Atm. Conte torna alla carica: «Adesso mi chiedono una gestione imprenditoriale, ma sino ad oggi abbiamo funzionato da ammortizzatore sociale»

Atm. Conte torna alla carica: «Adesso mi chiedono una gestione imprenditoriale, ma sino ad oggi abbiamo funzionato da ammortizzatore sociale»

Atm. Conte torna alla carica: «Adesso mi chiedono una gestione imprenditoriale, ma sino ad oggi abbiamo funzionato da ammortizzatore sociale»

venerdì 11 Giugno 2010 - 22:35

Il direttore generale attacca il Comune su più fronti: l'assenza del contratto di servizio; i crediti mai resi; le assunzioni imposte; la crescente riduzione delle somme stanziate in bilancio; la proprietà dell’immobile di via La Farina; la mancata copertura del leasing di 25 autobus. Ed auspica l’intervento della magistratura

A capo della direzione generale dell’Atm da ben 13 anni, Claudio Conte non aveva mai parlato tanto quanto in questi ultimi giorni. A distanza di pochissimo tempo dalle sue ultime, pesantissime, dichiarazioni al nostro giornale(vedi articolo correlato) – che per sua stessa ammissione gli sono costate decine di chiamate ‘turbolente’ – il direttore generale ha deciso di tornare alla carica. Per ribadire ed approfondire quanto già affermato, ma anche mettendo nuova carne al fuoco, con tanto arrosto e poco fumo.

Conte, ‘rinchiuso’ nella sua stanza, nei quartieri generali di via La Farina, analizza le cause che hanno generato la situazione debitoria odierna dell’Atm ed individua tre motivazioni principali: innanzitutto la logica di contrapposizione tra l’ente proprietario e socio unico Comune e l’azienda di trasporto pubblico, che ha, di fatto, impedito di reclamare quanto dovuto; in secondo luogo gli aspetti economici legati all’attivazione del tram; ed infine «la modalità di acquisizione del personale». Prima di iniziare la lunga e dettagliata disamina delle tre concause che rischiano di affossare l’Atm – anche se Conte crede possibile il rilancio dell’azienda attraverso il piano di risanamento recentemente presentato dal Commissario straordinario Cristofaro La Corte all’amministrazione comunale ed ai sindacati (visionabile cliccando su Download) – con un impeto d’orgoglio il direttore generale, contro cui oggi molti ‘puntano i fucili’ puntualizza: « Sono qui perché ho vinto un regolare concorso pubblico e il mio Curriculum Vitae, di cui vado fiero, parla da solo». Fatta questa piccola precisazione , Conte -che ci riceve ‘in incognita’ – inizia a fornire tutta una serie di informazioni utili a ricostruire l’attuale situazione debitoria dell’azienda e lo fa quasi come fosse una deposizione spontanea resa dinnanzi a un giudice. Sensazione che trova conferma in una frase pronunciata, qualche minuto più tardi,dallo stesso Conte, quasi ‘ansioso’ di essere ascoltato dalla magistratura su quanto dice di essere pronto a rivelare.

Tra le cause del depauperamento economico dell’Atm, come detto, vi è il rapporto perverso instauratosi tra Comune e Azienda trasporti, che Conte spiega evidenziando quattro anomalie fondamentali, legate: alla mancata riscossione dei crediti a partire dal 2003; all’assenza del contratto di servizio che definisca in maniera chiara ed inequivocabile il ruolo spettante a Comune ed Atm; ad un piano tariffario (quello precedente) inadeguato; alla mancata copertura finanziaria per il leasing di 25 autobus; ed al nodo riguardante la proprietà dell’immobile di via La Farina, sede dell’Atm.

A proposito dei debiti, Conte precisa: «L’Atm vanta crediti dal Comune pari a 37 milioni di euro, vale a dire una somma equivalente ai nostri debiti, eppure – aggiunge – si parla sempre dei nostri debiti e mai dei nostri crediti. Ci siamo ridotti a reclamare 37 milioni di euro perché prima non si è provveduto ad incassarli». E qui torna il concetto della “logica perversa di contrapposizione”: «Può – si domanda in maniera retorica – un Cda di nomina politica pretendere la liquidità dovuta quando quella stessa politica che li ha fortemente voluti non vuole riconoscergliela»?

