La lettera di un parroco ai fedeli: "Rimbocchiamoci le maniche, senza ipocrisie ". Messaggio forte alla Chiesa locale

La lettera di un parroco ai fedeli: “Rimbocchiamoci le maniche, senza ipocrisie “. Messaggio forte alla Chiesa locale

padre Ettore Sentimentale

La lettera di un parroco ai fedeli: “Rimbocchiamoci le maniche, senza ipocrisie “. Messaggio forte alla Chiesa locale

giovedì 17 Maggio 2012 - 17:40

Padre Ettore Sentimentale, parroco di San Giacomo, nella lettera mensile inviata ai suoi fedeli si sofferma sulla gravissima crisi della città invitando non alla riflessione, ma a rimboccarci tutti le maniche senza ipocrisie e sopratutto senza più dar credito a quanti sono pronti a "riciclarsi" per restare "sull'albero del potere"

Carissimi amici, il momento che viviamo è caratterizzato da gravi episodi riconducibili a una diffusa irresponsabilità collettiva di fronte alle numerose morti causate dallo strangolamento dei debiti . Di questi decessi la stampa ne aggiorna l’elenco in tempo reale, in mezzo alla indifferenza strisciante. Molti però si chiedono: che cosa fare? Prima di tutto ci si deve indignare per come la dignità degli uomini viene calpestata e poi bisogna rimboccarsi le maniche – senza delegare i soliti inetti e incompetenti (ir)responsabili della cosa pubblica. E’ il momento di attuare strategie di intervento, per stimolare gli uomini di governo centrale e periferico a prendere provvedimenti.So che non c’è da stare molto allegri nel vedere una città inesorabilmente allo sbando e poi sentire discorsi che offendono addirittura la primordiale sensibilità della gente. La città affonda nel (dis)interesse e nel dissesto programmato e si sente parlare di rambla sul viale e di grattacieli…. Mi pare che sia un espediente per distrarre l’attenzione dai problemi reali. Secondo me, simili discorsi – senza entrare nel merito dell’aspetto tecnico dei manufatti – sono demagogia pura.La nostra gente – sapientemente narcotizzata da collaudati imbonitori– ha veramente bisogno di queste cose? Buona parte dei governanti non ha gli stessi interessi del popolo. Queste persone non vivono le situazioni incresciose di chi si trova con l’acqua alla gola.In questo contesto quello che fa più male è il silenzio, la mancanza di denuncia con le relative prese di posizione dei cristiani, in capite et membris (nel capo e nella membra). C’è stata qualche timida scaramuccia fra il potere politico e quello ecclesiastico, ma tutto si è sempre puntualmente risolto in “tarallucci e vino”. Da una parte si rimprovera alle istituzioni che devono fare il proprio dovere (soprattutto in ambito sociale), dall’altra si caldeggia la firma di convenzioni e contratti con gli enti “ufficialmente” impegnati a sostenere i più deboli. E chi non ha la fortuna di far parte né dei deboli riconosciuti tali, né delle strutture di servizio “partecipate” che fine farà? La nostra Chiesa locale necessita di massicce dosi di coraggio, di energia vitale, mentre trabocca di discorsi pastorali circa la vita buona secondo lo stile evangelico … .Quante e quali iniziative pastorali portate faticosamente avanti ma – ahimé! – tutte ostinatamente contrassegnate dalla episodicità? Rimanere fondati e fermi nella fede in Gesù Cristo richiede molta parresìa (libertà nel dire tutto), prima dentro la comunità ecclesiale e poi nel fluire ordinario della storia.Scrivo queste note all’indomani della tornata elettorale amministrativa e nel momento in cui tutti i politici addetti ai lavori hanno capito che qualcosa è cambiata. La protesta dei cittadini (da alcuni osservatori chiamata stupidamente “antipolitica”) ha mandato in aria schemi e alleanze di potere validi fino a ieri. .Sull’albero del potere si sono tranquillamente appollaiati tanti nostri bravi dirigenti, trasversalmente accomunati dall’essere tutti saltimbanchi (termine che oscilla fra “opportunisti” e “sauta fossi”) , sicuri di avere una posizione di predominio sull’intero popolo. Ognuno di questi soggetti rivendica una visibilità sempre più grande per evitare di confondersi con gli altri. Di colpo il ramo cede, non per il peso degli occupanti, bensì per l’improvviso raptus di follia di uno di loro. Nessuno da terra riesce più a vedere il suo volto, né lui è capace di incrociare lo sguardo dei suoi accoliti. Detto, fatto. Sega il ramo e in pochi secondi tutti piombano a terra, e mentre rovinano verso il basso, il protagonista di tale gesto insano – ricordando la storia biblica – grida: “Muoia Sansone con tutti i Filistei” (Gdc 16,30). Cari amici, dobbiamo stare molto attenti a non prestare il fianco ai tentativi di riciclaggio dei soliti mestatori, privi di anima e di coscienza. Noi, uomini liberi, non possiamo né dobbiamo svendere la nostra dignità ai “truffaldini autorizzati” o agli “ipocriti” osservanti della legge. Prendiamo le nostre responsabilità politiche, religiose e civili e con serena fiducia ri-costruiamo il tessuto vitale delle nostre comunità.Non rispondiamo con l’aggressione a coloro che ci aggrediscono tradendo le nostre attese e ripetono gli stessi errori. Per i cristiani questo è il momento propizio per condividere la battaglia di moltissime persone che vivono schiacciate dal peso dell’ingordigia di pochi. Auguri di ogni bene. p. Ettore

6 commenti

  1. indignato speciale 18 Maggio 2012 07:01

    Un vero e proprio pugno nello stomaco alla citta’ tutta, una scossa tellurica. Chiunque dovrebbe sentire, leggendo le parole di Padre Ettore, una voglia immensa di cambiamento, una spinta inesauribile verso il cambiamento. Ai nostri SAUTA FOSSA la recapiterei e li inviterei amleggerla e poi gli chiederei di guardarsi allo specchio e a leggersi nell’anima………ma forse sarebbe inutile nemmeno lo specchio vuole piu’ vederli e le loro anime le hanno gia’ vendute, per pochi miseri spiccioli…..

