2010 da incubo per il sistema penitenziario siciliano: tra sovraffollamento di detenuti e carenze di organico

2010 da incubo per il sistema penitenziario siciliano: tra sovraffollamento di detenuti e carenze di organico

2010 da incubo per il sistema penitenziario siciliano: tra sovraffollamento di detenuti e carenze di organico

sabato 08 Gennaio 2011 - 09:27

Nelle prossime settimane nuove riunioni sindacali per stabilire le forme di protesta da mettere in atto il prima possibile, ma stavolta in modo compatto. Ad aderire allo sciopero bianco iniziato lo scorso 23 dicembre al carcere di Gazzi, solo il 50% del personale

Dallo scorso 23 dicembre all’interno della Casa Circondariale di Gazzi circa il 50% delle unità del corpo di polizia penitenziaria, hanno dato il via ad uno sciopero bianco per protestare contro il sotto dimensionamento di organico della struttura. Una protesta che consiste nella ferrea applicazione del regolamento carcerario e che, nel caso di adesione compatta da parte del personale, potrebbe effettivamente mettere in ginocchio l’intera sistema penitenziario. Per avere un’idea riportiamo alcuni esempi pratici: le principali difficoltà potrebbero essere riscontrate nelle aule di giustizia o nel caso di uscita di un detenuto (ad esempio trasferimento in altra sede). Secondo i vigenti regolamenti, infatti, è previsto un certo numero di uomini in base alla tipologia del detenuto, ad esempio la regola del 2+1: se si devono cioè trasportare 4 detenuti presso il tribunale servirebbero almeno dieci uomini di scorta. Per cui se gli uomini di scorta sono ad esempio solo 5 (come accade attualmente) significa che il trasporto avverrà in due viaggi, quindi con conseguente ritardo per l’inizio delle varie udienze. Disagi potrebbero verificarsi anche in sede di colloqui tra detenuti e familiari: anche in questa circostanza, infatti, se non vi sarà il giusto numero di personale – ci spiega ancora il sindacalista – non si potrà lavorare inserendo contemporaneamente i detenuti in 4 sale diverse, ma si lavorerà solo in due, non effettuando quindi 26/28 colloqui – come attualmente si verifica – ma non più di 16. I servizi, come si può ben capire, verrebbero comunque garantiti ma mantenendo i massimi livelli di sicurezza e non quelli minimi.

Il problema di carenza di organico non è certo prerogativa esclusiva del carcere messinese, avendo piuttosto assunto uno -status- di normalità in tutto il sistema penitenziario siciliano. Lo stesso dicasi sul versante opposto, quello cioè del sovraffollamento di detenuti. Pessimo sotto tutti i punti di vista, insomma, il bilancio di fine anno presentato dal segretario generale della UilPa Eugenio Sarno: «Al 31 dicembre scorso nelle carceri siciliane erano presenti 7.782 detenuti (7.597 uomini, 205 donne), ben 2.392 in piu’ rispetto alla capacita’ ricettiva massima, con una media dell’indice di sovraffollamento attestata al 44,7%. Il carcere di Piazza Armerina (151,1%) e’ la struttura piu’ affollata della regione (la terza in ordine nazionale); seguono Castelvetrano (108,5%) e Termini Imerese (102,7%)».

Una condizione di evidente invivibilità che finisce con l’incidere anche sul sistema nervoso degli stessi detenuti, così come testimoniano le cifre riguardanti suicidi e tentati suicidi: quest’ultimi sono stati 124 (21 i detenuti salvati in extremis dalla polizia penitenziaria). Gli atti di autolesionismo assommano a 549 (1 nel solo Ucciardone). I detenuti che hanno fatto ricorso, in segno di protesta, a scioperi della fame sono risultati essere 869. Gli atti di aggressione ai danni di poliziotti penitenziari sono stati in totale 36 (8 al Pagliarelli; 4 all’Ucciardone e Barcellona Pozzo di Gotto; 3 a Messina; 2 a Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani; 1 a Agrigento, Augusta, Castelvetrano, Catania Bicocca, Favignana, Giarre, Modica, San Cataldo e Sciacca).

«Il futuro preoccupa, e non poco – afferma il sindacalista – Abbiamo ripetutamente denunciato la grave situazione che si abbatte sulle incolpevoli spalle della polizia penitenziaria. Oramai, stante la carenza di personale, e’ accertata l’impossibilita’ di godere dei diritti soggettivi e di lavorare in condizioni dignitose e sicure e con turni compatibili. E’ chiaro che di fronte a questa triste realta’ non ci resta altro che la strada della mobilitazione e della protesta. Il personale e’ stanco e sfiduciato, allo stremo psico-fisico. Nelle sezioni detentive il rapporto e’ un agente contro un centinaio di detenuti. Le traduzioni sono sistematicamente effettuate con scorte sottodimensionate. Questo in terra di mafia non conforta e non aiuta».

Nelle prossime settimane, come ci conferma anche il segretario provinciale del Sappe Giuseppe Conte, sono previste nuove riunioni inter-sindacali per stabilire, stavolta in modo effettivamente compatto, le proteste da mettere in atto. Rimandato il sit-in di fronte il Palazzo del Governo di giorno 10 gennaio per l’assenza del prefetto Alecci. L’obiettivo rimane quello di ottenere l’invio di nuove unità che, come promesso nel lontano 2008 dal Ministro Angelino Alfano, erano state destinate al carcere di Gazzi, ma di cui però non si ha più traccia. «Finora siamo stati ascoltati poco, ma siamo pronti a tutto, se necessario ci incateneremo sotto la sede del Ministero di Grazia e Giustizia».

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