E’ facile dire facciamo entrare tutti, ma esistono ancora oggi regioni con contagi di molte migliaia di persone, quindi serve gradualità e prudenza».

Una siciliana fuori sede

I siciliani fuori sede però si sentono abbandonati. Come questa giovane insegnante messinese che lancia il suo appello chiedendo rispetto e comprensione.

«Sono un’insegnante siciliana che da settembre lavora al nord. Dall’entrata in vigore del DPCM che ha sancito le misure restrittive per tutta l’Italia, disponendo la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, ogni mattina con grande senso di dovere, svolgo il mio lavoro in modalità Smart Working. Attività che potrei benissimo svolgere dalla mia residenza andando a risparmiare sulle spese di vitto, alloggio e perfino di sussistenza personale che, come è facile immaginare, qui sono molto elevate.

«Rispettiamo le regole»

Tuttavia ci tengo a sottolineare che, vista la mia giovane età, non sono un’insegnante di ruolo e come me anche a tanti precari, chi a maggio e chi a giugno, scadrà il contratto. Cosa farà la Regione Sicilia nel momento in cui non avremo più un lavoro e dovremo continuare a stare qua pagando i costi elevati d’affitto, perché al sud non ci sarà consentito rientrare? Avrà ancora intenzione di ripudiare e di nutrire pregiudizi e perfino un senso di disprezzo verso tutti i lavoratori che dal nord rientrano al sud? Oppure tornerà a credere nei valori che da sempre contraddistinguono e accomunano la nostra terra, quali: la solidarietà, il calore umano e l’accoglienza verso chiunque fino ad oggi è giunto in Sicilia?

Ritengo che una categoria sociale di così ampio spessore come la nostra che ogni anno, spinta da un forte impegno e forza di volontà, sceglie di spostarsi al nord nella speranza di poter lavorare, sia da ammirare e che dunque meriti un po’ più di ascolto e comprensione e non di essere dimenticata da tutto e da tutti. A nome di tutti coloro che come me si trovano nella mia stessa situazione, chiedo che si possa intervenire e che ci venga data la possibilità di rientrare nella nostra residenza. Naturalmente nel rispetto della normativa vigente e di tutte le misure precauzionali da osservare e da adottare sempre nel rispetto della nostra comunità.

«Tornare è una valida motivazione»

Personalmente ritengo che quella di voler rientrare nella propria residenza sia una valida motivazione. Visto che il Ministro dell’Istruzione non ha ancora dato alcuna disposizione per la riapertura degli istituti scolastici. Questo per me significherebbe rimanere qui senza alcun motivo con le conseguenti spese elevate.

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3 commenti

  1. salve, mi sembra d’obbligo che chi un domani rientrerà in >Sicilia debba stare in “quarantena”. questo il mio pensiero e penso come quello di tanti altri SICILIANI.

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  2. Trovo vergognoso come noi siciliani siamo sempre lasciati a noi stessi e dimenticati dalle istituzione…..Come si fa lasciare fuori tutti quei siciliani che x motivo di lavoro e studio si è recato altrove? Da ricordare che chi è ancora fuori dalla propria regione ha rispettato le regole…..basta è ora di fare tornare i fuori sede…..Inoltre voglio anche aggiungere che x mettersi in viaggio bisogna fare la via crucis con costo economico esagerato.VERGOGNA

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  3. concetta gullotta 8 Maggio 2020 10:01

    gentile insegnante, comprendo il desiderio di voler tornare nella sua città ma mi domando come mai deve affrontare delle spese di affitto dal momento che sicuramente Lei avrà stipulato un regolare contratto di affitto fino alla conclusione dell’anno scolastico, Le rammento ,inoltre, che tornando dovrà rispettare le misure restrittive previste dal Dpcm e dalle ordinanze regionali e comunali:
    Concetta

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