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  2. liliana parisi 18 Maggio 2012 12:49

    Dice il Vangelo:Sia il vostro parlare”Si,si;no,no”.Le parole del parroco sono chiare:la irresponsabilità degli amministratori è fuori discussione,ma non basta la denuncia:occorre l’impegno personale di ogni cittadino per migliorare la situazione, ciascuno per quanto è di sua competenza.L’inerzia altrui non giustifica la nostra!

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  3. MONSIGNORE,mentre noi ci rimbocchiamo le maniche,i” canguri”,cioe’ i sautini finiscono di spogliare la città togliendo finalmente le mutande,oramai quelle sono rimaste.Invece cacciamoli subito a calci e la città rinascera’ col buddace,protagonista…

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  4. Tommaso Barone 18 Maggio 2012 22:59

    Se una persona come Padre Ettore,conosciuto per la sua mitezza sente la necessità di soffermarsi sulla grave crisi in cui versa la nostra città,significa che la tensione sociale si avverte anche nella vita delle Parrocchie e sta attraversando la sicurezza relativa che tante volte può dare la presenza della chiesa.E proprio vero, è tempo di rimboccarsi le maniche ma soprattutto per spronare e responsabilizzare i detentori della cosa pubblica e i governanti della città di Messina ad attuare strategie di intervento senza demagogie e dialogando con la città.A questa responsabilità vengono chiamati sia il consiglio comunale che quello della provincia Regionale soprattutto nelle singole componenti ,spesso impegnati a piccole diatribe di bottega che ai reali impegni a cui la città li ha chiamati eleggendoli.Ma c”è da dire che anche la Chiesa Messinese soffre di mancanza di coraggio nell”affrontare problematiche sociali e spesso il silenzio accompagna le scelte disastrose operate dai nostri governanti; un silenzio assordante ma che non mitiga la responsabilità di tanti pseudo politici opportunisti che hanno reso questa città incapace di riconoscere la propria identità storica e politica.Bene fà Padre Ettore a spronare i cittadini al rispetto della propria dignità di persone e di cristiani impegnati sia nella vita ecclesiale che in quella di abitanti di una città come Messina avvilita dal disordine e dall”incuria,attanagliata dall”interesse di pochi che riescono a governare forti dello stato di necessità della popolazione.Attenti però,cari governanti della città,il rischio è che la corda troppo tesa rischia di rompersi,e importanti segnali vengono già dalla recente tornata elettorale. Saprete leggere tra le righe?

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  5. Tommaso Barone 18 Maggio 2012 23:29

    Se una persona come Padre Ettore conosciuto per la sua mitezza d”animo si sofferma sulla grave crisi in cui versa la nostra città,significa che la tensione sociale si avverte anche nella vita delle Parrocchie e tra attraversando la sicurezza relativa che tante volte può dare la presenza della Chiesa. E vero,è tempo di rimboccarsi le maniche ma soprattutto per spronare e responsabilizzare i detentori della cosa pubblica e i governanti della città di Messina ad attuare strategie d”intervento senza demagogie e dialogando con la città. A questa responsabilità vengono chiamati sia il consiglio comunale che quello della provincia Regionale soprattutto ne avvilita dal disordina e dALL2lle singole componenti spesso impegnati in piccole diatribe di bottega che ai reali compiti a cui la città li ha disegnati eleggendoli. Ma c”è da dire che anche la Chiesa Messinese soffre di mancanza di coraggio nell”affrontare problematiche sociali, espesso il silenzio accompagna le scelte disastrose operate dai nostri governanti;un silenzio assordante ma che non mitiga la responsabilità di tanti pseudo politici opportunisti che hanno reso questa città incapace di riconoscere la proria identità storica e politica. Bene fà Padre Ettore a spronare i cittadini al rispetto della propria dignità di persone e di cristiani impegnati sia nella vita ecclesiale che in quella di abitanti di una città come Messina avvilita dal disordine e dall”incuria,attanagliata dall”interesse di pochi che riescono a governare forti dello stato di necessità di un popolo. Attenti però,cari governanti della città,il rischio è che la corda troppo tesa rischia di rompersi e importanti segnali vengono già delle recenti tornate elettorali. Saprete leggere tra le righe?

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  6. “Il vostro parlare sia Si , Si e No , No” Già… E questo è il parlare di P. Ettore.E’ giusto gridare quel Si, è necessario dire SI alla legalità, al rispetto della dignità di ogni uomo in qualsiasi condizione viva! Ma gridiamo anche forte il NO come coraggiosamente fa P. Ettore!Gridiamo No, senza paura, cittadini messinesi! No alle concussioni, no al silenzio dellla Chiesa , delle istituzioni…No al silenzio di quei miei concittadini che fanno finta di non vedere, di non sentire… e non parlano! E’ sicuramente faticoso dire Si ed anche dire No, è sempre faticoso chiamare le “cose” con il proprio nome! Coraggio, dunque, messinesi! Rimbocchiamoci le maniche! Grazie P. Ettore per il tuo coraggio e per la tua autenticità e piena adesione a ciò che sei!

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