«I debiti – chiarisce Conte – hanno cominciato ad accumularsi a partire dal 2003, quando – nonostante l’approvazione del bilancio presentato dall’Atm – non c’è stato il trasferimento delle somme specificate in quell’atto contabile, seppur formalmente riconosciute. Oggi – sostiene Conte – tutti chiedono chiarezza, ma perché nel ’97, quando ho vinto il concorso ed abbiamo redatto la prima bozza del contratto di servizio, non si mosse nulla, nonostante il consulente dell’Atm fosse Filippo Ribaudo, allora segretario generale del Comune? Il Contratto di servizio, previsto per legge, è stato il mio primo obiettivo sin dal mio insediamento e continua ad esserlo, anche oggi: ho reiteratamente inviato al Comune bozze di contratto di servizio ma non è mai stato approvato. L’ultima bozza l’ho inviata nel febbraio del 2009 insieme alle Linee guida del Piano di impresa per il quinquennio 2009-2013 in collaborazione con il CIRT dell’Università di Genova. E’ ovvio che in mancanza di un contratto di servizio regna l’anarchia ed è per questo che oggi ci troviamo di fronte alla totale ingestibilità dell’azienda, essendo impossibile qualsiasi pianificazione o programmazione. In questi anni si è andati avanti accumulando una serie infinita di debiti, ma voglio si sappia che questi debiti sono frutto di crediti non riscossi ed anche di politiche sbagliate». Conte fa riferimento, in particolare, all’ex piano tariffario (precedente a quello recentemente imposto dalla Regione) approvato dal Comune «che sino all’altro ieri fissava il costo del biglietto di corsa semplice a 50 centesimi, costringendo letteralmente l’Atm alla fame. Mi chiedo – continua provocatoriamente Conte – se con quel piano non sarebbe stato più incentivante per lo sviluppo del tessuto economico e sociale del territorio garantire il servizio di trasporto gratuitamente, seguendo l’esempio di Verbania, eletta da -Il Sole 24 Ore- la prima città per qualità della vita».

Il direttore generale dell’Atm sottolinea, inoltre, come i crescenti debiti abbiano generato una spirale, creandone sempre di nuovi: «Abbiamo contenziosi aperti con tutti i nostri fornitori – ha dichiarato – ed oltre agli interessi, alla rivalutazione monetaria, alle spese legali, si sono inevitabilmente generate somme esorbitanti per interessi passivi dovuti alla costante esposizione debitoria dell’Atm nei confronti della tesoreria di Bnl».

Ma ciò che fa più rabbia a Conte è che questo continuo indebitamento – lo dice chiaramente – si sarebbe potuto evitare se il Comune avesse ‘accudito’ l’Atm come qualsiasi mamma degna di questo nome fa con la propria figlia e nel caso specifico: trasferendole, nel 2003, le somme che l’ente stesso aveva le aveva riconosciuto; consegnandole una dote, il piano tariffario, in grado di sostenerla e non capace solo di umiliarla economicamente; e magari regalandole quello che ogni figlio vorrebbe: una casa in cui abitare. «E quella casa – fa rilevare Conte – l’Atm ce l’ ha, ma è intesta alla mamma (il Comune), pur essendo la figlia (l’Atm) a pagare le rate del mutuo. La sede – ci spiega Conte – è costruita su terreno comunale, ma il mutuo alla Cassa depositi e prestiti lo paga, da ben 9 anni, l’Atm, che sino ad oggi ha versato 6 milioni di euro ed altri 4 milioni gliene rimangono da pagare. Secondo le regole di buona amministrazione – prosegue Conte – il Comune dovrebbe versare all’Atm i 6 milioni già pagati. Se ne deduce – conclude – che questi 6 milioni mai corrisposti costituiscono per l’Atm un gravissimo ammanco, senza dire ancora dell’ormai famoso leasing dei 25 nuovi autobus, per i quali nel luglio 2007 l’Atm avrebbe avuto garanzia di copertura economica con una delibera di giunta municipale, per il costo complessivo di 4,5 milioni di euro».

Terminata la lunga analisi di quella che secondo il manager dell’Atm è la prima causa che ha portato al dissesto finanziario dell’azienda di via La Farina, Conte passa al secondo, e non meno trascurabile, punto: la realizzazione della linea tranviaria.

