Un'altra azienda chiude a Messina. La Comifar annuncia la messa in mobilità dei dipendenti

Un’altra azienda chiude a Messina. La Comifar annuncia la messa in mobilità dei dipendenti

Un’altra azienda chiude a Messina. La Comifar annuncia la messa in mobilità dei dipendenti

mercoledì 21 Maggio 2008 - 11:41

Altri messinesi rimarranno senza il proprio lavoro. Infatti, la Comifar, multinazionale che opera nel settore della distribuzione farmaceutica, ha annunciato la chiusura della sede di Messina e la conseguente messa in mobilità delle 29 unità di personale attualmente in forza. -Un ennesimo caso di pirateria aziendale in riva allo Stretto- commenta il segretario generale della Filcams Cgil di Messina, Pippo Silvestro-. La Comifar ha acquistato la sede messinese con le relative quote di mercato e adesso, dopo 4 anni durante i quali non ha fatto alcun investimento o sforzo per rafforzare la propria posizione, chiude la sede di Messina e trasferisce tutto il lavoro tra Lamezia Terme e Catania, licenziando il personale a Messina-.

Nel 2003 la Comifar, tra i primi gruppi in Italia e in Europa nel settore della distribuzione farmaci, aveva rilevato il centro distribuzione e l’intera attività dai fratelli Cuzzocrea. -Col passaggio ad una multinazionale di quel calibro avevamo creduto a prospettive rosee, che ci sarebbero stati investimenti e quindi che l’azienda si sarebbe allargata e rafforzata. In quest’ottica di sviluppo, la Filcams ha condiviso strategie di lavoro che hanno impegnato e chiesto sacrifici ai dipendenti mentre l’azienda rimaneva latitante e non investiva sui fattori esterni e commerciali-, commenta Silvestro.

-Oggi è quindi legittima e comprensibile la duplice rabbia e amarezza dei lavoratori che dopo avere accettato impegni straordinari vengono liquidati su due piedi, in un contesto nel quale trovare sbocchi occupazionali è quasi impossibile. Chiediamo quindi l’intervento delle istituzioni e dei rappresentanti della nostra comunità affinché intervengano e scongiurino questo ennesimo atto di pirateria sul nostro territorio che sta veramente rischiando la desertificazione economica e sociale-, conclude Silvestro.

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