«Il 3 aprile del 2003 rappresenta una data fatidica, non solo perché – scherza Conte – è il mio compleanno, ma anche perché quel giorno è stato attivato il tram, per il cui funzionamento senza falsa modestia, mi prendo qualche merito, considerando che si tratta di una efficace modalità di trasporto. Nulla da dire sulla utilità evidente del servizio. Tutto da ridire, invece, sul sistema di affidamento poiché quando l’Atm ha accettato di esercire non poteva immaginare che: solo nel dicembre 2008 la Regione Siciliana avrebbe intempestivamente riconosciuto un contributo (e non la copertura totale) pari a 5 volte quanto riconosciuto per il gommato, vale a dire 4.40 euro/Km a fronte di 0,90 centesimi /km ; ancora, che il disposto regionale intervenisse soltanto una volta avviati i lavori della tranvia di Palermo. Ma questa – sottolinea sarcasticamente Conte – è solo una coincidenza; e, infine, che la materiale corresponsione di tale contributo intervenisse soltanto nei primi 6 mesi di quest’anno. Soltanto l’8 giugno 2010, infatti Bnl (Tesoriere dell’azienda), dopo 7 anni, si è vista accreditare in favore di Atm il solo contributo in conto anno 2010». Il direttore generale si premura, però, a rimarcare i solerti ed incisivi interventi del sindaco Buzzanca e del Commissario la Corte, «grazie ai quali la Regione ha finalmente manifestato la propria determinazione a voler riconoscere anche i contributi pregressi a partire dal 3 aprile 2003. Da Palermo è arrivata la conferma che verrà redatto disegno di legge apposito».

«Tuttavia, morale della favola di questa vicenda – secondo Conte – è che solo in conto Regione, a tutto il 31/12/2009, mancano dalle casse dell’azienda contributi per euro 11,5 milioni e in questa situazione, come previsto dalla legge, ed in assenza di un contratto di servizio – prosegue Conte – l’Atm si sarebbe aspettata il sostegno economico della mamma, il Comune. Invece a fronte dei trasferimenti del 2003 pari a circa 13 milioni di euro a tutto il 31/12/2008, le somme stanziate sempre dal comune di Messina sono progressivamente calate a 10, 8 milioni di euro, con un potere d’acquisto che nel frattempo è inevitabilmente diminuito».

Dopo l’ultima stoccata al Comune – che colpisce anche l’attuale amministrazione comunale, la quale alla pari delle precedenti non ha mai stanziato in bilancio somme superiori ai 10 milioni di euro – Conte affronta l’ultima delicatissima questione, relativa alla «modalità di assunzione del personale».

«A partire dal 2004 e sino al 2007 – afferma – si è registrato l’ingresso in azienda di: 133 ausiliari del traffico ( a tempo determinato, corrispondente alla durata della ZTL) – così come previsto da una delibera di indirizzo approvata dal Consiglio comunale; 94 contrattisti quinquennali, cioè ex Lsu; e 70 ex inidonei definitivi alle proprie mansioni riqualificati in un nuovo parametro compatibile con la loro inidoneità, come espressamente stabilito da una delibera approvata dall’Atm ai tempi della terna commissariale composta da Grasso, Chiofalo, Calabrò».

«Fermo restando che si tratta di lavoratori tutti che guadagnano onestamente il loro stipendio – ad eccezione di pochi casi che negli anni ho personalmente segnalato presso le autorità competenti – mi piacerebbe entrare nel merito della valutazione di queste tre operazioni dal punto di vista di un normale imprenditore che abbia intenzione di assumere, ma mi limito a dire che oggi si richiede all’Atm una gestione economico- imprenditoriale anziché da ammortizzatore sociale. Ebbene – continua Conte – ho sempre raccolto le sfide, a partire da quando mi è stata richiesta la attivazione del tram, ma mi sembra che un imprenditore abbia i propri margini di discrezionalità nelle assunzioni dei propri collaboratori. Il risultato è che oggi mi ritrovo, e non certo per mia scelta, con svariate centinaia di persone che mi vedo inquadrate nei settori aziendali più disparati, quando invece l’ATM registra carenze di personale nel core business. Infatti in Atm c’è una carenza evidente di: conducenti di linea; operatori informatici ; ed amministrativi. E tralascio il fatto che qualche irresponsabile, dandone perfino notizia agli organi di informazione, ha quantificato questi ultimi in 80 quando in realtà essi sono soltanto 32 su 656 dipendenti e si tratta per lo più di più anziani prossimi al pensionamento, quindi del tutto insufficienti per assicurare la corretta gestione dei vari settori operativi dell’azienda, alcuni ormai ingestibili e con disfunzioni gravissime».

Il quadro appena descritto da Conte ha contorni inquietanti, sui quali la politica ma anche i sindacati dovrebbero riflettere ed interrogarsi. Nonostante, però, la profonda crisi attraversata dall’Atm lungo questi dieci anni ed il dissesto finanziario ormai conclamato, Conte crede ancora in una via di salvezza, rappresentata dal Piano di risanamento proposto dal commissario La Corte.

Danila La Torre

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED